Il governo replica alla CSU: i numeri non sono opinioni

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San Marino. In risposta all’ennesimo comunicato della Csu sui dati occupazionali, precisiamo quanto segue. Anzitutto, ci auguriamo possa terminare presto questa imbarazzante querelle sull’interpretazione di dati che, oggettivamente, come abbiamo già detto, sono positivi per il sistema economico e quindi dovrebbero semplicemente generare apprezzamento e soddisfazione, in primis da parte del sindacato. L’occupazione cresciuta di 485 unità in un anno (+3,2%, un livello che fuori da qua molti si sognano) e la disoccupazione in senso stretto che cala a livelli che non vedevamo dal 2012 sono due dati oggettivi e inconfutabili che un sindacato normale dovrebbe prendere con soddisfazione. E invece…

Prendiamo atto che per il sindacato l’economia funziona in maniera meccanica e che quindi, con assoluta certezza matematica, le imprese avrebbero assunto lavoratori una pari quota di residenti se non avessero potuto assumere frontalieri. Una opinione che sa di preveggenza, ma assolutamente campata per aria e non basata su alcuna evidenza. Non a caso, lo stesso Fondo Monetario aveva sottolineato, nella sua ultima visita, che la crescita occupazionale nel 2017 stava rallentando in assenza di ulteriori interventi, ad ulteriore dimostrazione che il solo mercato del lavoro residente non era in grado di dare alle imprese le risposte necessarie al proprio sviluppo. Se la crescita occupazionale invece si mantiene così sostenuta anche nel 2018, potendo, se i dati saranno confermati, generare una crescita del PIL più forte di quella prevista dal Fmi stesso, crediamo che la risposta stia anche nella possibilità che abbiamo dato alle imprese di assumere le risorse umane che ritengono più adatte per la propria crescita, senza divieti, favorendone così lo sviluppo e generando occupazione anche per i lavoratori residenti in territorio.

È solo la crescita delle imprese che può dare sviluppo e occupazione ai sammarinesi e residenti, non certo un effetto “sostituzione” completamente anacronistico. Prendiamo altresì atto, rispetto alle analisi fatte dal sindacato sul numero delle imprese, che evidentemente per il sindacato le imprese nascono per aprire e chiudere nel corso di un anno in maniera ciclica. Un altro punto di vista che non ha alcuna base economica.

Dal nostro punto di vista una impresa nasce per rimanere aperta, non per chiudere volutamente a Dicembre. Se chiude a Dicembre, il problema sta altrove, nel fatto che evidentemente non riesce a stare in piedi per problemi di mercato. Elemento che purtroppo ancora si viveva fino all’anno passato (che comunque ha registrato complessivamente 5 imprese in più del 2016, dopo anni di segni meno). Se la ripresa si consoliderà, come sembra, verosimilmente meno imprese chiuderanno e le 73 imprese in più che registriamo da inizio anno si manterranno attive, magari accompagnate da altre nuove imprese che nel mentre apriranno.

Siamo contenti e felici, in conclusione, del supporto che stiamo dando alle imprese del comparto manifatturiero, così come a quelle degli altri comparti, che stanno crescendo e investendo. Sia attraverso le varianti di Prg sia attraverso l’intervento sul credito agevolato, sia attraverso gli sforzi per realizzare lo Sportello Unico, le liberalizzazioni, ecc… Una crescita e sviluppo che ovviamente non dipende dal Governo, che può però supportarle con decisione ed efficienza come stiamo facendo. Un sindacato normale apprezzerebbe e sosterrebbe tutto questo. Qua invece arrivano le critiche, ovviamente senza alcuna proposta alternativa.

Ufficio stampa del Congresso di Stato

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