Il crollo di Asset. Lo Stato ricorre contro l’ordinanza del Tribunale

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San Marino. Arrivano i dati di Asset banca e, di conseguenza le ragioni del commissariamento e della liquidazione coatta. In sostanza le ragioni del crollo di quella che era considerata una delle banche più liquide della Repubblica. Una litania disarmante di dati negativi e di comportamenti scorretti da parte degli amministratori letti in Consiglio dal Segretario alle Finanze Celli, sulla scorta della relazione del CCR.

Solo le informazioni sensibili sono coperte da “omissis”, ovvero i nomi di clienti, molto spesso soci, se non addirittura azionisti che hanno beneficiato di affidamenti milionari, mai ripianati e tuttora risultanti a debito.

Ma tutta la situazione aziendale viene descritta come inefficiente, disorganizzata, con gravi squilibri patrimoniali e nessuna azione per arrestare il degrado.

Lo stesso ex presidente di Asset Stefano Ercolani e l’ex direttore Barbara Tabarrini, colpiti da provvedimento di sospensione e poi di rimozione, hanno continuato a presiedere il CdA e a percepire lo stipendio commisurato al loro ruolo. Si potrebbe dire in spregio a tutte le autorità bancarie.

Tre i rilievi più gravi rilevati dall’organismo di vigilanza: una perdita patrimoniale così grave da azzerare i fondi, con un saldo netto negativo di 35 milioni di euro; una forte crisi di liquidità, tanto da ledere i diritti dei correntisti e dei creditori e non in grado di soddisfare le esigenze della clientela, con debiti in scadenza impossibili da pagare; la sopravvalutazione degli attivi. Viene portato l’esempio della sede centrale di Asset banca a Dogana, valutata inizialmente poco sotto i 4 milioni di euro e poi passata, grazie a successive perizie, a oltre 7 milioni di euro.

La relazione è impietosa e passa in rassegna i maggiori debitori di Asset: soci e perfino azionisti, i cui nomi tutti omissis, che hanno goduto di finanziamenti senza alcuna garanzia, ciascuno singolarmente, anche per due milioni di euro. Si tratta in massima parte di soggetti nulla tenenti, titolari di un semplice reddito da pensione. Insieme hanno accumulato debiti per molte decine di euro a condizioni non di mercato.

Di qui le ragioni di provvedimenti quali il commissariamento, il blocco dei pagamenti e infine la liquidazione coatta, in quanto per continuare l’attività di una banca in questa situazione occorrerebbero almeno 156 milioni di euro.

Un quadro difficilmente discutibile, ha chiosato il Segretario Celli in conclusione. Non è stato il commissariamento a far perdere tutti questi soldi ma la mala gestio che ha contraddistinto l’attività del gruppo Asset negli anni passati.

Ed è per questa ragione che il governo ha dato mandato al Segretario agli Interni di fare ricorso  in appello presso il tribunale amministrativo all’ordinanza emessa nei giorni scorsi.

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