Undertaker, la fine di un mito

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La magia di Wrestlemania è unica perché gli americani amano fare le cose in grande e, con ogni edizione, registra in media dai 75mila ai 101mila spettatori provenienti da più di 62 nazioni diverse dal globo, come accaduto l’anno scorso all’AT&T Stadium di Dallas dove si è registrato il record di affluenza con 101.763 presenze. I wrestler, negli ultimi anni, hanno reso grande la federazione con sede principale a Stamford in Connecticut; non si possono non citare in primis Hulk Hogan, “Macho Man” Randy Savage, The Ultimate Warrior, Bret Hart, Shawn Michaels e in epoca moderna The Rock e “Stone Cold” Steve Austin e così via, ma una delle figure più misteriose e leggendarie è sicuramente The Undertaker (vero nome Mark Calaway). Dopo una carriera durata quasi tre decadi, si è ritirata una delle figure simbolo della federazione. “Deadman”, “Phenom”, “Becchino” sono soprannomi che The Undertaker si è costruito nella sua lunghissima carriera. Il suo personaggio, “Gimmick” è il termine tecnico, si basava sul tema dell’horror, un non-morto che attraverso poteri soprannaturali riusciva a terrorizzare tutti i suoi avversari. Debutta nel 1990 in uno dei “big four” Survivor Series. Negli ultimi anni del suo percorso in WWE, Taker viene associato a Wrestlemania grazie alla striscia d’imbattibilità, “Streak” in inglese, che è stata però sconvolta nell’anniversario della trentesima edizione dello show più importante dell’anno quando Brock Lesnar è stato il primo a battere il “Phenom” dopo 21 vittorie consecutive. Quasi tutti pensavano che per l’Undertaker fosse giunta l’ora di appendere gli stivali al chiodo, ma il “deadman” sorprese tutti tornando anche a Wrestlemania 31,32 (vincendo in entrambi i casi) e alla recentissima 33. L’ultima rivalità che coinvolge il lottatore è quella con Roman Reigns che lo “costringerà” al ritiro.

Eros Gobbi, giocatore della Juvenes/Dogana e grande appassionato di wrestling, ci vuole parlare del suo amore verso questa disciplina oltre a commentare il ritiro di Undertaker.

Eros, innanzitutto quali sono i tuoi wrestler preferiti al momento?

“Di quelli ancora in attività, Brock Lesnar (mio preferito da sempre),

Randy Orton e Cesaro. Ogni amante del wrestling poi non può non amare AJ Styles, Finn Bàlor e Shinsuke Nakamura.”

Anche quest’anno hai avuto l’opportunità di seguire in Pay-per-view Wrestlemania?

“Si, come ogni anno, il giorno dopo Wrestlemania, mi vedo con i miei amici per vedere il PPV tutti insieme e così è stato anche quest’anno.”

Tutto il mondo ne sta parlando; l’Undertaker ha messo la parola fine alla sua carriera quasi trentennale, era arrivato secondo te il momento di appendere gli stivali al chiodo?

“Sinceramente me lo aspettavo, se ne era parlato e quando ho visto che  Reigns-Taker sarebbe stato il Main Event non ho avuto più dubbi: il becchino si sarebbe ritirato a fine match e, visto che è un wrestler appartenente alla Vecchia Scuola, sarebbe stato sconfitto per dare merito al vincitore. L’effetto sorpresa per quanto mi riguarda non c’è stato, ma l’emozione e la commozione di aver visto il suo ultimo match (probabilmente e, visto le sue condizioni, lo spero) e la scena finale non me la toglie nessuno. Personalmente posso dire che l’ultimo match godibile a livello di lottato che ricordi di Taker fosse quello di Wrestlemania 29 contro CM Punk, quindi credo che sia andato ben oltre il suo limite fisico.”

Come hai scoperto il “Phenom”? E cosa ha rappresentato per te nella tua storia da fan di wrestling?

“Quando ho scoperto The Undertaker nei primi anni 2000 avevo 14 anni e, come la maggior parte del pubblico italiano, è stato guardando Smackdown che era trasmesso in chiaro su Italia 1, non c’erano DVD ancora e internet non era disponibile come lo è oggi. Il suo personaggio è sempre stato trattato come un non-umano, un Deadman appunto, e quindi questo alone di misteriosità che lo ha contraddistinto lo ha sempre innalzato sopra i wrestler “normali”. Di quel periodo ricordo bene le sue faide contro JBL, Booker T e Randy Orton. Quindi direi che sì, ha segnato dei momenti importanti nella mia storia da fan di wrestling, come è innegabile che la abbia segnata nella storia di qualsiasi fan.”

Pensi che con il ritiro dell’Undertaker sia morta, sportivamente parlando, una parte di Wrestlemania?

“Ecco come la vedo io: la streak a Wrestlemania di The Undertaker non dico che sia nata per caso ma nei primi match gli è stata assegnata la vittoria perché in quel preciso momento della storyline che stava avendo doveva vincere. Conseguentemente si è pensato che la striscia di vittorie consecutive potesse essere essa stessa una storyline ed essendo il becchino un personaggio misterioso e sovraumano la sua imbattibilità a Wrestlemania desse ancora più risalto a questa cosa. Il fatto che questo sia coinciso con l’apice della sua carriera lo ha aiutato ad avere match memorabili (perché Mark Calaway è stato anche un ottimo wrestler). Ogni fan avrebbe guardato il match di Taker a Mania pur conoscendo il risultato finale perchè c’era la certezza che sarebbe stato comunque un grandissimo incontro, una sorta di segmento tradizionale da guardare poiché sarebbe stato in ogni caso gradevole. Tutto questo fino alla sconfitta contro Lesnar nell’edizione numero 30, quel momento ha cambiato la storia del personaggio se non addirittura del business: The Undertaker non era più imbattibile.Lì è morta una parte di Wrestlemania ed è lì che secondo me sarebbe dovuta finire la sua avventura a Mania e la sua carriera.Dopo la sconfitta con Reigns é morto il personaggio ma non è morto l’uomo. Per la prima volta il Deadman si è mostrato umano e addirittura ha baciato sua moglie durante l’uscita, cosa mai accaduta.The Undertaker negli ultimi anni ha avuto sempre più difficoltà fisiche e anche il personaggio ha mostrato deficit e mancanze.”

Un personaggio leggendario, per certi versi misterioso e si può dire anche pauroso che ha accompagnato per diversi anni i tanti appassionati di wrestling. Un uomo prima di tutto che ha dedicato tutto sé stesso alla disciplina, che dato tutto pur di intrattenere la folla. Non servono molte parole per descrivere e congedare una vera leggenda, basta un semplice… THANK YOU TAKER!

MATTEO PASCUCCI

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