“Noti a noi… e ignoti ai nostri concittadini residenti all’estero”

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A San Marino si usa dire, o forse è meglio dire si usava, “noti a Noi, ignoti agli altri”, stando a significare la discrezione che in qualche modo la politica estera ha dovuto adottare negli ultimi due secoli per sopravvivere all’arrembante magnificenza dei governi nazionalisti europei e non esserne fagocitata.

Oggi, seppur con grande paura ancora di molti sammarinesi, è diventato imprescindibile aprirsi all’esterno da tutti i punti di vista, economico, politico e sociale, pena il corroboramento di un dolce nichilismo innescatosi col giusto declino di una falsa economia, quella finanziaria, per sostenere e sviluppare la quale la nostra amata Repubblica non si è mai voluta attrezzare, diciamolo chiaramente. Dunque economia reale e capacità diplomatica sono le armi per cogliere quella tanto declamata internazionalizzazione che adorna gli slogan di quasi tutta la politica. Per dirlo in due semplici concetti, risorse interne e risorse esterne.

Ma dei nostri cittadini all’estero chi se ne cura? La Consulta, verrebbe da dire. Peccato che la considerazione che la politica interna ha di questa è quantomeno casuale. Quando si parla di Consulta è facile scadere nella piacioneria un po’ ruffiana che popola la Serenissima nei primi week end di Aprile e di Ottobre, ma data l’anzianità del mio pensiero in merito me ne assumerò il rischio.

Parto da lontano. Posto che all’alba del 2020 è impossibile essere conquistati da eserciti armati alla luce del sole, mentre è molto più probabile finire nel cul del sac di una finanza che al massimo potrebbe garantirci un protettorato dignitosamente indegno, San Marino deve guardare lontano e fare delle varie costole della Consulta sparse per il mondo il proprio avamposto per diventare “noti a noi e anche a tutti gli altri”.

Tra gli oltre 10.000 cittadini esteri aventi diritto al voto ci sono eccellenze quasi in ogni ambito e comunque tantissimi sono i sammarinesi rispettati e inseriti nelle comunità che li hanno accolti sin dai tempi dell’emigrazione di massa, dunque degni di far conoscere San Marino a tutti. Quale migliore sponsor per attrarre capitali e imprese? Non è forse una delle politiche che si cerca giustamente di mettere in pratica almeno da dieci anni a questa parte? Certo per far questo il Consiglio Grande e Generale e la Consulta dovrebbero lavorare all’unisono, magari nella stessa sala, dove oggi siedono consiglieri eletti con 30 voti a causa di un sistema elettorale che non premia né chi vuole esprimere il proprio voto dall’estero, né chi avrebbe la capacità e la competenza per promuovere San Marino nel mondo.

Come far questo decidiamolo insieme. Oggi abbiamo le tecnologie che garantiscono la sicurezza del voto telematico e grazie all’ICT (information & comunication technology) si può essere cittadini politicamente informati e proattivi anche a chilometri di distanza.

Chi non ammette questo e ne ostacola la messa in pratica o anche solo l’onesto tentativo, vuole restare legato al concetto desueto che ha aperto questo articolo e non crede nelle due eterne eredità che si possono lasciare ai propri figli, ad un intero popolo: le radici, per ricordare sempre da dove veniamo e le ali, per volare decisi a realizzare i nostri sogni.

Francesco Chiari

 

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