Francesco Chiari e la “Politica da cabaret”

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San Marino. Chi non ha mai visto il celeberrimo film “Frankestein Junior” di Mel Brooks? E che dire dell’esilarante esibizione di “Puttin’ on the ritz” nella quale un fantastico Gene Wilder, poco dopo aver proferito la mitica frase “SIII-può-FAREEE”, tenta di mostrare invano ad un pubblico dapprima incuriosito e poi deluso e inferocito la bontà di quella strana creatura frutto di un grottesco assembramento di resti umani riciclati?

Urca, sono incredulo… c’è un’attinenza spaventosa con ciò che è accaduto alla nostra politica.

Al termine di questa lettura potrete linkarvi, cosicché valuterete se mi sbaglio e nel peggior dei casi vi farete una bella risata; ma il film va visto tutto, infatti quell’accrocco umano mostruoso, grazie ad un cervello preso da un certo signor “A.B. Norme”, impara in fretta e si adatta alle situazioni, tanto che alla fine si integra talmente bene che diventa il deus ex machina di ogni aspetto della vita del suo creatore, persino di quella coniugale.

Insomma, al protagonista sfugge completamente di mano la situazione… urca, di nuovo, l’attinenza con ciò che sta accadendo alla nostra politica si fa inquietante.

E va bene, torniamo seri. Credo di poter dire che ad oggi ciò che manca di più alla politica sammarinese, con rare eccezioni, è senz’altro un forte nesso tra i ruoli “autoassegnati” e le competenze. Infatti conta più la posizione all’interno della gerarchia di coalizione e la famigerata “esperienza politica” di quanto effettivamente una persona sia competente per ricoprire un certo ruolo. Questo fatto porta ogni legislatura ad una lista di impasse decisionali, o ancor peggio può portare a scelte avventate, dettate dal bisogno di spuntare liste di cose da fare dettate, a suo tempo, da strategie e compromessi elettorali. Ciò nonostante non si ha l’intelligenza e l’umiltà di ascoltare e di condivide progetti o problematiche con chi le competenze invece le ha.

Ecco che per assurdo si potrebbe commissariare una banca, seppur liquida, bloccando i conti a tutti i correntisti e costringerli ad obbligare i propri soldi per anni con interessi ridicoli. Ma cosa sarebbe successo se, convertendo con un artifizio il credito d’imposta, questa banca fosse diventata creditrice dello Stato per 30 milioni di euro? Ve lo dico io, si sarebbe salvata con soddisfazione di clienti privati ed aziende. A quel punto si sarebbe anche potuto cambiare la governance, se ritenuta inadeguata.

Oppure potrebbe anche accadere che con una mano si sbandieri la volontà di volere un mercato delle telecomunicazioni libero e concorrenziale e con l’altra si sia costretti a cedere alle avance commerciali di un’azienda privata che di fatto detiene il monopolio per il problema di cui parlavo sopra, cioè l’incompetenza della politica, tutta, a progettare il futuro grazie a staff composti da tecnici e non costituiti in premio al lavoro svolto durante la campagna elettorale.

Ma le mie sono soltanto congetture…

Auguro un Buon Week End a tutti ed una azzurra vision…https://youtu.be/w1FLZPFI3jc

Francesco Chiari

 

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