Asset, cronaca di una morte annunciata

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San Marino. È vero che ormai non c’è più nulla da fare. Anche se manca il beneplacito di Banca Centrale, ormai Asset Banca, non c’è più. La procedura di annessione in Carisp si è celebrata oggi.

La sua fine era ineludibile, lo si era capito subito a metà febbraio, quando è arrivata la disposizione di amministrazione controllata. Esattamente come è successo nel 2012 per Banca Commerciale: commissariamento, blocco dei pagamenti, cessione dei diritti ad un’altra banca. Un’operazione che, all’epoca, fece molto meno scalpore, anche se l’acquirente si chiamava Asset. Cioè un istituto bancario protagonista di “Re nero”. Come del resto lo è ancora oggi, in quanto la vicenda è tuttora aperta presso il tribunale di Forlì. Anche allora si parlò di esproprio di Stato, di compratori esterni disposti ad intervenire, e a pagare. Invece, Banca Commerciale fu accorpata con debiti e crediti… a spese dello Stato. Esattamente come sta avvenendo oggi, in una nemesi storica che, molti sembrano aver dimenticato.

Forse è per questo che ogni volta che si parla di Asset sui giornali o sui social media, ci sono centinaia di like e migliaia di visualizzazioni: tutti a difendere il soggetto che appare più debole contro la prepotenza di Banca Centrale. E del governo.

Ci sia concesso di non parteggiare né per una parte, né per l’altra in questa spirale perversa che, alla fine, danneggia l’immagine del Paese e la sua economia. Quindi, danneggia tutti.

Asset avrebbe dovuto essere fermata prima. Non solo per “Re nero” ma tutta una serie di illeciti di cui s’è avuta contezza solo dalla relazione esposta in Consiglio dal Segretario Celli. Era una banca in grande difficoltà, anche se ostentava un marketing assolutamente aggressivo ed esibiva una ricchezza come neanche nei tempi d’oro della finanza sammarinese. Anche se, con il tipico atteggiamento del “voglio, posso comando”, riusciva ad attirare clienti e conti correnti. Per scoprire poi, nel momento del blocco dei pagamenti, che in cassa non c’erano più neppure gli spiccioli e che erano spariti perfino i 31 milioni dei fondi pensione. Qualcuno con buona memoria disse, ma sottovoce, che gli ultimi soldi entrati in Asset erano stati quelli di Banca Commerciale. Possibile che non se ne fosse accorto nessuno?

Sull’altro fronte: il governo e Banca Centrale. Che si sono mossi come un elefante in una cristalleria, trincerandosi nel silenzio, nella mancanza di confronto e negli atti di imperio. E così che sono stati accumulati errori su errori, tanto da arrivare fino in tribunale con istanze che sono ancora tutte da definire.

Le banche hanno problemi anche in altri Paesi, ma non si è mai visto da nessuna parte un comportamento che porti conseguenze così pesanti a tutto il sistema. L’annessione di Asset si sta risolvendo infatti in un accorpamento di debiti, tutti garantiti dallo Stato. Che risorse non ne ha, e sta raschiando il fondo del barile con l’assestamento di bilancio. È difficile credere ad occhi chiusi e in queste condizioni ad un rilancio internazionale del sistema bancario sammarinese. Come è difficile pensare che le vere responsabilità di questa situazione (dirigenti, amministratori, soci, impiegati di concetto, ma anche istituzioni e loro rappresentanti) verranno mai perseguite. Anzi, viene quasi da pensare che qualcuno ci guadagnerà. Non certo lo Stato, né i cittadini.

In Consiglio è stato detto che dalla vicenda Banca Commerciale è derivato il processo Mazzini. Che ha azzerato un’intera classe politica dirigente, senza però toccare centinaia e centinaia di altre responsabilità. Con cosa è stata sostituita quella generazione di politici, se gli altri (complici, conniventi, favoreggiatori, parassiti) sono rimasti tutti lì? Soprattutto: cosa è cambiato? E cosa dobbiamo aspettarci dalla vicenda Asset?

  1. D. Ruggero

 

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