“21 Retrospective” un mese dopo

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Esporre significa far dialogare. A un mese di distanza dalla chiusura della retrospettiva “21 retrospective ciaccaezetacetai+neosim (crisless) che ha accolto giudizi e presenze positive, possiamo affermare, che l’intento di comunicare l’arte è stato raggiunto. L’esposizione ha accolto l’antologica di Alberto Chezzi, in arte Ciaccazetazetai, accompagnato in questo viaggio da una selezione di artisti provenienti da diverse regioni italiane. Differenti i percorsi e l’espressività racchiuse. Metodi e visioni.

Le singole opere d’arte sono punti di snodo dove geografia, storia invenzioni e tecniche; tradizioni culturali e forma s’incrociano visibilmente. Si dice che si espone per scompigliare le cose per comprenderle meglio per far vedere ciò che altrimenti si ignorerebbe. Tale responsabilità ce l’hanno chi sceglie chi e cosa mostrare. Tracciano un percorso di senso cercando le ragioni, le fonti del linguaggio, del perché l’artista crea quell’opera e nessun altra e può stare, dove deve stare.

Per l’allestitore si è aperta una nuova fase. In precedenza si sceglieva per accumulo, un insieme di opere concentrate in un luogo secondo il principio della raccolta. Oggi siamo invasi da sollecitazioni visive, d’immagini e di proposte più o meno valide all’interno o al di fuori delle quali ci si deve destreggiare. Togliere, sostituire, scegliere. Con un unico obiettivo, rendere visibile non solo l’opera ma il valore che rappresenta. E cosa più importante la capacità, se ce l’ha, di poter stare in compagnia di altri. E’ finito il tempo dice Manolo di Giorgi, con ragione, che c’è posto per tutti.

Nello spazio espositivo del Palazzo SUMS a San Marino Alberto Chezzi ha adottato i dodici artisti del Neosimbolismo come un mecenate rinascimentale e li ha fatti dialogare sotto le ali della sua ultima opera che ha catalizzato fortemente i media per la sia forte componente comunicativa e spirituale. “È credenza comune che ognuno di noi sia sorvegliato da un Angelo Custode […] Chezzi ci rende consapevoli che anche noi, a nostra volta, siamo Angeli Custodi di qualcun altro”. Questo il tema universale che coniuga la “presenza-essenza” artistica dell’evento. Che ha, per converso un unico denominatore capace di contenere il tutto: la spasmodica ricerca di un incontro che l’arte esplicita quando si fa.

L’ultima opera di Chezzi (Angel) quindi, apre un nuovo percorso, fedele al tempo contemporaneo vicino ai social (del Selfie imperante) gesto irriverente di comunicazione che rasenta l’egocentrismo comunicativo del rappresentare l’arte. Un’azione personale e per questo comprensibilissima: Essere Angeli per se stessi e custodi di responsabilità per gli altri. Grazie al contenuto spirituale, gratuito che contiene e mantiene grazie alle Ali protettive del sacro.

Flora Tumminello

 

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