Il PSD sulla Catalogna: si innalzi la capacità politica

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San Marino. Il PSD (Partito dei Socialisti e dei Democratici) segue con grande attenzione e preoccupazione quanto sta avvenendo in Catalogna. Il primo pensiero non può che andare ai principi fondativi dell’Europa odierna, basati sulla democrazia e sul rispetto dei diritti umani. Come richiamato mercoledì scorso dal Commissario per i diritti umani Nils Muižnieks in una lettera al Ministro degli Interni spagnolo, è necessario “impedire l’acuirsi delle tensioni e della violenza. È inoltre necessario garantire che le forze dell’ordine rispondano pienamente delle loro azioni in modo da preservare la fiducia della popolazione nel loro lavoro”.

Il giorno dopo la sospensione della dichiarazione di indipendenza catalana esplicitata dal Presidente Puigdemont, al fine di permettere una negoziazione con Madrid, è altresì importante evidenziare che è stata la capacità di stare assieme tra comunità e culture diverse ad avere superato, in positivo, le pur legittime volontà di autodeterminazione. Questo accade quando nessuna delle parti si sente oppressa, non rispettata, impossibilitata nella sua inclinazione ad una identificazione da interpretare come valore culturale.

È da scongiurare la classica deviazione determinata dal cavalcare il nazionalismo o l’indipendentismo per motivi demagogici ed elettorali, che possono pagare sul breve termine, ma che inevitabilmente finiscono per seminare il fertile campo dell’odio e del risentimento, ponendo barriere che durano decenni.

Il Psd sostiene quindi i tentativi come quello del compagno Segretario del Partito Socialista spagnolo Pedro Sanchez il quale afferma giustamente che “l’importante non è discutere ciò che il governo dovrebbe fare se l’indipendenza fosse dichiarata, ma quello che può essere fatto per scongiurare che accada. Abbiamo ancora tempo” e se i catalani “non dichiareranno unilateralmente l’indipendenza, il Psoe sosterrà le giuste domande della Catalogna al Parlamento nazionale di Madrid”.

La storia è satura di vicende di separazioni tragiche, ma anche di riunificazioni di successo. Dovrebbe essere la soluzione ideale quella della sintesi e dell’unione nel rispetto di ognuno, della costruzione di ponti e della demolizione dei muri, della reciproca comprensione, che può prevedere una maggiore autonomia senza secessioni. Questa è la via scelta dal Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna lo scorso 3 ottobre, attraverso una risoluzione che impegna il Presidente della Regione Stefano Bonaccini a chiedere forme e condizioni particolari di autonomia nel quadro dell’Art.116 della Costituzione.

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