Ancora una moria di pesci nel torrente Ausa

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San Marino. Chiare. Fresche, dolci acque. Solo immagini poetiche. Nella realtà, le acque del torrente Ausa sono mefitiche. In questi giorni, si poteva respirare un forte odore di liquami, l’acqua era molto torbida e su di essa navigavano decine di pesci morti. È lo scenario che si presenta nella parte nord del parco Ausa, a Dogana, causato da scarichi che proprio non dovrebbero esserci e che dovrebbero essere convogliati verso un depuratore. “Sono anni che segnaliamo i danni creati da questi scarichi – spiega Sandro Casali, del Centro Naturalistico – continuiamo a lavorare su opere per il ripopolamento del torrente ma se non si interviene sulle fognature è tutto inutile”. La stessa denuncia che porta avanti da tempo anche il Capitano di Castello Vittorio Brigliadori.
In effetti è perfettamente inutile fare interventi sulla fauna acquatica, se le acque sono  avvelenate. Nella fattispecie, i pesci erano stati introdotti poco più di un anno fa, in base allo stesso progetto di ripopolamento che ha visto, il mese scorso, liberare mille avannotti nel torrente di Gorgascura. Per fortuna, quella è ancora una zona molto selvaggia, con pochissime abitazioni e nessuna attività produttiva, per cui c’è speranza che il progetto abbia buon esito. Intanto, a Serravalle, chi abita in prossimità del torrente Ausa, non può fare altro che lamentarsi del fetore. Per tutti gli utenti del parco, prezioso polmone verde in una zona densamente abitata, il rammarico di vedere così degradato un ambiente che dovrebbe essere l’emblema della salubrità.

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