In Consiglio il nuovo regolamento

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Se ne parla da anni. Oggi finalmente è arrivato in Consiglio Grande e Generale la proposta di riforma del regolamento consiliare. In qualche maniera sono “le regole del gioco” a cui deve improntarsi la politica nell’espletamento della funzione legislativa e nella dinamica dei rapporti tra maggioranza e opposizione.  Ma sono regole difficili da dirimere. Si era già cominciato nel 2006, poi non se n’era fatto niente. Quattro anni fa il dialogo tra le forze politiche è ripreso ed ora finalmente una proposta c’è, con la partecipazione di tutti i gruppi e decine e decine di incontri.

In tutto, 104 articoli. Alcune novità – come i tempi contingentati e il Comma Comunicazioni in streaming – sono già applicate. Troviamo anche quelli che Roberto Giorgetti ha definito “cambiamenti radicali”, come la prevalenza del voto palese. È stato fissato un periodo in cui calendarizzare le riunioni di Consiglio e Commissioni; ed è stato previsto che i commi inevasi siano riproposti nella sessione consecutiva in posizione privilegiata dell’odg; è stata prevista la disciplina delle commissioni d’inchiesta.

Tuttavia non tutti i nodi sono sciolti, come ha dimostrato il dibattito della seduta odierna. Innanzi tutto, il problema di conciliare l’attività lavorativa con l’attività consiliare. Un tempo la differenza era tra chi aveva un lavoro pubblico e un lavoro privato, il quale ultimo in qualche maniera era penalizzato. Oggi, che le sessioni consiliari sono lunghissime, poi ci sono le Commissioni permanenti e una marea di altri organismi istituzionali, lavorare nel pubblico o nel privato non fa quasi differenza. Un insegnante, un medico o un impiegato PA hanno gli stessi problemi di un imprenditore, di un avvocato, o di un semplice dipendente d’impresa privata.

Professionalizzare la politica? Potrebbe essere una soluzione. Ma a parere di molti, il paese non è culturalmente pronto a questa modifica.

Poi c’è il problema dei tempi. Sono troppo lunghi i tempi previsti per i dibattiti in aula e con il meccanismo delle repliche, si allungano ancora di più. A volte basterebbero tre minuti per esprimere un concetto, a volte sono francamente insufficienti, altre volte si assiste ad interventi esageratamente ripetitivi. La soluzione, per il momento non c’è.

E poi c’è la questione del gettone di presenza che, rispetto ad altri parlamenti, è veramente miserrimo e non è neppure rispettoso della funzione del Consigliere. Ma siamo in tempo di crisi e qualsiasi aumento dei costi sarebbe considerato giustamente immorale. Anche in questo caso, c’è inoltre la disparità tra lavoratore dipendente (il cui stipendio è comunque garantito) e lavoratore autonomo, che assentandosi per molti giorni riceve un danno economico non certamente ripianato dal gettone.

Insomma, nodi cruciali, che tutti dicono di voler risolvere nel passaggio in commissione consiliare perché comunque la riforma del regolamento ormai non è più rinviabile.

Intanto, la Dc ha criticato il metodo. Non farà resistenza, non vuole vanificare il lavoro fatto, ma avrebbe preferito altri incontri per trovare una sintesi. Il progetto di legge è oggetto di valutazione interna al partito. L’augurio è che non sia una forzatura. Il contingentamento dei tempi in Comma Comunicazioni non è cosa da poco – ha ricordato Elena Tonnini. Rete ha sottolineato che l’ostruzionismo è politica e strumento democratico dell’opposizione. Ha ribadito inoltre la necessità di non pesare sui costi perché è fondamentale che la politica invii un messaggio forte in momenti di crisi. Il testo è un buon compromesso – ha fatto notare Civico 10. Nessuna forzatura, non è un atto della maggioranza – ha rilevato Mimma Zavoli – ma la valorizzazione del buon lavoro di tutti i gruppi consiliari. “C’è un’aria diversa in Aula, che ha capacità di confrontarsi”. Ne è convinto anche Guerrino Zanotti: “Il clima di collaborazione – ha detto – fa ben sperare”. Per il Ps occorre vedere l’attività politica come un vero lavoro. “Si aumenterebbero i costi, è vero – ha detto Giovanna Cecchetti – ma se ne guadagnerebbe in qualità”. Concetto condiviso anche da Iro Belluzzi, che ha invitato a valutare il ritorno in termini di valore di un buon investimento.

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