Come vincere le elezioni

0
76

Raccontiamo come si comportavano gli antichi romani durante le elezioni. È interessante conoscere questi aspetti per curiosità e cultura storica e anche per riflettere.
Riprendiamo le informazioni su un “Manualetto per la campagna elettorale” di Roma antica (in latino Commentariolum petitionis), attribuito a Quinto Tullio Cicerone. Contiene i consigli che dava al fratello più illustre, Marco Tullio, che aspirava alla carica di Console. Non c’è molta differenza fra la politica di oggi e quanto avveniva nella società romana del I secolo a. C..
Queste erano le quattro furbizie da seguire nel gioco elettorale per essere vincente:
1. Relazione elettore – eletto: è retta sul principio della reciproca utilità, sullo scambio di favori. Cicerone, secondo i consigli del fratello, doveva chiedere il voto principalmente alle persone che aveva favorito come avvocato.
2. Giro elettorale: da svolgersi in modo capillare, salutando tutti e chiamandoli per nome. Il candidato era accompagnato da un largo seguito di salutatores. I galoppini e i portaborse moderni! Il giro elettorale si chiamava ambitio (fare un giro), diventato oggi “ambizione”. Curiosa la vendetta linguistica del termine originario. L’ambizione è oggi il motore di molte candidature.
3. Promettere: a tutti, anche quando non si è in grado di mantenere.
4. Denigrare gli avversari: spargere sospetti sulla loro buona condotta. Gli attacchi personali di oggi! Chi aspirava a cariche importanti, doveva vestire una toga candida (“candidato”) e girare nel Foro Romano per essere riconosciuto.
I manifesti elettorali erano formati da iscrizioni murarie (dette programmata). I comitati elettorali del candidato erano composti da imbianchini, che preparavano il muro da sbiancare e da scrivani che vi scrivevano gli spot elettorali.
La corruzione elettorale e i brogli erano prassi comune. La compravendita dei voti avveniva mediante elargizioni di denaro, distribuzione di carne, banchetti sontuosi (come le cene di oggi) regalie, perfino posti prenotati a teatro. Tant’è che una legge vietava di organizzare i giochi nell’arena due anni prima della candidatura ad una carica. C’era perfino chi assoldava i gladiatori per influenzare l’elettore con la violenza fisica.
Erano previsti anche i comizi pubblici durante le elzioni. I votanti venivano raggruppati in appositi recinti, che potevano contenere migliaia di persone. Qui il candidato elencava le proprie virtù e capacità e faceva le ultime esortazioni e promesse prima delle elezioni.
È interessante ricordare che esisteva anche una specie di finanziamento pubblico. Il candidato riceveva una cospicua somma di denaro, quale rimborso spese per la campagna elettorale, che erano di solito a suo carico. Tuttavia, secondo Cicerone, occorreva essere molto ricchi per aspirare a cariche politiche. Chi non aveva mezzi propri, difficilmente vi poteva accedere. Come oggi?
Tre avvertenze finali.
Ai cittadini elettori:
State attenti alle bugie: perché secondo Winston Churchill: «Non si dicono mai tante bugie quante se ne dicono prima delle elezioni».
Ai candidati: attenzione agli elettori che, secondo Cicerone, si dividono in tre categorie:
– la prima: coloro che hai danneggiato;
– la seconda: coloro che non ti amano senza un motivo;
– la terza: coloro che sono amici dei tuoi concorrenti.
Ai partiti: non fate una campagna elettorale “alla romana”!

Domenico Gasperoni

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here