Lorenzo Savorelli: lo sceriffo caduto dal cavallo

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San Marino. Quel dito medio all’indirizzo di un giornalista alzato durante il Meeting, alla fine gli è costata la fiducia del governo e del CCR. Lorenzo Savorelli, direttore generale se ne deve andare. Ma come in tutti i migliori intrighi, la storia è complicata.

Cominciamo con ordine. E cioè dal comunicato del CCR, che dopo essersi riunito lunedì pomeriggio e poi oggi, dalle 15 in poi, emette la sua sentenza: “Nel corso della riunione odierna il Comitato per il Credito e il Risparmio, nell’ambito delle proprie competenze istituzionali richiamate all’articolo 48 della Legge 29 giugno 2005 n. 96 e successive modifiche e integrazioni, dopo attenta discussione e valutazione, ha ritenuto di non poter considerare oggi esistente quel necessario e inabdicabile rapporto di fiducia che caratterizza la permanenza in servizio del Direttore Generale, dott. Lorenzo Savorelli. Per tali motivi il Comitato per il Credito e il Risparmio ha formalmente rivolto l’invito al Consiglio Direttivo di Banca Centrale a valutare l’immediata cessazione del rapporto lavorativo con il dott. Lorenzo Savorelli con le eventuali e consequenziali iniziative del caso.

Nella riunione è presente anche Grais, la cui posizione di presidente è fondamentale nell’ambito della discussione. Con la revoca del mandato a Savorelli, il potere passa al vice direttore Daniele Bernardi. Resta ora da vedere se e quanto costerà l’uscita di scena di Lorenzo Savorelli, che può rivendicare ancora 4 anni di contratto e relativo compenso. Ha però nei fatti violato il codice etico della Banca Centrale – quel dito alzato parla da solo – e questo potrebbe far risparmiare soldi al Paese. Di certo non sarà un addio indolore, altrimenti il dg avrebbe considerato l’idea di dimettersi, senza arrivare alla sfiducia, dopo che governo, maggioranza e opposizione gli avevano chiesto di andarsene. E che non sarà un addio indolore lo si capisce anche leggendo una notizia Ansa, lanciata da Milano alle 16 e 24, quindi con il Consiglio Direttivo ancora in corso. “La maggioranza del Governo di San Marino sembra spaccarsi e in queste ore – scrive l’Ansa senza citare la fonte – si sta consumando lo scontro tra l’esecutivo e i vertici della Banca Centrale che hanno puntato il dito sulla Cassa di risparmio e il suo management (tra cui Vladimiro Renzi padre del Reggente Nicola Renzi), colpevole del dissesto finanziario della città stato. Nella relazione che la Bcsm ha presentato al Ccr, secondo quanto si apprende, si preannuncia anche una dettagliata relazione che sarà inviata al Fondo Monetario Internazionale”.

Molte le imprecisioni: saltano subito agli occhi dei sammarinesi ma sono sconosciute alla stampa economica italiana. In ogni caso, il governo emette subito una nota di smentita.

“Il Congresso di Stato della Repubblica di San Marino smentisce categoricamente quanto riportato in una nota di una agenzia di stampa nella giornata odierna.
Nessuna spaccatura nella maggioranza che sostiene il Governo intento ad applicarne il mandato: salvaguardare il sistema bancario e finanziario della Repubblica insieme alla sua sovranità.
Per quanto riguarda le ricostruzioni in merito a supposte responsabilità pregresse del padre del Segretario di Stato Nicola Renzi, al quale il Governo esprime pieno sostegno e solidarietà per questo immotivato attacco, esse non hanno alcuna attinenza o legame con le decisioni assunte nella giornata odierna dal Comitato per il Credito e Risparmio nella sua interezza in piena autonomia, libertà di giudizio e senso di responsabilità.”

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