Assemblee CSU, si alza il livello della mobilitazione

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San Marino. Con una partecipazione molto ampia e una forte partecipazione al dibattito, sono iniziate le assemblee intercategoriali convocate dalla CSU. Ieri l’appuntamento è stato al teatro Concordia di Borgo Maggiore, questa mattina al teatro Nuovo di Dogana. I lavoratori di tutte le categorie e i pensionati stanno rispondendo in massa alla chiamata della CSU per far sentire la loro voce di fronte ad un Governo che continua sostanzialmente ad ignorare la richiesta sindacale, avanzata quasi tre mesi fa, di aprire un tavolo generale di concertazione sulle importanti riforme e per dare una risposta alla madre di tutti i problemi: la mancanza di equità, la quale deve permeare tutti i provvedimenti che si andranno ad approvare. Il sindacato vuole contare nelle scelte, che hanno ricadute importanti e durature sui cittadini: dalle politiche di sviluppo al debito pubblico, dalle banche alle pensioni, dall’equità fiscale alla patrimoniale, ecc.

I Segretari Generali Giuliano Tamagnini (CSdL) e Gian Luca Montanari (CDLS) nelle loro relazioni introduttive hanno illustrato il quadro assai problematico dei rapporti con il Governo e la situazione generale del paese, sempre più incerta. In primo luogo il Piano di stabilità nazionale, che è dedicato in buona parte alle problematiche di Carisp, mentre le proposte sullo sviluppo sembrano quasi un elemento accessorio. La CSU ribadisce la necessità di fare scelte sul modello di sviluppo, che deve ruotare intorno al settore manifatturiero, che ha permesso all’intero paese di stare in piedi in questi lunghi anni di crisi, e che non viene nemmeno menzionato nel documento del Governo.

Un concetto è stato riaffermato con forza: occorre far partire azioni legali di accertamento delle responsabilità verso coloro che hanno portato il sistema bancario al dissesto, con un debito enorme che viene scaricato sull’intera collettività. Coloro che hanno compiuto scelte sbagliate e/o si sono resi responsabili di azioni penalmente rilevanti, devono essere accertati e perseguiti, anche rivalendosi sui loro beni e patrimoni. È fondamentale conoscere l’esito dell’Aqr, per verificare il reale stato di salute delle banche, per predisporre piani industriali in grado di rilanciare il settore bancario e porlo nelle condizioni di finanziare la ripresa economica e le necessità dei cittadini.

Uno dei temi più attuali è il decreto sulla patrimoniale che l’Esecutivo è impegnato ad emanare entro la fine di aprile, e su cui è in corso il confronto: per il sindacato deve essere una tassa mirata alle grandi concentrazioni di patrimoni e capitali, sommando tutti i beni e le risorse economiche possedute da chi è detentore di queste ricchezze, salvaguardando beni fondamentali come la prima casa. Circa l’aliquota da applicare, il Governo propone una vera e propria Flat tax, ovvero una aliquota uguale per tutti gli importi, facendo venire meno il criterio della progressività, che deve assolutamente essere introdotto.

La stessa patrimoniale ha tutto il sapore di un intervento “riparatore” nato per sopperire alla mancanza di equità: dalla riforma del 2013 la CSU insiste perché gli effetti della riforma si applichino non solo ai lavoratori dipendenti, che stanno già facendo la loro parte in termini di maggiore contribuzione, ma anche ai contribuenti delle altre categorie che hanno da sempre nascosto le loro ricchezze. Non c’è bisogno di aspettare la creazione della Polizia Tributaria, annunciata dal Governo: i controlli per accertare i redditi reali di tutti i contribuenti si possono e si devono fare fin da ora, utilizzando al meglio lo strumento della Smac. Se non c’è equità, i lavoratori e i pensionati non sono più disposti a fare sacrifici: se dovessero essere necessari, vanno ripartiti proporzionalmente tra la popolazione, chiedendo di più a coloro che hanno maggiori disponibilità economiche, portate alla luce del sole.

In relazione alla spending review, le assemblee hanno ribadito il no a ulteriori tagli lineari ai dipendenti per concentrarsi sulla lotta agli sprechi nella PA e su un’attenta verifica degli appalti, che con una gestione molto più responsabile potrebbe far risparmiare ingenti risorse pubbliche.

In tal senso proprio ieri il Governo ha avanzato una proposta a dir poco provocatoria: ridurre di un’ora l’orario di lavoro di tutti i dipendenti PA, portandolo da 36 a 35 ore, con conseguente diminuzione della retribuzione (intorno al 2,8%). È una misura del tutto inaccettabile, che le assemblee hanno respinto in toto, in quanto si configura come un nuovo taglio lineare indiscriminato, che peraltro non tiene conto delle specificità dei servizi e che andrebbe a ridurre l’offerta di servizi ai cittadini. Immaginiamo ad esempio cosa potrebbe succedere ad un settore spesso in sofferenza come la sanità…

Grande spazio ha avuto, anche nel dibattito tra i lavoratori, che esprimono preoccupazioni per loro futuro, il tema delle pensioni: la CSU ha ribadito come la riforma sia nell’interesse dei lavoratori e dei pensionati, per riportare equilibrio tra entrate e uscite e assicurare la tenuta dei fondi previdenziali anche per i prossimi decenni. Ma il sindacato respinge la prospettiva di creare generazioni di pensionati in povertà, quale conseguenza della proposta del Governo di passare dal sistema retributivo al sistema contributivo. Occorre un intervento riformatore che duri alcuni anni, per poi essere aggiornato, che confermi il contributo fondamentale dello Stato, riattivando la gestione del secondo pilastro previdenziale; in tal senso le risorse di Fondiss, dal prossimo 1° luglio devono tornare nelle disponibilità del Comitato gestore per essere investite nel modo più oculato nel mercato internazionale.

In particolare nell’assemblea di ieri di Borgo Maggiore, a cui hanno partecipato, tra gli altri, anche i dipendenti di alcuni Istituti di Credito, è stata messa in luce una vicenda che ha dell’incredibile: la disdetta unilaterale contemporanea da parte delle cinque banche sammarinesi dei contratti di lavoro integrativi. La CSU si oppone con determinazione a questa azione di forza che non ha precedenti nella storia contrattuale della Repubblica: le conseguenze della crisi delle banche si vogliono scaricare interamente e unicamente sui lavoratori dipendenti, dopo aver scaricato gli ingenti debiti sulla collettività! E questo da parte di Consigli di amministrazione formati da dirigenti che percepiscono somme esorbitanti! I lavoratori di tutti gli istituti di credito nei prossimi giorni si riuniranno in assemblee per decidere il da farsi di fronte ad un atto così arrogante e autoritario.

Nel complesso queste assemblee hanno messo in luce il forte malcontento dei lavoratori e dei pensionati, che non vedono un’azione di governo improntata all’affermazione dell’equità e alla ricerca del contributo progettuale delle parti sociali. Tutti i grandi problemi sul tappeto sono rimasti irrisolti, e in alcuni casi si sono aggravati, e questo crea allarme e preoccupazione; se il governo non imprime una svolta, attivando una vera concertazione che porti a soluzioni efficaci e condivise, la prospettiva sarà quella di andare verso lo sciopero generale.

CSU

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