Spesa pubblica troppo alta, si studiano i tagli

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San Marino. Bisogna risparmiare. Lo si dice da anni, ma entrare in quell’ordine di pensiero non è facile. Ridurre la spesa pubblica. Questo è l’imperativo. Nel 2016, è arrivata a toccare 485 milioni e il bilancio dello stato non può più permettersela. Le spese per il personale sono leggermente calate negli ultimi tempi, in senso generale, ma la sanità assorbe ancora l’83,40 per cento delle risorse, ed è forse il settore più delicato su cui intervenire. Infatti, la relazione prodotta dal gruppo misto formato dalle realtà economiche e sociali, ha consegnato al Congresso di Stato un tomo di 320 pagine, dove le differenze di impostazione sono rimaste inalterate. Ma l’obiettivo non può essere eluso: bisogna diminuire la spesa.

Pensare solo ai tagli degli stipendi, che peraltro è materia contrattuale. è riduttivo e inaccettabile, bisogna intervenire con riforme strutturali in grado di garantire il risparmio. Nella relazione si legge che un maggiore controllo è imprescindibile anche su ogni nuova legge, decreto o regolamento, il quale dovrà essere considerato nullo senza l’accertamento in via preliminare della copertura finanziaria. Se ci è concessa una postilla, bisognerebbe anche considerare le conseguenze che ogni provvedimento andrà a causare, non solo il costo tout court.

Riguardo alle retribuzioni, materia assolutamente sindacale, si parla di allineamento al settore privato. Anche questo è un argomento di cui si parla da molti anni, citato in molti programmi di governo, ma in effetti si sono visto ben scarsi risultati. Reevisione del part-time; flessibilità e riorganizzazione degli orari; rimodulazione dell’apertura degli uffici pubblici; congelamento degli aumenti retributivi; riduzione delle festività, dell’indennità di funzione, dell’indennità di reperibilità e riduzione del 20% degli straordinari; nuova normativa sulle missioni e trasferte: parlare di questo è una vera rivoluzione culturale per la quale occorre prima di tutto una condivisione totale, altrimenti si rischia di bloccare il Paese.

L’altro argomento forte è la privatizzazione di alcuni servizi. Il ragionamento di base, è giusto, perché non è necessario che tutto venga erogato dallo Stato. In questo caso è importante non svendere i gioielli di famiglia.

Terreno minato anche su Banca Centrale, divenuta elefantiaca e, vista la riduzione del comparto bancario finanziario, non così essenziale; sulla razionalizzazione delle spese ISS e sulla riforma previdenziale. Argomenti sui quali c’è più di un nervo scoperto.

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