FMI, la relazione di Celli in Consiglio

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Eccellenze, Colleghi Segretari di Stato, Membri del Consiglio Grande e Generale,

in primo luogo desidero mettere in evidenza l’importanza del dibattito che il Consiglio Grande e Generale si sta apprestando ad affrontare. La missione periodica condotta ai sensi dell’articolo 4 dagli esperti del Fondo Monetario Internazionale, rappresenta infatti l’occasione ideale per effettuare una analisi seria ed approfondita del quadro macroeconomico della Repubblica di San Marino e per svolgere un ragionamento concreto ed equilibrato sulle potenziali soluzioni da adottare per risolvere in via definitiva le problematiche tutt’ora esistenti.

Non è assolutamente mia intenzione entrare nella disputa tra coloro i quali, da un lato, sostengono in modo acritico che il Fondo Monetario abbia bocciato sonoramente l’azione del governo e chi invece, dall’altro lato, abbraccia in modo incondizionato il teorema della promozione a pieni voti dell’esecutivo.

Il compito del Fondo Monetario Internazionale, infatti, non è quello di bocciare o promuovere un Paese e il suo organo di governo, bensì è quello di raccogliere e elaborare dati e statistiche, esaminare nel dettaglio la situazione generale in termini economici e finanziari e fornire raccomandazioni e suggerimenti al fine di dare risposte efficaci alle criticità rilevate.

Nel corso del mio intervento cercherò di limitare al massimo posizioni di carattere autoreferenziale che avrebbero quale unico risultato l’acuirsi della conflittualità e l’amplificarsi delle distanze tra maggioranza e opposizione. Ritengo infatti che il Paese non tragga alcun beneficio da un eccessivo livello di contrapposizione politica su temi che sono strettamente attinenti alla vita presente e futura dell’intera comunità sammarinese. Auspico, perciò, che in Aula Consiliare si possa affermare un dibattito maturo, responsabile e costruttivo che, partendo da una analisi complessiva dell’odierno contesto economico e finanziario, possa portare tutte le rappresentanze consiliari a riflettere con la necessaria attenzione e la giusta sensibilità sulle azioni che il ceto politico dovrà intraprendere, già a partire dalle prossime settimane, per portare a compimento il processo di risanamento, trasformazione e rilancio del Paese, su cui lo stesso Fondo Monetario Internazionale ci invita ad andare avanti con ancora più determinazione rispetto a quella che abbiamo dimostrato sino ad oggi.

Gli esperti del Fondo Monetario Internazionale, all’interno della dichiarazione conclusiva, delineano un andamento del quadro macroeconomico moderatamente positivo. Nel biennio 2016 (+2%) – 2017 (+1,5%) si è registrato un tasso di crescita del prodotto interno lordo di circa 3,5 punti percentuali, con una tendenza complessivamente uniforme ai livelli di crescita economica dei Paesi dell’Eurozona. Per il 2018 e il periodo successivo, le proiezioni del Fondo Monetario Internazionale indicano un incremento del prodotto interno lordo lievemente superiore all’1%, tuttavia va puntualizzato che tali proiezioni non tengono conto degli effetti positivi che potrebbero derivare da alcune importanti iniziative imprenditoriali in corso di definizione nel comparto commerciale (polo della moda) e nel settore bancario (ingresso di nuovi investitori esterni).

L’economia sammarinese ancora oggi cresce ad un ritmo troppo lento, questo è un dato di fatto che il governo intende responsabilmente riconoscere. Con altrettanta responsabilità, però, vanno rimarcati gli incoraggianti segnali di ripresa relativi agli esercizi 2016 e 2017 che fotografano l’immagine di un Paese che non solo non sta saltando per aria come alcuni osservatori interni ed esterni stanno artatamente tentando di far trasparire, ma un Paese che sta reagendo con coraggio e determinazione. Sia chiaro, il sentiero che abbiamo di fronte a noi resta particolarmente stretto e tortuoso.

Va rafforzata la consapevolezza, a livello politico e sociale, della complessità della situazione economica e finanziaria con cui la Repubblica di San Marino sta attualmente facendo i conti e con cui dovrà fare i conti anche nel prossimo futuro.

Va tenuto conto poi che, oltre ai fattori di criticità endogeni che verranno approfonditi nel corso del mio riferimento e credo a ragion veduta anche durante la discussione consiliare, ci sono diversi fattori esogeni che potrebbero impattare negativamente sulla congiuntura economica del nostro Paese, come ad esempio una improvvisa frenata della crescita economica europea e mondiale, oppure le incertezze e il disorientamento che potrebbero scaturire da un quadro politico della vicina Italia, contrassegnato dall’instabilità in seguito alla consultazione elettorale del prossimo 4 marzo.

È innegabile, ad ogni modo, che permangano significativi problemi sistemici e il Fondo Monetario Internazionale opportunamente li rileva con chiarezza e incisività. Occorre affrontare queste problematiche con rigore, equilibrio e tempestività, non offrendo spazio ad ulteriori ritardi che arrecherebbero con ogni probabilità conseguenze negative all’andamento economico generale dei prossimi anni.

In particolare emerge la necessità e l’urgenza di stabilire una strategia complessiva per dare una soluzione definitiva e permanente alle criticità che continuano ad affliggere il settore bancario. Gli esperti del FMI ci mettono in guardia dai rischi derivanti da un possibile non completamento del processo di ristrutturazione del settore bancario e in particolare di Cassa di Risparmio. È indispensabile agire immediatamente per ripristinare la fiducia nel sistema bancario e per riattivare la leva del credito a supporto del mondo dell’impresa.

Il completamento del processo di ristrutturazione del settore bancario rappresenta senza alcun dubbio la priorità delle priorità nell’agenda politica del governo per il 2018. Il FMI evidenzia che – riporto testualmente – “i problemi del settore bancario, accumulatisi nell’ultimo decennio, hanno comportato costi elevati per lo Stato”. La scelta di fondo del governo, durante l’anno 2017, è stata quindi quella di far emergere in modo chiaro e trasparente, sia in termini quantitativi che qualitativi, la dimensione delle problematiche riguardanti il settore bancario. Prima di definire la terapia, infatti, va individuata la malattia attraverso una diagnosi attenta e meticolosa. In tal senso va interpretato positivamente il passaggio della dichiarazione conclusiva in cui si afferma che “i recenti sforzi compiuti dalle autorità per identificare i problemi sono accolti con favore e le stesse autorità riconoscono la necessità di affrontarli in modo determinato”. D’altra parte, non può esserci soluzione definitiva e permanente, se prima non si qualifica e quantifica il problema da risolvere. È assolutamente vero che l’azione del governo orientata all’emersione di tutte le criticità presenti in ambito bancario e finanziario abbia generato una fase di incertezza e precarietà. Siamo altresì consapevoli che le scelte assunte nel corso del 2017 abbiano determinato il lieve rallentamento della crescita economica a cui correttamente fa riferimento il Fondo Monetario Internazionale nella sua dichiarazione conclusiva. Siamo tuttavia convinti che non ci fossero alternative, occorreva segnare un punto di rottura e di discontinuità con il passato e il governo così ha agito. Il processo di ristrutturazione del settore bancario, per avere credibilità a livello internazionale, non può prescindere da una preliminare evidenziazione di tutte le criticità presenti, a partire dal riconoscimento formale delle perdite, come peraltro raccomandato dagli esperti del FMI.

Quindi, è condivisibile il richiamo contenuto nella dichiarazione conclusiva del FMI volto a sottolineare la necessità e l’urgenza di definire una strategia complessiva e organica per il settore bancario che identifichi soluzioni permanenti finalizzate alla minimizzazione dei costi per i contribuenti, alla salvaguardia della stabilità finanziaria e a garantire la solvibilità e l’efficienza delle istituzioni bancarie. In tale ottica il piano operativo su cui si concentrerà l’impegno del governo nei mesi a venire non solo dovrà portare ad un riconoscimento formale delle perdite come peraltro già ho sostenuto in precedenza, ma dovrà prevedere interventi diretti a promuovere una pronta ricapitalizzazione delle banche, a favorire una efficace risoluzione dei crediti deteriorati e a migliorare ed implementare la trasparenza e l’accountability con l’obiettivo di rendere più adeguata e competitiva l’infrastruttura del settore bancario e finanziario.

Il primo passo da compiere nel dare attuazione al piano operativo consiste nell’ultimazione del processo di valutazione degli attivi, asset quality review.

La Banca Centrale ha assunto l’impegno di completare l’esercizio Aqr entro e non oltre la prima metà del mese di aprile. In questo arco temporale di circa 4 mesi, l’autorità di vigilanza avrà la possibilità di aggiornare i dati a propria disposizione, attualmente relativi all’anno 2016, sulla base delle evoluzioni e delle tendenze che si sono materializzate nel corso del 2017. In questo periodo inoltre i singoli soggetti vigilati si confronteranno bilateralmente con l’autorità di vigilanza per condividere le risultanze delineate dall’Aqr e per impostare i piano di rimedio e di rilancio con cui dare una riposta precisa alle carenze patrimoniali, gestionali e organizzative messe in luce dall’Aqr.

Al termine di questo processo, finalmente, verrà messa a disposizione del governo e di tutti gli stakeholders una fotografia dettagliata delle reali condizioni del settore bancario sammarinese e, partendo da questa fotografia, si dovranno definire e realizzare gli interventi necessari a potenziare la solidità patrimoniale, l’efficienza industriale e più in generale la competitività degli istituti di credito del nostro Paese.

            Le banche sammarinesi dovranno, in stretta sinergia con la Banca Centrale, identificare una strategia seria e credibile per attivare il processo virtuoso di risanamento dei propri bilanci.

Le ricapitalizzazioni dovranno avvenire in un lasso di tempo piuttosto breve, al massimo entro il primo trimestre del 2019 per quanto concerne l’adeguamento ai coefficienti patrimoniali attualmente previsti dalla normativa primaria e secondaria sammarinese; l’uniformazione alle indicazioni dettate dalle regole in materia di vigilanza bancaria predisposte dal Comitato di Basilea, si confida possa avvenire in un periodo congruo (almeno un triennio) e compatibile con le odierne caratteristiche strutturali del settore bancario locale.

Il governo sostiene che i piani di ricapitalizzazione delle banche debbano fondarsi, in via prioritaria, su soluzioni di mercato, con iniezioni di capitale effettuate dalle attuali proprietà o attraverso l’ingresso di nuovi investitori esterni. Il supporto al settore bancario mediante l’uso di risorse pubbliche si deve limitare a istituti bancari di rilevanza sistemica e in particolare a Cassa di Risparmio. Come già affermato in precedenza, gli oneri a carico dei contribuenti devono essere ridotti al minimo.

I piani di ricapitalizzazione, inoltre, dovranno essere accompagnati dalla adozione di piani industriali orientati alla trasparenza e all’efficienza, con l’obiettivo di riportare le banche a generare utili già a partire dall’esercizio 2019. In questa ottica va considerata di fondamentale importanza la raccomandazione del FMI rispetto alla necessità di rafforzare la governance delle banche, ivi compresa la gestione dei rischi, e assoggettare i nuovi management e anche quelli esistenti a rigorosi requisiti di onorabilità e professionalità.

 Il processo di ristrutturazione del settore bancario, infatti, non può prescindere dal coinvolgimento di figure professionali dotate di consolidata esperienza e di elevati livelli di competenza tecnica, cosa che peraltro sta già avvenendo nella maggior parte dei soggetti vigilati e ciò va valutato positivamente.

Una strategia complessiva di ristrutturazione del settore bancario e finanziario deve necessariamente coincidere con un progetto serio e credibile volto a ridurre in modo consistente l’incidenza dei crediti deteriorati nel medio termine. In tal senso le raccomandazioni del FMI vanno tenute in considerazione e in particolare va assunto un impegno preciso da parte del governo a realizzare, entro il primo semestre del 2018, le opportune modifiche legislative alla disciplina fiscale e giuridica riguardante la cessione dei crediti deteriorati e a riformare l’impianto normativo, ormai obsoleto, che regolamenta i regimi di insolvenza e dell’esecuzione del credito.

Queste innovazioni legislative dovranno creare le condizioni affinché la risoluzione del problema NPL si concretizzi in modo efficace e tempestivo, permettendo alle banche di rimuovere gli attivi non fruttiferi dal bilancio, migliorandone da subito la redditività e rendendole meno vulnerabili alla contrazione dei finanziamenti.

Per la gestione e il recupero dei crediti deteriorati il governo ritiene auspicabile la costituzione, entro e non oltre il mese di settembre dell’anno corrente, di un veicolo di sistema, nella forma di un asset management company (AMC) promossa dalla Banca Centrale, partecipata su base volontaria da ciascun soggetto vigilato per la propria quota parte e garantita direttamente o indirettamente dallo Stato.

Naturalmente, la riforma del settore bancario avrà come suo epicentro la profonda ristrutturazione di Cassa di Risparmio. Dopo aver identificato la dimensione del problema nel 2017, ora occorre che la governance e il management diano velocemente sostanza al piano industriale al fine di riportare la Cassa di Risparmio a generare utili, attraverso la riduzione degli elevati costi di gestione e l’impostazione di un nuovo modello di business.

Con un bilancio totalmente risanato e con la progressiva implementazione del piano industriale, Cassa di Risparmio sarà posta nelle condizioni oggettive di poter essere ricapitalizzata adeguatamente attraverso l’intervento dello Stato. Con questa strategia si eviterà di correre il rischio di collocare significative risorse pubbliche, come d’altronde accaduto anche nel recente passato, all’interno di una azienda insalubre.

Desidero sottolineare che a livello di governo, ad oggi, non è mai stato affrontato il tema della “rapida ri-privatizzazione” di Cassa di Risparmio, che al momento consiste in una raccomandazione espressa dagli esperti del FMI all’interno della dichiarazione conclusiva.

La ristrutturazione del settore bancario, inoltre, non potrà non prevedere una radicale riforma della Banca Centrale da completarsi inderogabilmente entro il 2018, attraverso un rafforzamento delle sue funzioni di regolamentazione e supervisione per migliorare la vigilanza sul sistema bancario, per sviluppare la capacità di monitoraggio e gestione dei rischi sistemici e per assicurare la stabilità finanziaria del Paese.

Infine, va irrobustita l’azione tesa al rilancio e al riposizionamento internazionale del settore bancario sammarinese e in tal senso il governo riconferma la validità delle linee di indirizzo presentate dalla Segreteria di Stato per le Finanze ed il Bilancio e approvate dal Consiglio Grande e Generale nella sessione consiliare dello scorso mese di giugno e rimarca l’importanza strategica della stipula del memorandum d’intesa con la Banca d’Italia e dell’accordo di associazione con l’Unione Europea.

Se la riforma del settore bancario rappresenta il pilastro fondamentale su cui basare il processo virtuoso di risanamento, trasformazione e rilancio della Repubblica di San Marino, non vanno trascurate in alcun modo le raccomandazioni degli esperti del FMI inerenti le politiche di bilancio.

Alla luce dell’inevitabile aumento del debito pubblico causato dai costi di ricapitalizzazione delle banche, occorre continuare a gestire il bilancio pubblico con i criteri del rigore, della prudenza e dell’equilibrioGli aggiustamenti fiscali di carattere straordinario previsti per l’esercizio finanziario 2018 consentono di raggiungere il risultato di un bilancio quasi in pareggio, con il conseguente positivo decremento nel medio termine del rapporto debito-prodotto interno lordo.

Tuttavia, la guardia non va abbassata e vanno portati a compimento alcuni interventi di carattere strutturale per garantire al quadro generale della finanza pubblica un equilibrio di lungo periodo e una sostenibilità di massima in caso di ricorso a qualsiasi forma di finanziamento. Assume, in tal senso, primaria importanza la prosecuzione dell’attività di riqualificazione della spesa pubblica, con l’obiettivo di ridurre l’incidenza percentuale della spesa corrente come stabilito dagli impegni introdotti con la legge di assestamento al bilancio di previsione 2017 e di colpire le aree di spesa improduttiva, con particolare riferimento agli sprechi e ai privilegi che ancora sono largamente diffusi nell’amministrazione dello Stato.

 Entro il mese di aprile il governo presenterà al Consiglio Grande e Generale un piano di interventi che dovranno consentire nel triennio 2018-2020 di portare l’incidenza percentuale della spesa corrente sulla spesa complessiva all’80%, e il monitoraggio sull’andamento della spesa pubblica dovrà diventare un’attività da esercitare in modo permanente affinché possa progressivamente far migliorare la qualità del modo in cui vengono utilizzate le risorse pubbliche.

Intendendo eliminare le misure fiscali straordinarie (patrimoniale e minimum tax) per l’esercizio finanziario 2019, il governo ha iniziato un ragionamento concreto sulle scelte politiche e legislative da adottare per ottenere un consolidamento fiscale di tipo strutturale.

            L’entrata a regime delle riforme delle pensioni e delle imposte indirette, il cui iter normativo dovrà essere completato entro il 2018, determinerà un importante impatto positivo sul quadro generale della finanza pubblica.

 Va poi rivisto, almeno su un triplice livello, l’impianto normativo della legge tributaria del 2013. L’individuazione di strategie funzionali all’allargamento della base imponibile, l’aumento della progressività nell’applicazione delle aliquote e la robusta implementazione degli strumenti usati per l’attività di accertamento tributario, sono tre ambiti di azione da esplorare immediatamente che potrebbero produrre un notevole incremento, nel breve e medio termine, delle entrate fiscali.

L’equilibrio strutturale del quadro generale della finanza pubblica rappresenta il baricentro su cui impostare una politica di bilancio seria e realistica, soprattutto perché va ribadito con forza che è impossibile poter immaginare una fase di crescita solida e duratura senza avere, quale condizione preliminare, i conti in ordine. Un bilancio in equilibrio rappresenta lo strumento indispensabile per praticare una politica economica più coraggiosa, più attenta agli investimenti e in grado di preservare l’erogazione di servizi di qualità da parte dell’amministrazione.

Come già sostenuto il precedenza, il governo non è assolutamente soddisfatto del trend di crescita del biennio 2016-2017 e delle proiezioni relative al biennio 2018-2019. Il Paese sta ripartendo, è vero, ma cresce ancora troppo lentamente ed è assoggettato a troppi rischi, endogeni e esogeni, che possono determinare una revisione al ribasso del tasso di incremento del prodotto interno lordo.

 Va impostata una politica economica che sappia garantire un livello di crescita consistente, sostenibile e duraturo. La crescita dovrà evidentemente puntare sulla competitività di sistema e dovrà essere una competitività regolamentata, ordinata e non selvaggia. Il modello di crescita dei prossimi anni dovrà puntare a far tornare i livelli di produzione della ricchezza a quelli antecedenti alla crisi iniziata nell’ultimo trimestre del 2008, ma contestualmente dovrà delineare una visione inclusiva della società: la crescita infatti può e deve diventare uno strumento formidabile a supporto della battaglia contro ogni forma di povertà, disuguaglianza, discriminazione ed emarginazione, uno strumento formidabile a sostegno delle fasce sociali più deboli.

Perciò, il governo è fortemente impegnato per l’affermazione di un modello di sviluppo fondato sulla legalità, sulla trasparenza e sulla piena integrazione con la comunità internazionale; un modello di sviluppo che sia moltiplicatore di opportunità occupazionali per la popolazione sammarinese; un modello di sviluppo che sia generatore di prosperità, diffondendo una moderna cultura del lavoro basata su una piattaforma condivisa di diritti e di doveri, rispettando l’ambiente e più in generale assicurando a tutti i cittadini una elevata qualità della vita.

 L’azione del governo, in questo primo anno di legislatura, ha avuto il merito di realizzare alcune iniziative interessanti, e valutate positivamente anche dagli esperti del FMI, per rendere più semplice e più conveniente l’esercizio di attività imprenditoriale in territorio sammarinese. Alcuni progetti sono in itinere, altri ancora in fase di elaborazione.

Indubbiamente va sottolineata la necessità di intensificare l’azione del governo sul terreno della riattivazione delle leve della crescita. Ciò che è stato compiuto fino ad ora è importante e non va in alcun modo sottovalutato, ma non basta, è solo la prima parte di un’opera molto complessa e articolata che dovrà condurre alla formazione di un ambiente confortevole e attrattivo per chi intende svolgere attività economica a San Marino.

Tra le principali aree di intervento su cui il governo intende conseguire risultati concreti entro il 2018 desidero mettere in evidenza:

  1. La creazione dell’Agenzia per lo Sviluppo, che permetterà di condurre, in stretta sinergia con i rappresentanti del corpo diplomatico, una utile attività di promozione internazionale del sistema economico sammarinese con l’obiettivo di stimolare l’insediamento di investimenti esteri in territorio;
  2. Il rafforzamento dello strumento delle “residenze elettive” e il progressivo ampliamento dell’apertura del mercato immobiliare ai forensi;
  3. La riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali con l’obiettivo di facilitare ulteriormente l’incontro tra domanda e offerta, di incentivare la stabilizzazione dei rapporti di lavoro e la limitazione di tutte le forme di precarietà, di rivedere gli strumenti di protezione sociale in favore dei disoccupati, legandoli maggiormente a percorsi di riqualificazione e di formazione professionale;
  4. L’istituzione dello Sportello Unico per le imprese, che semplificherà notevolmente il rapporto tra pubblica amministrazione e operatori economici, riducendo gli oneri burocratici a carico di aziende e cittadini;
  5. Il riordino, la semplificazione e l’efficientamento delle agevolazioni fiscali a favore delle imprese;
  6. Il potenziamento della rete di accordi commerciali, di intese contro le doppie imposizioni e per la promozione e la protezione degli investimenti e di memoranda of understanding, con tutti gli Stati e le banche centrali che vengono ritenuti nevralgici per le prospettive economiche e finanziarie sammarinesi;
  7. L’avvio della progettazione e della realizzazione, anche attraverso l’emissione di appositi bandi di concorso internazionali e avvalendosi dello strumento della “finanza di progetto” per rendere possibile una sinergia tra pubblico e privato, di alcune infrastrutture strategiche: 1) parcheggio multipiano di Borgo Maggiore; 2) campus scolastico nella zona di Fonte dell’Ovo; 3) nuova struttura ospedaliera; 4) sviluppo dell’aviosuperficie di Torraccia;
  8. La definizione di un piano organico di riqualificazione dell’offerta turistico-commerciale, con particolare attenzione al Centro Storico della Città di San Marino, che tracci le seguenti linee di intervento: 1) implementazione dell’attività congressuale e, più genericamente, di iniziative legate all’intrattenimento, con la nuova gestione del Kursaal; 2) programmazione di eventi di alta qualità attraverso un coordinamento formale e sostanziale tra Ufficio del Turismo e operatori del settore; 3) riconoscimento di incentivi ad operatori del comparto che intendono innovare e riqualificare la propria attività; 4) identificazione di almeno due aree del territorio in cui prevedere l’insediamento di infrastrutture alberghiere di lusso con l’obiettivo di fondo di incentivare il turismo stanziale e di puntare su un target di turista ad elevata propensione al consumo.

Al termine della sintetica illustrazione dell’agenda delle priorità sui si focalizzerà l’impegno del governo durante il 2018, svolgo alcune considerazioni sul delicato argomento delle modalità con cui si intende reperire le risorse necessarie a portare a compimento il processo di ristrutturazione del settore bancario e, in termini più ampi, la riorganizzazione dell’intero Paese. Non ci sono soluzioni preconfezionate, questo deve essere chiaro. Il governo sta valutando una serie di opzioni, che al momento opportuno verranno sottoposte all’attenzione di tutte le rappresentanze consiliari.

Il suggerimento degli esperti del Fondo Monetario Internazionale teso a perseguire una diversificazione nelle forme di finanziamento, è assolutamente condivisibile e il governo, seppure con rigore e prudenza, intende muoversi in questa direzione, prendendo in esame più opzioni che vanno dal sostegno di organizzazioni internazionali, all’emissione di debito sovrano, all’esplorazione di eventuali molteplici prestiti bilaterali da parte di entità sovrane, fino all’ipotesi di far ricorso alle risorse attualmente presenti nel Paese.

Il ricorso a un programma di assistenza tecnica e finanziaria del FMI, attualmente, rappresenta una mera ipotesi di lavoro che non va scartata a priori, ma richiede un importante approfondimento a livello politico e sociale. Su una simile prospettiva, ancora tutta definire, occorre ricercare il più ampio coinvolgimento possibile delle forze politiche, delle organizzazioni sindacali e delle associazioni datoriali. Scelte assunte unilateralmente sarebbero incomprensibili e difficilmente digeribili per l’intera comunità sammarinese.

Senza alcun dubbio la collaborazione con il FMI va irrobustita, l’ausilio tecnico offerto dai suoi esperti può rappresentare un significativo valore aggiunto per la Repubblica di San Marino, soprattutto in un’ottica di accreditamento internazionale del processo riformatore che il governo sta mettendo in campo dal giorno del suo insediamento.

Con la cabina di regia del FMI, inoltre, potrebbe configurarsi la possibilità che sia un pool di organizzazioni internazionali a supportare le esigenze finanziarie del nostro Paese. Mi riferisco, a titolo meramente esemplificativo, a B.E.I., I.F.C., E.B.R.D.

Deve essere chiaro all’Aula Consiliare, che il governo non ha assunto un orientamento definitivo rispetto allo scenario del ricorso al supporto del FMI. È una decisione su cui nelle prossime settimane andrà sviluppato un confronto serio e responsabile con tutte le forze politiche e le parti sociali. Però colgo questa occasione per sottolineare che il FMI non è il problema, bensì può rappresentare un’opportunità o meglio, una – non l’unica, è vero – delle possibili soluzioni al problema.

Le opzioni di finanziamento, comunque, andranno inserite in un quadro generale della finanza pubblica fondato sul principio della sostenibilità del debito. Ciò significa che in termini politici e economici si deve agire nella direzione di:

– garantire un risultato positivo dell’avanzo primario, cioè la differenza fra entrate e spesa pubblica al netto del costo del debito pubblico;

– mantenere il pagamento degli interessi a un livello realistico;

– assicurare la capacità dello Stato di pagare le obbligazioni in scadenza, riducendo notevolmente il rischio di rinnovo della posizione;

– rendere il debito pubblico sostenibile anche in caso di shock negativi.

È difficile identificare esattamente quale sia, in questo momento, l’ordine di grandezza per stabilire il livello prudente e sostenibile del debito pubblico per la Repubblica di San Marino.

I fattori che incidono sull’identificazione di questo parametro sono la crescita, i tassi di interesse e la capacità di accesso al mercato. Più è elevata la crescita, più sono bassi i tassi di interesse e migliore è la capacità di accesso al mercato, più alto può essere il livello prudente e sostenibile del debito.

Resta il fatto che è prioritario assicurare la sostenibilità del debito, poiché viceversa potrebbero esserci pesanti conseguenze in termini di:

– limitazione della portata della spesa pubblica a causa di elevate rate di interessi;

– minacce alla stabilità macroeconomica a causa delle pressioni sulla domanda e degli effetti di ricaduta sul settore bancario;

– vincolo alla spesa pubblica durante gli shock imprevisti;

– iniziative correttive che possono comportare l’esclusione di rilevanti voci di spesa.

Il ricorso al debito, pertanto, va necessariamente inserito all’interno di un piano di stabilità nazionale che permetta di garantirne la sostenibilità.

Solo così la Repubblica di San Marino si potrà presentare con le carte in regola non solo agli occhi del Fondo Monetario, ma anche dell’intera comunità internazionale e della comunità degli investitori.

 La ristrutturazione del settore bancario, la radicale revisione della Banca Centrale, in particolare il rafforzamento delle sue funzioni di vigilanza, la gestione prudente e rigorosa della finanza pubblica, le riforme strutturali e le politiche per lo sviluppo, sono i cinque pilastri su cui il piano di stabilità nazionale dovrà indicare linee di intervento precise e dettagliate, definendone modalità e tempistiche di realizzazione.

Ci troviamo di fronte ad una sfida inedita; ci troviamo di fronte alla necessità di risolvere molto velocemente problemi di notevole dimensione; perciò occorre che l’intera classe politica e in primo luogo chi ha responsabilità di governo mostri la consapevolezza della complessità e della gravità della situazione economica, finanziaria e sociale, nell’ambito della quale ci si trova ad esercitare l’impegno civile e politico all’interno delle istituzioni democratiche.

Eccellenze,  Colleghi Segretari di Stato, Membri del Consiglio Grande e Generale,

non è mio compito e non è mia intenzione rivolgere alcun invito all’abbassamento dei toni. È legittimo che l’opposizione svolga il proprio ruolo di controllo sull’operato del governo, anche se talvolta utilizzando degli strumenti ed un linguaggio che lasciano, a dir poco, un filo di amarezza e diverse perplessità sulle effettive finalità.

Non è il tempo delle recriminazioni, è il tempo di guardare avanti e quindi manifesto il mio auspicio e l’auspicio del governo di cui ho l’onore di fare parte, affinché ci possa essere almeno il buonsenso sufficiente per ricercare un livello minimo di condivisione di quella consapevolezza della difficile situazione del Paese cui facevo riferimento poco fa. Il condividere questa consapevolezza rappresenta il primo, essenziale, passo in avanti per impostare in termini politici una dialettica seria, costruttiva e responsabile, al fine di avviare un confronto positivo e propositivo nel generale interesse della comunità sammarinese. Un ragionamento che dovrà coinvolgere l’intero arco parlamentare, allargandolo immediatamente ai rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro e alla società civile. Nessuno si dovrà sentire escluso dall’imponente, e per certi versi entusiasmante, processo di risanamento, trasformazione e rilancio che dovrà consentire di disegnare una prospettiva credibile e sostenibile per la Repubblica di San Marino e la sua popolazione. Politica, sindacati, imprenditori, professionisti, liberi cittadini, dovranno essere posti nelle condizioni per contribuire attivamente alla definizione del piano di stabilità nazionale, quale piattaforma progettuale su cui delineare il perimetro dell’azione del governo per il 2018 e per gli anni successivi.

È logico che al termine di questa fase di confronto, sarà diritto e dovere del governo individuare una sintesi conclusiva, presentandosi in Aula Consiliare con una sua proposta di piano di stabilità nazionale.  La speranza, tuttavia, è che si possano trovare sostanziali elementi di condivisione e in tal senso fin da ora assicuro il massimo impegno del governo a prestare adeguata attenzione a tutti i contributi che giungeranno dalle forze di opposizione e dalle parti sociali.

IL SEGRETARIO DI STATO Simone Celli 

 

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