Una musica di qualità

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Queste poche righe vogliono offrire al lettore uno spunto di riflessione, seppur estremamente succinto e con obbligo di semplificazione, sullo stato odierno del settore musicale e sulla necessità di formulare alcuni interrogativi.

Partiamo da un’evidenza indiscutibile: la musica è una realtà che ci circonda ed è presente in modo massiccio, a San Marino così come in ogni altra parte del pianeta. Siamo tutti fruitori di musica. Alcuni di noi lo sono in qualità di ascoltatori, altri come critici specializzati, altri ancora come addetti ai lavori e professionisti del settore. Al di là delle differenze di gusto, pochi di noi possono dirsi completamente alieni alla dimensione sonoro-musicale, ma non tutti sono pienamente consapevoli delle logiche immanenti e delle dinamiche meno visibili di questo settore. La tendenza odierna, quando si ragiona sul fatto musicale, sembra essere quella di mettere in connessione diretta la musica di consumo, “moderna”, in primis con i numeri – visualizzazioni, likes, vendite – e in secondo luogo con ogni sorta di esibizionismo funambolico, centrato sull’esibizione di un innato quanto misterioso talento, amplificato poi a dismisura dalla finestra di visibilità offerta da internet e dalla televisione. Tuttavia, questo è solo uno dei tanti aspetti che occorre tenere presenti quando si pensa al discorso musicale, aspetto chiama in causa la responsabilità come consumatori o produttori di musica. Velocità, superficialità, gratuità, clonazione di contenuti, uploading massiccio di contenuti e proposte amatoriali, consumo immediato, facile reperibilità, assenza di intimità e di privacy verso chi lavora o vive nell’ambiente musicale, sembrano essere i principali codici di questa nuova era digitale. Il valore artistico, mai come in questi ultimi anni, è rappresentato quasi esclusivamente dalla dimensione quantitativa, numerica, attribuita ad un artista, spesso con paradossali differenze rispetto al reale spessore artistico messo in campo. Le visualizzazioni, i likes, i followers che un artista ha o esibisce, talvolta imbrogliando le carte, sono entrati con prepotenza nel nostro immaginario condiviso, nei nostri discorsi e nelle nostre abitudini di pensiero, senza fermarsi a considerare con più attenzione cosa comporti oggi produrre, scrivere musica, formarsi musicalmente e investire nell’industria musicale, in tutti i settori. Con troppa facilità di sorvola su questo aspetto, limitandosi, come ascoltatori, ad una fruizione passiva e oziosa del fatto musicale, quasi fosse l’unica opzione possibile. Così non è. Naturalmente qui si è ben lungi dal voler muovere una critica ai nuovi sviluppi rappresentati dall’era digitale. Tutt’altro. Si vuole invece cercare di condurre l’attenzione del lettore sulla necessità di restituire equilibrio a una dimensione, quella musicale, che coinvolge un numero elevatissimo di persone – a cominciare dai consumatori – e che oggi più che mai sembra aver virato pericolosamente verso il polo dell’esibizionismo e del fenomeno di breve durata. Una tendenza questa, che appare solo minimamente segnata dalla volontà, anche da parte degli addetti ai lavori, di consegnare alle nuove generazioni una eredità futura di maggior rilevanza. Questa realtà non può che portare nel tempo ad un lento e repentino declino. Posto questo stato di cose, visibile e sotto gli occhi di tutti, esiste un’alternativa possibile? In che modo, ognuno di noi, da consumatore, studente od operatore del settore musicale, può contribuire a ridare equilibrio e a risanare ad un settore di altissima rilevanza e di enorme impatto sociale? Quali scelte etiche comporta questo tentativo? Quali azioni concrete che non siano il limitarsi a ripetere all’infinito il solito ritornello sul cambiamento di tendenze? Optare per una scelta che privilegi la qualità e lo spessore artistico oltre all’abbaglio offerto dai soli numeri, orientandosi verso proposte non solo commerciali; incitare i più giovani alla frequentazione di corsi di formazione qualificati, concerti, negozi di musica e spazi di fruizione artistica e pratica musicale condivisa, investendo sul proprio sviluppo estetico ed espressivo, sono solo alcuni degli spunti concreti attuabili fin da subito, nella direzione di una scelta orientata alla qualità.

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