Fondi pensione, banche, debito pubblico: la soluzione è nelle elezioni?

I problemi delle banche che si scontrano con quelli della giustizia, le trame oscure delle possibili alleanze devono fare i conti con scadenze ormai ineludibili. E la situazione politica si fa sempre più incandescente

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San Marino. Le risposte non sono venute, né dal sindacato, né dalla politica. Eppure c’era tantissima gente alla serata dedicata ai fondi pensione e alle banche. Tutti con le orecchie dritte a cercare di capire quale strada prenderà San Marino per uscire da una crisi che non ha precedenti, neanche nel periodo successivo al bombardamento del ’44. Quella volta, la miseria aveva ragioni comprensibili, e la situazione fu affrontata con una dignità istituzionale e politica di cui sembra essersi persa anche la memoria.

Oggi c’è un paese in ginocchio: tutta la sua ricchezza erosa in pochi anni con motivazioni molto poco chiare. Il crollo totale negli ultimi due. Il calo del 30 per cento del PIL, non ha riscontro in un nessun altro paese attraversato da crisi economica.

L’unica cosa apprezzabile della serata, è stata la divulgazione dei dati effettuata dal sindacato relativamente alla situazione delle banche e ai fondi pensioni depositati in ciascuna di esse. Inspiegabile invece la storia di banca CIS, con i suoi 700 milioni di raccolta annua e una situazione più che florida fino allo scorso settembre, improvvisamente crollata a dicembre. Tanto che i primi di gennaio viene posta in amministrazione controllata e si procede alla custodia cautelare del presidente e amministratore delegato, revocata appena qualche giorno più tardi. Ma la banca viene subito sottoposta al blocco dei pagamenti, reiterato per tre mesi con l’intenzione di proseguire per altri tre, addirittura cambiando la legge. L’accountability va ancora più sotto del PIL.

Visto da fuori, tutto questo non trova spiegazioni. Che forse verranno solo col tempo. Altro peso grosso sul groppone sono i 550 milioni di NPL, al netto dei crediti Delta, che stanno soffocando le banche. ABS presenta uno studio tecnico, molto articolato, in cui si propone di trasformarli in titoli con la garanzia dei fondi pensione. Questo, detto in maniera molto semplicistica. Ma è una soluzione molto rischiosa, che non piace a nessuno. Oltre tutto, ABS non ha mosso un dito quando sono stati svenduti 2 miliardi e passa di NPL di Cassa di Risparmio. La cui salute non è per niente migliorata neppure dopo questa operazione.

È ovvio che tutto questo si riflette sulla situazione della finanza pubblica, la quale, come è stato detto nel corso della serata, è ormai arrivata a toccare un miliardo e trecento milioni di debito. L’approssimazione è probabilmente per difetto in quanto nel calcolo non compaiono molte altre voci di spesa conseguenti alle scelte fatte negli ultimi tempi.

E la politica cosa fa? Litiga, come sempre. L’ultimo oggetto del contendere è la riforma della legge elettorale, su cui pesa la cappa del referendum del 2 giugno prossimo. Ma nei canali carsici si muove ben altro: i problemi delle banche che si scontrano con quelli della giustizia; le trame oscure delle possibili alleanze che devono fare i conti con le scadenze ormai ineludibili. I nodi sono talmente intricati e oscuri che, probabilmente, la soluzione delle elezioni anticipate è forse più vicina di quanto si possa immaginare.

a.ve.

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