Banche: i contratti integrativi si rispettano

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San Marino. Un Paese che si rispetti e che ambisce ad affacciarsi sullo scenario internazionale deve dare a tutti la garanzia del pieno rispetto delle Leggi; se a non rispettare le Leggi ed i contratti tutelati dalle Leggi sono i principali attori della politica economica – le banche – tra cui, paradossalmente, una banca posseduta interamente dallo Stato, allora il clima di confronto diventa realmente inaccettabile.

Vorremmo ricordare all’ABS ed alle quattro Banche interessate che, nel corso dell’incontro convocato il 10 Aprile scorso da parte del Governo tramite la Segreteria di Stato alle Finanze, tutte le parti sindacali avevano confermato, con grande senso di responsabilità, la piena disponibilità ad avviare il tavolo di rinnovo contrattuale del settore Banche a condizione che da parte degli istituti di credito fossero fornite alle organizzazioni sindacali tutte le informazioni relative ai bilanci, con particolare attenzione alle voci di costo riguardanti stipendi e compensi degli amministratori e dirigenti, parcelle di consulenti (spesso inutili o addirittura dannosi) e collaboratori a vario titolo, rimborsi spese relativi ai soggetti anzidetti. Da ultimo le OO.SS. avevano richiesto con fermezza una esaustiva informativa sui dati relativi alla “rinnovata” AQR (Asset Quality Review), anche se in tale occasione è stata definita dai vertici di Banca Centrale come non più indispensabile e strategica, quasi un esercizio “retrospettivo”.

Il Governo aveva “benedetto” questo clima di rinnovato dialogo auspicando un avvio del confronto in tempi celeri. L’ABS e le banche erano talmente convinte della volontà di dialogare, confermata più volte al tavolo con il Governo, che il 25 Aprile hanno inviato – con un atteggiamento arrogante e provocatorio – i “recessi” dei contratti integrativi aziendali, magari pensando così di accelerare la trattativa contrattuale.

Le quattro Banche che hanno posto in essere il “recesso” illegittimo e contro Legge dei contratti integrativi, nella loro lettera hanno anche richiamato il “senso di responsabilità del personale bancario” ed il “rientro di ogni tipo di mobilitazione in essere”, evidenziando l’aggravio  insostenibile del costo del lavoro ed invocando “l’alibi perfetto” derivante dalle raccomandazioni onnipresenti del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale. Purtroppo gli stessi soggetti si sono dimenticati furbescamente di citare l’aumento costante – questo realmente insostenibile ed inaccettabile – degli altri rilevanti costi di gestione, ad iniziare dalle onnipresenti società di consulenza italiane ed estere, i cui risultati sono spesso inversamente proporzionali agli importi delle loro fatture, per continuare con i consulenti legali e commerciali e finire con gli altri professionisti di varia provenienza.

La FULCAS CSU (CSdL – CDLS) – che rappresenta i dipendenti del settore bancario sammarinese – è preoccupata per la superficialità con cui il Governo ha gestito le complesse problematiche del settore e per la mancanza di autorevolezza nei confronti dei vertici delle banche e dell’ABS che, evidentemente, hanno completamente ignorato l’invito al dialogo condiviso da tutti i presenti e più volte ribadito nel corso della riunione del 10 Aprile.

La FULCAS CSU auspica che il Governo faccia pesare la propria autorevolezza su ABS e sulle quattro Banche interessate, invitandole a ritirare immediatamente i “recessi” in modo che – con reciproco senso di responsabilità, in un clima di rinnovata concertazione e con la massima trasparenza sui dati di bilancio – possa iniziare la complessa trattativa di rinnovo del Contratto di lavoro per il settore bancario. Senza questo indispensabile ripensamento sarà impossibile che possano rientrare le azioni di mobilitazione a difesa dei diritti contrattuali sanciti per Legge,   la difesa dei posti di lavoro ed il rilancio del settore bancario.

FULCAS – CSU

 

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