Marino Albani: la SUMS non ha patti parasociali con lo Stato

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San Marino. Marino Albani, presidente SUMS, non si lascia intimorire dalla risposta forte delle istituzioni. Spiega le cose e mette insieme tutti i punti sulle i. Anzi, auspica un clima diverso per la prossima assemblea Carisp, convocata per il 21 giugno. “Mi aspetto, annota, che lo Stato rinunci a posizioni di chiusura a prescindere, forte del suo 92,79% dei voti, per il bene della banca e del Paese.  Ho letto dichiarazioni sulla stampa a dir poco fantasiose, puntualizza. Qualcuno si augura persino cause civili da parte dello Stato nei confronti di SUMS”.

La risposta è che SUMS non ha nulla di cui preoccuparsi perché non ha patti parasociali con lo Stato, vale a dire che non ha debiti per finanziamenti, né ha dato le sue poche azioni in pegno allo Stato, a differenza della Fondazione Carisp. Anzi: SUMS ha “solo” versato nelle casse di Carisp 10 milioni di euro in contanti nel 2012 e poi ha conferito, nel 2015, le sue quote della Silo Molino Forno per un valore di oltre 4,6 milioni. Ad oggi ha già perso metà del capitale investito.

“E – sottolinea Albani – non vuole perdere l’altra metà dell’investimento per operazioni di svalutazione di crediti troppo prudenziali che potrebbero azzerare il capitale della banca.”

Di qui la scelta di incaricare dei propri esperti, e non le stesse società indicate da BCSM per l’AQR, perché, puntualizza: “Crediamo opportuno un minimo di contraddittorio.”

Prosegue: “Quando diciamo che lo Stato non tutela la banca e quindi gli altri azionisti, ribadiamo quanto già eccepito nelle Assemblee dei Soci di Cassa. Per esempio lo Stato ha voluto, contrariamente a quanto chiesto dalla SUMS, sostituire a tutti i costi anticipatamente il c.d.a di Cassa, prima che presentasse il proprio bilancio. Adesso siamo nella situazione che il nuovo cda non è stato in grado di presentarlo nei termini di legge e l’Assemblea ha dovuto rinviare il Bilancio di 120 giorni, con grave danno di immagine e commerciale della banca. Sempre il socio Stato non ha ancora voluto sostituire due amministratori dimissionari da aprile, quindi in evidente violazione dello statuto che impone di sostituirli tempestivamente, ma anche di un ordine del giorno del Consiglio Grande e Generale, nonché dei patti parasociali Stato/Fondazione Carisp. Non sono provocazioni, come vengono definite da persone che conosco per il loro spessore morale. Mi sembrano invece delle forzature, soprattutto là dove chiedono adeguata reazione. Cosa potranno mai fare ad un socio con il 7,21% delle azioni?”

Quindi, Albani conclude: “SUMS non ha nulla da temere. Al massimo può solo perdere i soldi che ha investito in Cassa, ma vuole sapere perché li ha persi.”

Infine una precisazione:  la delibera che dà mandato al Direttivo di tutelare gli interessi della Sums, è stata votata a favore dagli 89 soci  presenti tranne 4 che si sono astenuti. L’astensione è di Giuseppe Morganti e tre giovanissimi soci appena entrati nel sodalizio.

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