Il Consiglio dibatte sulla relazione Asset

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San Marino. Terza giornata di lavori consiliari, tutta dedicata al dibattito sulle banche.  Comincia SSD che torna a criticare Rete e Dc a cui il movimento – accusa – si è “allineato”. “Non mi convincono le crociate contro Bcsm – dice Stefano Spadoni – in un sistema pulito non dovrebbe esserci timore che gli organi esercitino il loro lavoro in maniera ligia e puntuale. Si chiama tutela e garantismo”. Si appella all’opposizione: “Dateci il tempo necessario e aiutateci a costruire, non a distruggere”. Prendono la parola i Segretari di Stato di SSD sull’onda del riferimento su Asset: “È crollato il castello di carte su cui si era basato tutto l’attacco degli ultimi mesi” dice Augusto Michelotti. “Abbiamo messo le mani in un nido di vespe, un settore appannaggio solo di alcuni partiti politici”. Si stupisce che qualche consigliere abbia fatto finta di nulla, come se le motivazioni non fossero state lette. “Prima non potevamo parlare perché vincolati da segreto istruttorio, ma qualche cartuccia da sparare l’abbiamo anche noi.”
Guerrino Zanotti punta il dito contro la Dc accusandola di essere il partito dell’immobilismo quando ci sono interessi particolari. Parla dell’autonomia di Bcsm “a cui, evidentemente, non siamo abituati, considerando le ingerenze del passato di degni predecessori democristiani”. Poi invita Rete ad aprire un ragionamento su progetto paese, sistema bancario e sviluppo. Rete non condivide i progetti del Governo, ha altre proposte e ricorda di averle presentate più volte. Marianna Bucci torna sul commissariamento e risponde a Celli: “non può essere il livello del clamore a definirne la bontà ma la tutela dei risparmiatori e la trasparenza”. Alle critiche di allineamento replica: “Abbiamo le mani libere per combattere i potentati. Basta dire che, dato che non siamo schierati con il Governo, questo significa che siamo con Dc e Ps. Non si può scegliere con chi si è all’opposizione. La battaglia l’avremmo fatta comunque, forse con voi. Ma oggi avete scelto con chi stare e ne siete schiacciati”. Francesco Mussoni rileva un dato che definisce oggettivo: “In questa storia non c’è il contraddittorio”. Torna con forza la preoccupazione per una Banca Centrale che dovrebbe difendere il sistema e invece – dice – alimenta la sfiducia dei cittadini. Sull’assorbimento di Asset si va avanti, nonostante il tribunale. “E’ vero – chiede – che non c’è ancora uno studio sull’impatto che l’operazione avrà su Cassa? È questo il modo ragionevole di lavorare?” Mussoni porge però la mano, “questo silenzio anomalo nell’economia non lo possiamo gestire con questa contrapposizione” e invita ad unirsi su linee strategiche, superando le distinzioni tra vecchio e nuovo. Infine, una raccomandazione: i fondi pensione sono l’ultima cosa da toccare ma anzi da mettere in protezione.

Anche Alessandro Mancini invita al dialogo, ma non fa sconti a Celli. “Annunciare che il Governo vuole ricorrere in appello contro l’ordinanza della magistratura è una grave ingerenza e uno scontro fra poteri, un chiaro messaggio inviato alla magistratura. Cose da vecchia politica.” Mancini attacca il Segretario alle Finanze per aver dato lettura di documenti di vigilanza riservati, con rilievi tecnici che l’Aula non è deputata a valutare né per competenza né per capacità. Attacca in particolare la decisione di violare l’autonomia di Bcsm e le norme di riservatezza del segreto d’ufficio. Infine, sulla relazione sulle prospettive del sistema, si rivolge all’Aula: “È copiata – dice – dalla relazione del 2014 di Claudio Felici. Quanto è costata in termini di consulenze? È l’ennesima bugia raccontata a maggioranza e cittadini”. Mattia Guidi punta il dito contro Rete e alla loro mancanza di progetti. “Siete solo contrari” accusa. Legge alcuni punti della relazione su Asset, i vari omissis, e chiede: facciamo il contraddittorio con questi soci che hanno ricevuto crediti per milioni di euro senza garanzie e con scoperti?

Per Repubblica Futura interviene Matteo Fiorini, che traccia il quadro politico dalla vittoria di Adesso.sm. “Le prime settimane il nostro era un governo illegittimo, poco dopo inesperto e inerte, poi immobile. Quando si è cominciato a muovere è stato accusato di farlo troppo velocemente, nemico di categorie sociali ed economiche, meritevole di sciopero generale, ipotesi su cui parte dell’opposizione puntava. Fallito questo piano ne rimane un altro: spiegare agli amici che non c’è più il blocco politica affari di cui il sistema bancario è cuore pulsante. Questo governo – dice Fiorini – ha un’unica colpa: non aver bloccato l’attività di un ente autonomo. Di più: è stato inviato un segnale chiaro di operare senza interferenze né blocchi, per azzerare il passato e ripartire. Da qui parte l’autonomia di Bcsm. Occorre limitare al minimo gli errori. Ce ne sono stati, non da parte del governo ma nel commissariamento di Asset. Però abbiamo il dovere di aiutare cittadini a comprendere che su Asset i vizi di forma non vanno confusi con vizi di sostanza.”

Teodoro Lonfernini accusa gli ex colleghi di Governo Capicchioni e Morganti di aver fatto il doppio gioco, di essere stati i veri cavalli di troia per le scelte portate avanti da Bcsm. Torna sul bando di concorso internazionale per la presidenza di Banca Centrale. L’attuale presidente – ricorda – non era arrivato alla fase finale perché non rispondeva ai requisiti di base. I tre selezionati avevano accettato l’incarico ma nei giorni successivi qualcuno deve aver inquinato la loro decisione. C’era massimo riserbo sui nomi, ma credo che qualcuno dei 9 segretari – dice Lonfernini – li sapesse. “Quando è arrivata relazione su Carisp l’avete tenuta per voi. E là dentro c’era quello che si stava già pensando e facendo”. Poi, al Governo: “Avete perpetuato in continuità un disegno partito molto tempo prima”.

“Non è in quest’Aula che si gioca la partita – dice Elena Tonnini – non è un dubbio, ma una consapevolezza. Qui si recita la sceneggiata di una finta democrazia. Le decisioni vengono prese in una cerchia ristretta. C’è una bussola esterna che sta indirizzando la rotta. E chi ha in mano quella bussola ha un intero paese in ostaggio”. “In questi mesi si sono raccontate frottole smentite dai fatti” – dice Andrea Zafferani. Sulle similitudini della relazione di Celli a quella del 2014, spiega: “Non neghiamo ciò che abbiamo condiviso nell’ultimo dibattito serio in materia, quello appunto del 2014 terminato con un odg rimasto inattuato. Non bisogna inventarsi cose strane ma essere concreti”. Poi, ribadisce: vogliamo che nessun risparmiatore perda un centesimo. Non c’è alternativa alla fusione di Asset e Carisp. Sembra che il governo – aggiunge – non veda l’ora di indebitarsi. Un ragionamento senza senso. L’alternativa sarebbe tagliare i risparmi e noi non lo vogliamo.”

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