Indagini, decreti, trame occulte: ma dove sono i fondi pensione?

Dall’indagine su Sandro Gozi e Catia Tomasetti, al decreto salvabanche e una proroga del blocco di appena 30 giorni. Ma nessuno parla della violazione del diritto di proprietà, dal momento che i cittadini non possono disporre dei propri soldi

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San Marino. Un vero guazzabuglio medievale. L’indagine su Sandro Gozi e Catia Tomasetti, che sembrava solo una storia locale, si è rivelata invece un vero e proprio intrigo internazionale, con tanto di trame segrete, intrecci diplomatici ad alto livello; Malta, il Vaticano, la Russia, l’Europa; e poi i giudici, il governo, i giornali, le alcove, le banche, le smentite e le contro smentite! Altro che “caso Scaramella”! Almeno quella volta là non c’era il problema delle banche, della liquidità e dei fondi pensione.

Ma perché un tale polverone? Perché il giudice Buriani firma un’indagine su due personaggi così importanti per una presunta consulenza fantasma? La domanda è legittima in quanto non risulta che sia stata aperta alcuna indagine sulle consulenze a nome di Grais, Savorelli e Siotto, i quali con i loro incarichi fasulli hanno spolpato la Fondazione di Banca Centrale, tanto che è stata messa in liquidazione. Non si ricordano indagini neppure su alcune discutibili consulenze di Carisp. Inoltre, stando ad una lettera pubblica dello stesso Gozi, il rapporto di consulenza sarebbe dimostrato da ben 2800 mail. Vuoi che non se sapessero nulla in tribunale?

Le fonti riferiscono anche che l’indagine sarebbe conseguente ad una lettera anonima. Incredibile! Vuol dire che se con una semplice lettera tutti possono essere indagati, non ci sarebbe bisogno neanche della polizia giudiziaria.

E allora ritorniamo all’interrogativo supremo: perché è successo tutto questo, visto che i problemi veri sono quelli delle banche, della liquidità e dei fondi pensione?

C’è un comunicato della maggioranza uscito mezz’ora dopo l’annuncio delle indagini su Gozi e Tomasetti. Le nostre nonne dicevano: la gallina che canta ha fatto l’uovo!

È passato il decreto salva-banche. O “salva-CIS” come l’hanno ribattezzato le opposizioni. È stato un parto difficile perché il testo originario, contestatissimo da tutti, ha ottenuto più emendamenti di una finanziaria, per discutere i quali ci sarebbe voluta una settimana. Ma il governo non aveva una settimana di tempo: il 22 aprile sarebbero scaduti i termini per il blocco dei pagamenti in banca CIS, dopo di che sarebbe scattata la liquidazione coatta. Si è quindi optato per il male minore: votare il decreto con l’impegno del governo di andare a ridiscutere il tutto, cominciando subito dopo Pasqua e accogliendo anche qualche proposta dell’opposizione che vuole una stretta sui responsabili dei dissesti. Sono loro che devono pagare, anche con i loro patrimoni! Speriamo che non si avveri il vecchio adagio: passata la festa, gabbatu lu santo.

L’accordo consente anche di procedere alla proroga del blocco, che però non sarà di 90 giorni come tutti avevano anticipato. Banca Centrale ne concede solo 30. Il 22 maggio ci risiamo. Un’altra spada di Damocle sulla testa di tutti.

In tutto ciò, però, non si è sentita alcuna riflessione sulla violazione della proprietà privata: la proprietà dei cittadini che hanno messo i loro averi in banca e non possono più disporne. È successo per Banca del Titano, dove i correntisti non hanno avuto più nulla. È successo per Asset Banca, dove solo i piccoli risparmiatori hanno ricevuto i loro soldi, non senza un lungo calvario. Molti altri li devono ancora avere. E adesso tocca ai correntisti di banca CIS: tutti i loro diritti violati. Chi li ripagherà del danno e dei disagi subiti? E chi ripagherà i fondi pensione, che non si sa dove siano andati a finire? Di certo non lo Stato, che non ha liquidità.

I fondi pensione non sono di proprietà solo dei pensionati che li hanno versati, ma di tutti i cittadini. Soprattutto quelli che verranno.

a.ve.

 

 

 

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