DIM: ascesa e caduta, la parabola di Capuano

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San Marino. Una storia piena di ombre e molte poche luci quella che DIM ricostruisce, oggi, in conferenza stampa, sulla vicenda di Raffaele Capuano. A cominciare dalla sua nomina e dalle sue dimissioni, due atti molto importanti, che le forze politiche hanno appreso dalla stampa e non dalle fonti istituzionali, come sarebbe doveroso. Altrettanto per il walzer di poltrone che ha visto, nel volgere di un mese o poco più, il trasferimento di alcuni membri del Consiglio direttivo di BCSM nel Cda di Carisp.

I rappresentanti di Rete e Movimento Democratico puntano il dito anche contro la famosa lettera di dimissioni, di cui esistono due versioni: quella che è stata mandata ai giornali e quella che è stata consegnata ai capigruppo. Nella prima, Capuano sottolinea motivazioni giuridiche ed economiche alla base della sua decisione. Ma l’aspetto economico scompare nella seconda. Evidentemente – né è convinto DIM – il nodo è tutto lì, in uno stipendio che veniva “aggiustato” con le risorse della Fondazione BCSM e che ora, con la Fondazione commissariata, non è più possibile fare. Rimane la domanda: gli aveva promesso qualcosa il governo? In ogni caso, il problema degli stipendi esiste.

Un altro aspetto è quello che emerge da una riunione del Consiglio Direttivo del 14 novembre scorso, quando Capuano aveva già annunciato di voler cessare la sua collaborazione perché in contrasto con la linea del governo. In effetti, la sua nomina avrebbe dovuto corrispondere ad un coinvolgimento diretto del MEF e di Bankitalia, cosa che non è avvenuta, proprio per le ragioni di cui sopra.

La perquisizione: secondo la ricostruzione di DIM, pare che le cose siano andate nella maniera giusta, ma sarebbe bene chiedere chiarimenti. Ovviamente agli organismi preposti, non scatenandosi sui social, che vengono usati solo per mistificare la politica e le istituzioni.

Infine l’attacco mediatico, che non è partito adesso: le notizie pilotate esistono da molto tempo. Non a caso, fanno notare quelli di Rete, esiste un loro esposto datato il marzo scorso, che non ha mai avuto risposta. Il servizio del Tg 5 è solo l’ultimo in ordine cronologico e anche la coalizione di maggioranza si è accorta che non è altro che “un attacco del sistema da parte di avvoltoi”. Il problema è un altro: chi ha preparato il terreno per gli avvoltoi?

La risposta, afferma DIM, è nelle scelte di politica bancaria e finanziaria del governo, nei decreti emessi nottetempo, nel debito pubblico, nel credito d’imposta per le banche, nella Centrale Rischi che è stata attivata quando si è avuta la certezza che le posizioni dei grandi debitori erano state estinte, nella voragine Carisp. Tutte scelte che hanno debilitato il sistema e hanno preparato il terreno agli avvoltoi.

“Non condividiamo l’atteggiamento vittimista del governo” hanno detto gli esponenti di DIM. “Ci voleva più dignità e bisognava affermare, una volta per tutte, la volontà di isolare le mele marce che hanno permesso l’indebitamento fino a questo livello. Avrebbe dovuto dire, il governo: facciamo un progetto comune per tracciare una strada alternativa, magari facendo tesoro delle segnalazioni che si fanno da mesi e valutando interventi, dall’interno, che possano iniettare un po’ di fiducia al Paese.”

 

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