Banca Centrale: si comincia a tagliare

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San Marino. È approdato in questi giorni, in Commissione Finanze il documento dal quale si partirà per rifare completamente il look a Banca Centrale.  Una vera e propria proposta di riorganizzazione interna e di riduzione delle spese argomentata in base alla legge di bilancio. Il 28 febbraio scorso era il termine entro il quale Banca Centrale, per il tramite del Congresso di Stato avrebbe dovuto presentare al Consiglio Grande e Generale le linee di indirizzo. Tra queste anche la riforma dello statuto; la revisione in termini di efficienza della struttura dei servizi erogati, delle procedure di controllo, di amministrazione e di rendicontazione. Il documento con le linee di indirizzo è stato trasmesso dal consiglio direttivo di Bcsm alla Segreteria Finanze lo scorso 5 marzo e reca in sintesi i seguenti contenuti.
La nuova Bcsm dovrà essere in grado di gestire le crisi bancarie in maniera ordinata, recepire le normative europee, ripensare il business model del sistema. Dovrà altresì snellire i suoi processi visto anche il numero limitato delle banche sulle quali dovrà vigilare. Per far questo la riorganizzazione ruoterà attorno a tre grandi aree organizzative:
a) Vigilanza – Supervisione;
b) Funzioni monetarie-sistema dei pagamenti;
c) analisi e ricerche macroeconomiche statistiche finanziarie.
Il Servizio di esattoria e di tesoreria verrà trasferito alla pubblica amministrazione.
Verrà poi creata un’unità di gestione di eventuali crisi bancarie.
Il principale problema di Bcsm è il suo sovradimensionamento a fronte di un numero molto limitato di soggetti vigilati, 17 in tutto: 7 banche (tra cui una non operativa ma vigilata – erano 12 fino a poco tempo fa), 1 istituto di pagamento, 2 compagnie assicurative, 2 società di gestione, 5 società finanziarie (erano più di 50).
Tra i progetti di riforma sarebbe al vaglio anche l’incorporazione di Aif (Agenzia di Informazione Finanziaria). Ma il problema più grosso di Bcsm, il cui bilancio 2017 non è ancora chiuso, evidenzia la presenza di una perdita strutturale con costi per 12 milioni di euro a fronte di ricavi ordinari di poco più di 9 milioni.
I costi verrebbero ridotti mediante la riduzione del personale in organico e il contenimento dei benefici di cui attualmente gode e che da tempo anche l’Italia ha eliminato (premi, indennità aggiuntive, eccetera).
Infine, la riforma dello statuto andrebbe nella direzione di una maggior autonomia di Banca Centrale e verso il rafforzamento dei poteri del suo Direttore Generale che non potrebbe più essere sollevato dal suo incarico se non dal Consiglio Direttivo, per colpe gravi. Questo probabilmente è solo l’inizio. Tutto il sistema bancario soffre, alcune banche più delle altre e voci sempre più insistenti parlano di probabili riduzioni di personale molto consistenti.

 

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