Dopo lo sciopero, lo Stato dov’è? La serata Csu a Domagnano

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San Marino. Sala piena a Domagnano, mercoledì 13, per la serata della CSU dedicata ai temi dello sciopero generale e, soprattutto, alla reazione del governo. Che ha risposto col silenzio. O meglio con una finta apertura di dialogo. “Il governo latita” ha esordito Giuliano Tamagnini che, insieme a Gianluca Montanari, ha svolto le funzioni di padrone di casa. Accanto a loro, a rappresentare la politica: Nicola Selva per la maggioranza, Elena Tonnini per l’opposizione.

I temi del sindacato ormai sono noti. In cima alla lista il bilancio dello Stato, impegnato per massima parte dal bilancio di Cassa di Risparmio, con i suoi 534 milioni di euro di debito. Un debito sovrastimato in quanto costituito per 480 milioni dei crediti Delta. E qui si aprono molto interrogativi: sono stati venduti? A che prezzo? Perché non sono state valutate strade alternative?  “Vogliamo vedere l’Aqr” ha insistito Tamagnini, che un elemento fondamentale non solo per la trasparenza, ma anche per fare le scelte necessarie. “Ce la fanno da soli?” ha chiesto retoricamente l’esponente sindacale rivolto ai membri governo. “E come ce la fanno?” Quindi ha accusato: “Come si fa ad avere fiducia su un esecutivo che non ha mantenuto nessuna delle sue promesse?”

L’altro problema grosso, direttamente conseguente, è la tassa patrimoniale, per la quale il sindacato aveva chiesto una no tax area per le imprese che hanno investito il patrimonio nell’azienda; l’applicazione della progressività sui redditi dei cittadini, per fare pagare di più i grandi patrimoni speculativi; e infine la caduta del segreto bancario interno. “Zero risultati” ha chiosato Tamagnini, irritato anche per l’annuncio fatto da un partito di maggioranza sull’accettazione del criterio di progressività. “L’hanno detto in televisione, non a noi.” Ma non chiude le porte, c’è ancora tempo, nonostante oggi pomeriggio il Consiglio riprenda il dibattito sull’articolato del decreto là dove era stato interrotto a fine maggio.

Infine, il nodo grosso dei Fondiss, che scadono il 30 giugno. “Ci sono 63 milioni di euro che devono tornare nella disponibilità di Fondiss” ha comandato Tamagnini. A parte tutta la vicenda del caso titoli, che cammina ormai su altri livelli, il nuovo problema è che il Comitato di gestione, dominato dalla politica, ha deciso di mettere all’asta questo tesoretto presso le banche sammarinesi, al miglior offerente. Tutto ciò senza tener conto della solidità e della solvibilità di queste banche, e di quelle che hanno vertenze in materia di contributi. “Si guarda solo a chi offre di più, ma quelle che fanno l’offerta migliore in genere sono quelle che hanno più bisogno” ha chiosato Tamagnini. Il quale ha anche ricordato di aver chiesto quali titoli ha comprato Banca Centrale lo scorso 19 luglio. Una domanda che non va a pregiudicare nessuna indagine del tribunale, ma che non ha avuto risposta. Infine, l’ultima questione è sulla recessione unilaterale dei contratti integrativi del settore bancario, per la qual cosa il governo ha detto di non avere competenza in materia, mentre – ha rimarcato il sindacato – essendo lo Stato proprietario di Cassa di Risparmio, è proprio il soggetto ad essere maggiormente interessato alla questione.

 

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