Francesco Chiari: se questo è un… nuovo

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San Marino. Il 14 giugno ho avuto il piacere è l’onore di partecipare all’Assemblea Generale di Anis in rappresentanza di una start up  sammarinese, neo associata, che dopo soli 24 mesi di attività in Repubblica ha già numeri molto interessanti e in costante crescita rappresentando, credo, una best practice dell’idea di attrarre investitori stranieri tramite il PST, i quali si trasferiscono con la propria famiglia a San Marino, acquistano casa e capannone, diventano nostri graditi residenti e assumono personale sammarinese a buon ritmo. Tutto ciò che è accaduto in questo caso qui brevemente accennato.

Ma andiamo avanti, dopo l’approvazione del bilancio si è passati alla discussione sulla Legge per lo Sviluppo già andata in prima lettura, che non trovando la condivisione né degli industriali, né dei sindacati, né delle associazioni di categoria, nonostante l’altissima frequenza di riunioni e richieste avanzate da Anis e non solo, prende sempre più l’aspetto di una crociata del governo in nome di promesse scritte su un programma politico che, a questo punt,o gli elettori hanno male interpretato, visto che pare non ci sia nessuno ad oggi d’accordo con quanto proposto nella legge.

In merito alla difficoltà di reperire personale altamente specializzato e ai buoni propositi di incentivare la formazione ma sempre e solo nelle modalità più accademiche e desuete del caso, è ferma convinzione del sottoscritto che la soluzione rapida ed efficace ci sia già e non risieda nell’Università, che fa bene il proprio mestiere, ma appare ancora troppo scollegata dal mondo del lavoro, bensì nel Parco Scientifico e Tecnologico.

Questa entità ha attualmente in pancia una quarantina di start up che fanno R&D in materie che vanno dalla robotica, alle piattaforme digitali, passando dalla realtà aumentata fino alle bio tecnologie, rappresentando già oggi un’opportunità per le aziende sammarinesi più strutturate di finanziare un “vivaio” di tecnologie attinenti al proprio core business, avendo a quel punto un’opzione su tutto ciò che viene sviluppato al loro interno, potendole partecipare in equity in misura controllata e potendo addirittura discutere e condividere coi giovani imprenditori del PST le politiche e le logiche di ricerca e sviluppo, creando un rapporto che sfocerebbe in modo naturale in collaborazioni continuative se non in fusioni per incorporazione al termine del percorso di incubazione. Questo, unitamente allo Sviluppo Digitale che grazie ad un’infrastruttura di Stato tecnologicamente avanzata potrebbe, se ben utilizzata, aprire il mercato del “big data service” e ad un turismo culturale e più stanziale degno di un sito Unesco, possono essere messi a rendita immediatamente, con investimenti fisiologici e risibili se paragonati all’ottimizzazione ancora ottenibile dalla gestione della PA.

È stata poi la volta del professor Bossone che ha ribadito l’importanza del dialogo tra ABS e BCSM ricordando l’eco suscitata in tutto il mondo finanziario dal convegno sugli NPL organizzato il 17 marzo scorso, ma che non ha a tutt’oggi trovato alcun riscontro da parte di Banca Centrale, che evidentemente -questo lo dico io – è molto sicura dei suoi metodi che rievocano gli spaghetti western con sceriffo annesso, salvo poi essere contraddetta niente meno che dal Tribunale. Vedremo gli esiti.

Riprendo invece le parole del professor Bossone: “Bisogna continuare a porsi di fronte all’attuale situazione con spirito costruttivo di crescita e cambiamento in meglio, mai in un’ottica di stagnazione economica irreversibile”.

In conclusione mi viene da dire che al netto della situazione attuale, posto che la politica non si bypassa, soprattutto in un piccolo Stato come il nostro, mai come oggi servirebbe un premier in grado di prendersi la responsabilità delle scelte e un governo tecnico di transizione, capace in un periodo compreso di tre anni, di riformare e rinnovare le istituzioni, non necessariamente depotenziandole ma riorganizzandole in maniera “taylor made” a misura sammarinese, senza la costante necessità che ha la politica di mediare col consenso elettorale in previsione di una prossima tornata alle urne.

In poche parole, sono convinto che sia giunto il momento per amministrare lo Stato un pò più come fosse una grande azienda, una grande famiglia che persegue il benessere dei propri cittadini anche a costo di compiere scelte, a volte, solo apparentemente impopolari.

Francesco ChiariCittadino e imprenditore

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