Roberto Ciavatta: “Siamo sotto attacco, ma non cambiamo!”

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San Marino. Roberto Ciavatta prende la parola per secondo, dopo Emanuele Santi, nella serata pubblica di DIM per illustrare le ragioni del loro rinvio a giudizio. Ha la freddezza e la lucidità dello statista, non attacca, semplicemente spiega, illustrando la cronologia dei fatti. Con la stessa serenità con cui, appena ricevuta l’ordinanza, l’ha detto in Consiglio. “Non abbiamo rubato, non abbiamo riciclato denaro, non abbiamo arrecato danni allo Stato” chiarisce Roberto Ciavatta. Fa l’esempio di colui che è processato perché è un delinquente, o un mafioso, e di quello che subisce un processo perché ha fatto un incidente con la macchina. C’è una bella differenza, la stessa che è scritta nello statuto di Rete.

E siccome è stato accusato di aver attaccato la magistratura, mette a confronto il suo intervento in Consiglio e  quello di Celli nel momento delle dimissioni. Le slide, con i testi integrali, restituiscono un’immagine davvero impietosa per la maggioranza.

“Il nostro ingresso in Cassa di Risparmio è l’epilogo di una lunga battaglia. Ma la maggioranza denuncia noi: non coloro che danneggiano il Paese.” E qui Ciavatta comincia a raccontare una storia cominciata con le donne di DIM al Meeting 2017, con i cartelli contro gli “avvoltoi della finanza”. In quell’occasione cominciano a saltare gli equilibri: Savorelli fa il dito, viene cacciato, lui replica con una relazione mandata al CCR, all’Ansa e al FMI. Quella relazione, che descrive una situazione devastante non solo dal punto di vista economico ma soprattutto etico, non viene mai resa nota. Tutti in maggioranza la conoscono, ma affermano che è irricevibile perché non è scritta su carta intestata. Sotto traccia, arriva il caso titoli, con le perquisizioni del tribunale in BCSM e nella ex casa di Savorelli. Il governo fa un esposto in tribunale. E qui comincia la “questione giustizia” che sfocia nella revoca del mandato al magistrato dirigente. Le opposizioni parlano di colpo di Stato. A dicembre arriva anche la denuncia per la Tonnini dal tribunale del Lussemburgo per affermazioni fatte in Consiglio, cioè nel pieno esercizio del suo ruolo pubblico. Il governo non ha ancora deliberato l’assistenza legale dello Stato, come sarebbe dovere di ogni governo nei confronti dei propri parlamentari. La Tonnini si sta difendendo da sola.

Poi arriva la questione degli NPL, le ordinanze di Morsiani che confermano quanto denunciato da mesi dalle opposizioni, ovvero un sistema affaristico infiltrato nei gangli del sistema istituzionale ed economico, non certo per fare gli interessi della collettività. Questo spiega scelte e deliberazioni che hanno portato all’impoverimento del Paese e al fortissimo indebitamento del bilancio dello Stato.

C’è un susseguirsi di eventi, circostanze, decisioni, che si intrecciano, si sviluppano, si connettono nel racconto di Roberto Ciavatta, e che costruiscono il muro che governo e maggioranza erigono per contrastare tutti coloro che si mettono sul loro percorso. Per questo il governo decide, con una delibera del 14 maggio scorso, piena di omissis, di dare mandato all’Avvocatura dello Stato per denunciare DIM.

“Tutto ciò – precisa Ciavatta – mentre ci sono 800 milioni fuoriusciti dal sistema bancario e 500 milioni di deficit in Cassa di Risparmio. Ciò nonostante non si va a vedere chi ha causato il dissesto, ma siamo noi ad essere mandati in tribunale!”

Per la cronaca, l’ingresso in Cassa di Risparmio è avvenuto senza nessuna forzatura e la partecipazione al cda, dietro invito. “Siamo quello che siamo – conclude – e non cambiamo. Per questo siamo sotto attacco”.

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