The Worker Cup, la Coppa degli Operai

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Poster image of The Workers Cup by Adam Sobel, an official selection of the World Cinema Documentary Competition at the 2017 Sundance Film Festival. Courtesy of Sundance Institute.

San Marino.  The Worker Cup, la Coppa degli Operai. Arriva anche in Repubblica il film-documentario che racconta le condizioni infernali in cui lavorano migliaia di migranti in Qatar, dove  nel 2022 si svolgeranno i Mondiali di calcio. Nei primi due anni di lavori nei cantieri degli stadi sono state  segnalate 1.200 le morti bianche. Il Sindacato Internazionale (Ituc) ha lanciato l’allarme: “Fermiamo la strage”. Worker Cup è in programma mercoledì 29 novembre (ore 21)  al Concordia di Borgo.

Secondo l’allarme-denuncia dell’Ituc dietro la costruzione degli stadi che ospiteranno le partite dei Mondiali c’è lo sfruttamento disumano di migliaia di lavoratori indiani, nepalesi, pakistani. I cantieri degli impianti sportivi, degli alberghi e di tutte le infrastrutture necessarie per ospitare un evento di simile portata potrebbero costare la vita di 4mila persone. Una stima a cui si è giunti esaminando le condizioni di lavoro degli ultimi due anni: ne è emerso un quadro infernale. Milleduecento morti bianche fin qui, spesso attribuite a infarti o a decessi accidentali perché le autopsie non vengono condotte dalle autorità qatariote.

L’inchiesta del sindacato internazionale  rivela le condizioni durissime dei cantieri : muratori sulle gru a 50 gradi, orari senza fine, mentre le case dove vengono alloggiati sono fatiscenti e sovrappopolate, con condizioni igieniche terribili. E un report di Amnesty Internazional spiega che gli  operai sarebbero anche spesso vittime di punizioni corporali in caso di lamentele e le tariffe degli stipendi sono quotate con la modica cifra di un euro l’ora.

I datori di lavoro sanno che a queste condizioni non si può resistere a lungo e quindi sequestrano i passaporti ai dipendenti e sospendono le paghe per mesi: il caso è esploso con violenza quando trenta edili nepalesi si sono rifugiati nell’ambasciata del loro paese, lamentando di non venire retribuiti e chiedendo di essere rimpatriati. Altri 44 di loro erano morti durante l’estate, sempre per incidenti sul lavoro o per “infarto”, mentre fonti indiane dicono che sono 82 i decessi di lavoratori del subcontinente dall’inizio dell’anno e altri 700 erano morti per le medesime ragioni nel biennio precedente.

«La FIFA intervenga», è l’appello dell’Itcu «Nulla stanno facendo le istituzioni del Qatar per affrontare questo problema. La Fifa deve mandare un messaggio forte e chiaro a Doha. Ovvero che non consentirà che si giochi una Coppa del Mondo organizzata grazie a un sistema di schiavitù moderna per migliaia di lavoratori migranti”.

Una situazione che suscita ancora più rabbia e indignazione perché accade proprio nel paese più ricco del mondo. Poco più grande dell’Abruzzo, questo  emirato ha un Pil pro capite che supera i 100 mila dollari. Inoltre, secondo i dati del Rapporto 2013 sulla ricchezza in Medio Oriente in Qatar vi sarebbero più di 4mila milionari, su una popolazione locale di circa 300mila qatarini.

 

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