Fare bene – Fare male, cosa fa la differenza in politica

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San Marino. Fare bene, fare male: non è un dilemma è solo un tentativo di comprenderne le ragioni. Fare bene è sempre difficile; bisogna conoscere, bisogna sapere, bisogna ragionare e valutare la compatibilità di quello che si fa con quello che si vorrebbe fare, verificare insomma se le azioni che ci apprestiamo a fare corrispondono alla Visione e all’obbiettivo da raggiungere. Occorre una cultura di governo che consenta di scegliere fra l’interesse di qualcuno e quello generale senza correre dietro ai falsi problemi inventati dai petulanti dando delle risposte parziali, di emergenza e spesso contradditorie. Fare politica non vuol dire fare il contabile; non si raddrizzano i conti della sicurezza sociale aumentando le aliquote; non si incrementano le entrate di bilancio aumentando le imposte, facendo pagare tasse sulla funzione, aumentando le rette e le tariffe dei servizi, riducendo la qualità e procurando disagi: questo vuol dire “fare male”. Fare politica vuol dire avere una visione con le relative azioni tese ad aumentare la produzione della ricchezza (aumenteranno anche le entrate sia di bilancio che di sicurezza sociale) riducendo gli sprechi; ricostruendo l’organizzazione statale abolendo enti inutili e ridando produttività ai settori disegnati negli anni 80. “Fare bene” vuol dire ricostruire i diritti fondamentali che sono quelli del lavoro equamente retribuito, quello della casa che non può essere gestito dagli speculatori del territorio nell’ambito di una falsa libertà economica e di difesa della proprietà privata che nessuno intende abolire; quello della sicurezza sociale che è il bene più importante del nostro Paese che non deve subire la deriva verso le Unità sanitarie locali ; quello dello studio e della cultura dove bisogna riprendere ad investire, investire sui nostri giovani che non sono i nostri nemici ma i dirigenti del futuro. Fare bene vuol dire restituire la libertà di impresa lasciando liberi gli imprenditori anche di sbagliare, tanto pagano sempre i loro sbagli, vuol dire mettere tutti gli imprenditori sullo stesso livello e a pari dignità e diritti senza più dividere gli imprenditori in buoni e cattivi, in piccoli e grandi con criteri assolutamente inaccettabili perché organizzati sulla base del peso politico/partitico e non dalla capacità di produzione della ricchezza pro-capite. Vi sono magnifiche piccolissime imprese a San Marino che producono ricchezza per dipendente che va oltre il milione di euro all’anno e pagano tasse per lavoratore che vanno oltre i 25.000 euro; che distribuiscono salari medi che superano i 43.000€ all’anno e che remunerano capitale al 190% all’anno. Piccole imprese con idee chiare, buona gestione, che non fanno ricorso alla cassa integrazione, che non hanno malattie o infortuni, che rispettano l’ambiente, che fanno l’interesse del cliente che lo considerano alleato e socio e non certo nemico o gallina da spennare. Anche questo vuol dire fare bene e sono tante le imprese che lo fanno e tantissime potrebbero farlo se lasciate libere di fare. Fare bene vuol dire occuparsi finalmente delle risorse idriche realizzando il sogno che parte dalla fine dell’800; vuol dire recuperare Sovranità, Autonomia e Sicurezza in tutti i settori e mettere fine a quell’orrenda emorragia di risorse che esce dal Paese senza ragione alcuna. Ecco dove sta la differenza fra fare bene e fare male: nel primo caso si progredisce armonicamente senza lasciare indietro nessuno e si riapre la speranza per il futuro. Nel secondo caso, fare male, vuol dire chiudere le imprese e vantarsene; chiudere le banche e dire che si è salvato il Paese; erogare indennità di disoccupazione invece di creare nuovi posti di lavoro compatibili con la formazione  e le aspettative dei sammarinesi; togliere servizi e limitare i diritti sognando di risparmiare; distruggere le cose fatte bene nei tempi passati e spacciarsi per riformatori; confondere le finte riforme con il progresso; rifiutare il confronto con i propri simili ed adorare il feticcio di paglia venuto da fuori. Ma allora è proprio così difficile scegliere di fare bene sapendo cosa vuol dire fare male? Non credo proprio, si tratta solo di avviare un percorso virtuoso che consenta di recuperare il buon senso, che ci consenta la riappacificazione nazionale e non scatenare nuovi contrasti, accettare la storia dei fatti ed evitare che quelli negativi si ripetano, riprendere ad amare questo povero Paese che non vuol finire “ nel servaggio e nella vergogna “ come ci disse 168 anni fa Giuseppe Garibaldi, pressato dal nemico e costretto a sciogliere momentaneamente la Legione che combatteva per la Sovranità del suo Paese. Noi non abbiamo nulla da sciogliere se non i nostri cuori prima che inaridiscano.

Peppino Della Balda

 

 

 

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