Fari accesi sulla Cartiera Ciacci

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Questa sera alle ore 21 alla sala del Castello di Acquaviva, organizzata da RETE e MDSI, si è tenuta una conferenza pubblica dal titolo “risorse pubbliche o interessi privati?” Un titolo emblematico, che punta il dito sulla gestione delle risorse pubbliche e che ha attirato un foltissimo pubblico. Compresi alcuni rappresentanti della famiglia Rossini, titolari della Cartiera di Gualdicciolo.

Gli esponenti dei due movimenti hanno parlato di acqua, energia e telecomunicazioni e hanno approfondito le risposte alle interpellanze presentate nelle settimane scorso, tra cui quella in merito alla realizzazione di un impianto turbo-gas per produrre energia dalla combustione di gas metano da parte della Cartiera Ciacci.

I documenti, hanno spiegato, fanno emergere come la reale intenzione della costruzione del fantomatico cogeneratore presso la Cartiera non sia quello dell’autoproduzione e della “riqualificazione energetica dei propri impianti” quanto quello di trasformarsi in una vera azienda di produzione di energia da rivendere immettendola nella rete pubblica. Rete pubblica che AASS non si farebbe problemi a concedergli.

Insomma la Cartiera si trasformerebbe in un’azienda che produce e rivende energia.

“E da dove prende il gas la Cartiera?” hanno chiesto retoricamente Rete e MDSI. “Fino al 2012 – hanno quindi riferito – la Cartiera acquistava 9,5 milioni di metri cubi di gas dall’Azienda di Stato (oggi aumentati a 10,4). Nel 2013 il governo le ha permesso di acquistare gas direttamente dall’Italia bypassando l’Azienda di Stato a favore di fornitori esteri. Questo ha creato non pochi problemi per il bilancio dell’Azienda, che dal 2012 ad oggi ha subito un calo sul bilancio per mancate fatturazioni di …16, 6 milioni di euro!”

Hanno poi relazionato che la Cartiera ha avanzato richiesta per un ulteriore allacciamento che aumenti la fornitura di gas da bruciare nell’impianto passando da 1200 Smtc/h a 2600 Smtc/h, cioè il doppio!

Occorre quindi aumentare la portata della rete. E chi paga?

AASS, con un documento del 6 marzo 2017 avrebbe dato disponibilità ad accollarsi il 30% dei costi di costruzione di questo ulteriore allacciamento. Con quale logica?

La chiosa politica è di quelle forti: “Viene da chiedersi cosa aspetti questo governo ad intervenire su una dirigenza dell’azienda che evidentemente continua a fare scelte che vanno contro agli interessi dell’Azienda di Stato stessa. Non si capisce nemmeno il dispiegamento di forze pubbliche in favore di un privato, anche attraverso la creazione di un gruppo di lavoro formato da dipendenti pubblici per risolvere i problemi di una singola azienda con un progetto che se a parole ragiona di “riqualificazione architettonica, ambientale, acustica eccetera”, nei fatti drena risorse pubbliche per creare un monopolio di produzione di energia in mano ad un privato. Come mai la stessa solerzia da parte di politica, commissioni, gruppi di lavoro o dipendenti pubblici non è stata utilizzata per tutelare gli interessi dello Stato, per pretendere il rispetto delle leggi ed il ripianamento delle morosità da parte della Cartiera?”

Rete e MDSI hanno proseguito: “Abbiamo chiesto se il nuovo governo del cambiamento appoggi il cogeneratore. Ci è stato risposto che è necessario mantenere una certa “continuità amministrativa”. Continuità amministrativa?

La Cartiera ha una serie di problemi arretrati: ha un contenzioso da 1,2 milioni proprio con l’AASS; è morosa nel pagamento della tariffa sulle acque reflue allo Stato per oltre 340.000 euro; è inadempiente rispetto all’obbligo di installazione del misuratore di portata che permetterebbe di applicare una tariffa adeguata ai reali consumi; è causa di sanzioni ed aumento di tariffe di depurazione da parte di Hera al nostro Stato per decine di migliaia di euro e per il superamento dei limiti inquinanti dei reflui che l’Italia depura. Perché gli uffici pubblici non sono così solerti nel ripianamento dei debiti e nel rispetto delle regole ambientali?

“E il direttore dell’Azienda cosa fa?” hanno continuato a chiedersi i due movimenti. Salvo poi proporre essi stessi una risposta che sicuramente non piacerà ai cittadini del Castello di Acquaviva: “Anziché pretendere il rispetto delle leggi e il pagamento di quanto dovuto, fa finta di nulla e propone persino di cofinanziare un progetto che, tramite l’importazione di gas dall’Italia, toglie dal proprio bilancio 3 milioni di euro l’anno!”

 

 

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