Report completo Consiglio Grande e Generale, agenzia SMNA

Martedì 23 aprile

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L’Aula approvato il Decreto Delegato “Disposizioni in materia di scambio automatico obbligatorio di informazioni nel settore fiscale” con 31 voti favorevoli, 16 contrari e 2 astenuti

Dopo la breve pausa festiva, il Consiglio Grande e Generale riparte dall’esame del decreto delegato n.18 “Disposizioni in materia di scambio automatico obbligatorio di informazioni nel settore fiscale”, su cui si sviluppa un ampio dibattito. Il provvedimento, come spiega il Segretario di Stato per le Finanze, Eva Guidi, riguarda “l’azione 13” che i Paesi aderenti al progetto Beps (Base Erosion and profit Shifting) si sono impegnati ad attuare. Nel dettaglio, il decreto prevede l’obbligo allo scambio automatico di informazioni, “stabilendo che la controllante capogruppo di un gruppo multinazionale, residente fiscalmente nel territorio dello Stato, deve presentare all’ufficio tributario una rendicontazione paese per paese”. Nello specifico, “è tenuta alla presentazione della rendicontazione la controllante capogruppo di un gruppo multinazionale che ha raggiunto un fatturato consolidato di almeno 750 mln di euro”. Nel corso del dibattito, l’opposizione rileva la necessità della ratifica del decreto, ma non mancano critiche per l’adeguamento degli standard internazionali al di là delle priorità del Paese. “Oggi andiamo a siglare qualcosa comunque di importante- sottolinea Iro Belluzzi, Psd- che ci mette nella regolarità degli adempimenti Ocse, ma è un ‘ulteriore fardello’ per la Repubblica, senza avere avuto niente come contropartita”. “Il decreto delegato- fa notare Teodoro Lonfernini, Pdcs- va a disciplinare un paese che non c’è”. Infatti, lo stesso consigliere come il resto degli intervenuti dell’opposizione, sottolinea come ad oggi sul Titano non esistano società che rientrano nei parametri indicati dal decreto, multinazionali con ricavi pari o superiori a 750 mln di euro. Roberto Ciavatta, Rete, punta inoltre il dito contro l’adeguamento alla fiscalità Ue e alla perdita di attrattività fiscale per San Marino. Nella sua replica, Guidi smentisce ciò: “Non si va poi a fare un allineamento della fiscalità con l’Europa- puntualizza- ma a sancire con l’azione 13 piena cooperazione di San Marino”. Infine, a chi minimizza la priorità del decreto e la non aderenza alla realtà economica sammarinese, chiarisce che la sua mancata adozione “potrebbe far tornare San Marino in nuove black list, questa volta dell’Ue, aspetto da scongiurare”. Il decreto viene infine approvato con 31 voti a favore, 16 contrari e 2 astenuti.

Si riapre quindi il comma comunicazioni e il dibattito torna a mettere al centro la vicenda della consulenza in Banca centrale dell’On. Sandro Gozi. Nel mirino dell’opposizione ancora il Segretario di Stato per gli Affari Esteri, Nicola Renzi, per il suo intervento della scorsa settimana in Aula, in cui smentiva da parte del governo alcun ruolo nella nomina del consulente in via del Voltone. Secondo i consiglieri di minoranza le sue affermazioni sono state smentite sulla stampa dallo stesso Gozi e dall’ambasciatore maltese. Dalla maggioranza e dalla replica dello stesso Nicola Renzi i chiarimenti in merito. “Vivo in questi giorni nella continua rincorsa a smentite- spiega il Segretario di Stato- ma credo non siano affatto smentite, non c’è nulla di diverso da quello che ho detto in comma comunicazioni, non mi sento assolutamente diffamato da nessuno, tanto meno da Sandro Gozi”.
Di seguito un estratto degli interventi odierni. I lavori riprenderanno domani dalle risposte a interpellanze-interrogazioni.

Comma 11. Ratifica Decreti Delegati e Decreti – Legge:
Decreto Delegato 25/01/2019 n.18 Disposizioni in materia di scambio automatico obbligatorio di informazioni nel settore fiscale/ Approvato con voti favorevoli 31, 16 contrari e 2 astenuti.
Eva Guidi, Sds Finanze
Con questo decreto delegato stiamo parlando di uno dei più importanti progetti che negli ultimi anni sono stati seguiti a livello Ocse, il progetto Beps. Sono molte le azioni che vengono previste dal progetto, oggi daremo un approfondimento nell’ambito dell’azione 13. L’articolo della legge di bilancio 2018, l’art. 65, ne origina i presupposti prevedendo la delega che permette di introdurre a San Marino l’obbligo di rendicontazione Paese per Paese. Il progetto Beps consiste in un piano di azioni proposte dall’Ocse con la finalità di contrastare l’evasione fiscale internazionale e lo spostamento dei prodotti verso Paesi a fiscalità bassa o nulla. La Repubblica di San Marino si inserisce in questa volontà di stabilire regole uniche e trasparenti, condivise a livello internazionale con l’adesione ufficiale del 21 giugno 2016 al progetto Beps. Con tale adesione è stato possibile evitare l’inserimento della Repubblica di San Marino nella black list Ue.
Lo scopo del decreto è quello di disciplinare gli aspetti operativi connessi alla cosiddetta rendicontazione Paese per Paese, previsto nella Action 13 del progetto Beps. Presso le sedi parigine dell’Ocse i lavori sull’azione 13 sono seguiti da un gruppo apposito che si è concentrato in particolare su un requisito, quello di sviluppare regole che riguardano la documentazione relativa ai prezzi di trasferimento, per far sì che le amministrazioni pubbliche siano in grado di raggiungere più efficacemente la trasparenza, tenendo in considerazione i costi di adeguamento a carico delle imprese; le regole che devono essere sviluppate dovranno includere degli obblighi a carico delle multinazionali, affinché forniscano alle giurisdizioni le informazioni necessarie per individuare i Paesi dove sono allocati, su scala globale, i loro redditi, la loro attività economica e l’ammontare delle imposte assolte. A tal fine sono stati predisposti dei modelli uniformi da adottare.
Il decreto incide unicamente sul quadro normativo che implementa il modello della base legislativa suggerita nel report dell’azione 13, relativamente alla rendicontazione Paese per Paese, senza intervenire sugli aspetti documentali, che verranno valutati al momento opportuno. Le linee che con il presente decreto si sono seguite prevedono quindi principalmente l’obbligo allo scambio automatico di informazioni, stabilendo che la controllante capogruppo di un gruppo multinazionale, residente fiscalmente nel territorio dello Stato, deve presentare all’ufficio tributario una rendicontazione paese per paese. Con il presente decreto si intendono stabilire le modalità, i termini, gli elementi e le condizioni per l’obbligo di trasmissione annuale della sopra citata rendicontazione. Nello specifico, è tenuta alla presentazione della rendicontazione la controllante capogruppo di un gruppo multinazionale che ha raggiunto un fatturato consolidato, nel periodo di imposta precedente a quello di rendicontazione, di almeno 750 mln di euro.
Iro Belluzzi, Psd
Questo è un importante decreto che delinea una scelta di campo ben precisa, presa quando la politica aveva il coraggio di perseguire una strada ben definita. Nasce da una scelta della scorsa legislatura, quando partì un confronto con la vicina Italia su trasparenza e legalità che portava alla collaborazione tra i due Stati, per cui le scelte di San Marino in quella fase andavano verso quell’alveo. Maggioranza e governo di allora scelsero l’opzione di diventare tra gli ‘early adopter’, i primi Stati che sceglievano la strada di trasparenza, collaborazione e libero scambio di informazioni. Ma purtroppo è capitato quello che è capitato: nel 2016 è partito un governo di cui non è dato conoscere quale visione politica internazionale voleva percorrere. Anche nei rapporti tra Bcsm e Bankitalia: l’idea era quella di tralasciare i rapporti con la vicina Italia, per sviluppare altri elementi quali l’hub internazionale. E così si è perso tantissimo tempo.
In funzione della scelta di riconoscibilità del percorso avviato con l’Italia, tanta era la vicinanza, che si era ipotizzato- nel percorso di ristrutturazione del sistema bancario- la possibilità di sostenere il Paese con cifre importanti dalla Cassa depositi e prestiti, con una disponibilità di prestare fino a 500 mln di euro.
Oggi andiamo a siglare qualcosa comunque di importante che ci mette nella regolarità degli adempimenti Ocse, ma è un ‘ulteriore fardello’ per la Repubblica, senza avere avuto niente come contropartita e non sapendo nulla su cosa il governo vorrà sviluppare nei rapporti con altri Paesi. Sicuramente si sono perse grandi occasioni per il Paese. Non può che essere un buon risultato portare il decreto in ratifica, ma se dietro esso ci fosse stato un altro percorso, oggi staremo parlando di un paese diverso.
Teodoro Lonfernini, Pdcs
Le leggi vengono disposte per regolare gli andamenti attuali o futuri. Anche il decreto delegato va a disciplinare una materia che deve regolare una circostanza presente e futura, in questo caso lo scambio automatico obbligatorio di informazioni nel settore fiscale, con oggetto di riferimento le grandi società che fanno holding o che sono multinazionali, e quindi tutte circostanze, Segretario, che noi al momento non abbiamo. Il decreto delegato, come ha detto il collega Belluzzi, va a disciplinare un paese che non c’è. Le faccio una domanda: lei è in grado di portare all’attenzione dell’Aula, indicando con precisione, quale è in questo momento la società di diritto sammarinese che fa holding per sue sottoposte e che ha un qualcosa pari o superiore a 750 mln di rendicontazione e ricavi? In questo momento stiamo disciplinando con questo decreto un paese che non esiste. Mi sarei aspettato con tutta fretta di vedere in Aula un decreto che poteva essere più utile alle società che abbiamo a San Marino e che non hanno nessuna una rendicontazione pari o superiore a 750 mln di euro, magari lo avessero, rappresenterebbe lo metà del Pil di San Marino che non supera il miliardo 200 mln di euro. Allora, qual è la fretta di dover anteporre a tutte le trattazioni di altri decreti questo decreto delegato che, per carità, sotto aspetto terminologico, giuridico è perfetto, ci pone in una tale trasparenza e conformità e omologazione..ci pone sugli standard internazionali, non c’è dubbio. Ma abbiamo un problema alla fonte. Sono anni che portiamo avanti l’omologazione agli standard internazionali, poi non riusciamo ad avere una vera pace fiscale con il nostro principale collaboratore, la Repubblica italiana. E’ questa una misura legislativa di cui ha bisogno il paese? Pasquale Valentini, Pdcs
Si rischia che il Consiglio consideri scontata l’adozione di questo decreto. Credo anche io sia necessario ratificarlo, ma credo sia altrettanto importante cercare di rendersi conto dell’ambito in cui si colloca questo provvedimento e le conseguenze che il provvedimento ha, così come la scelta che il Paese ha fatto e vuole continuare a fare. Quando nel 2008 ci siamo trovati di fronte al fatto che San Marino era in arretrato sull’adeguamento normativo sullo scambio di informazioni, imperativo era quello di fare in modo che si stipulassero il più possibile accordi per evitare le doppie imposizioni, Oggi gli accordi sono più di 22, siamo tra i primi Paesi firmatari allo Scambo automatico di informazione. Tutti i Paesi, soprattutto in ambito Ocse, avevano come prioritario la lotta all’evasione fiscale, bisognava creare quindi un collegamento tra Stati per evitarla, qui il progetto Beps.
Ogni paese è chiamato all’adeguamento, come ci ha ricordato il Segretario, si parla di azioni e non solo di adozione della norma: ovvero come mettere in atto una serie di pratiche perchè quella norma produca gli effetti. Mi permetto di introdurre una riflessione che potrebbe essere considerata scontata, in questa fase in cui il nostro Paese ha bisogno di attrarre investitori e imprese. Ho l’impressione che nonostante noi predichiamo che abbiamo invocato la strada della trasparenza, dobbiamo renderci conto che non è più come una volta e che la nostra fiscalità non ce la tocca più nessuno. Non è vero che si è totalmente liberi di fare come si vuole, si è liberi di impostare politiche fiscali nell’ambito di criteri omogeneizzati. Invece mi sembra che pensiamo alla ripresa economica non alla luce di questo; è come se adottassimo queste norme- e dobbiamo farlo per non cadere più in black list di altri Paesi- ma allo stesso tempo non facciamo politiche proattive in quella direzione. Il messaggio che continuiamo a dare non è quello di politiche proattive per la Repubblica di San Marino. In questo momento bisogna essere capaci di trasformare questa scelta in promozione-Paese. Un decreto come questo invece di passare come scontato quindi, ci obbliga a pensare a quali azioni in questa direzione possiamo mettere in piedi.
Marianna Bucci, Rete
Molto contenta se visione di adeguamento standard internazionali è sempre più condivisa perché ci permetterà in Aula di attuare politiche sempre più incisive che non si limita alla presa d’atto. Anche io come Lonfernini mi sono chiesta se quando previsto dal decreto, l’andare a normare imprese multinazionali con fatturato superiore ai 700 mln di euro fosse una priorità per il paese, poi leggendo meglio, ho compreso che uno degli intendimenti decreto è quello di evitare che San Mairno torni in black list Ecofin. Ma mi chiedo comunque quante sono le multinazionali nel nostro Paese che possono essere interessate al provvedimento? Credo sia importante infatti da capire l’impatto di questo provvedimento quale sarà.
Davide Forcellini, Rete
Si dice questo decreto va nell’ottica dell’azione 13. Come dice la relazione ci sono altre 4 azioni importanti, in particolare la 5, 6 e 14. Quali sono le azioni del governo rispetto gli impegni presi del luglio 2016? Sono passati ormai quasi 3 anni e una rendicontazione di questo tipo di attività in fieri va definita. Temo si voglia inseguire le cose da fare senza essere dei promotori rispetto le stesse.
Marco Gatti, Pdcs
Nel tempo, a seguito delle emergenze del Paese, sono stati introdotti adeguamenti normativi senza pensare a un progetto economico per il paese.
Oggi, senza il peso dell’emergenza, è opportuno riflettere su come un’adeguamento normativo che pare sproporzionato possa diventare una opportunità. Dall’intervento del segretario alle Finanze, ho colto che lavoro di recepimento che oggi possiamo fare con tranquillità non è comunque accompagnato da interventi di sviluppo di un’economia ancora non presente. Quali sono infatti le aziende che oggi rientrano in questo decreto? Forse nessuna. Significa che questa norma è un adempimento che dobbiamo recepire, ma dietro non c’è uno studio, una proposta di progetto economico. San Marino quindi si ferma solo a recepire norme, senza studiare come il recepimento possa diventare opportunità e accrescere la sua economia. Ma abbiamo l’ambizione di portare qui qualche multinazionale? Visto che introduciamo queste norme, sarebbe importante averla questa ambizione.
Roberto Ciavatta, Rete
Questo decreto è un recepimento, ma è necessario interrogarsi sui suoi effetti. Mira ad evitare che multinazionali trasferiscano utili di Paese in Paese, cercando quelli a fiscalità ridotta, quindi non riguarda ad oggi la realtà sammarinese dove non esistono aziende di tale natura. Ci sono Paesi che sull’attrazione di uffici di multinazionali hanno basato l’attrattività della propria economia. Nel momento in cui noi recepiamo un decreto di questa natura, avremmo dovuto a monte dare un ragionamento sul modello di economia che San Marino deve perseguire nei prossimi 15 anni. Ad oggi siamo un Paese a fiscalità ridotta e oggi adottiamo un decreto che vuole colpire le multinazionali che si spostano proprio in Paesi a fiscalità ridotta. Significa che rinunciamo a tale attrattività anche se non siamo all’interno dell’Ue?
Noi ad oggi non sappiamo i termini della contrattazione del negoziato per l’accordo di associazione Ue e ci vediamo un adeguamento su una serie di accordi senza che su di essi si possa contrattare. Lei Segretario è convinta che l’attrazione di multinazionali non possa essere la strada di rilancio della nostra economia? E che adeguarsi alla fiscalità Ue faccia al caso nostro? O non sarebbe il caso di ragionare sull’attrazione fiscale per singole categorie da far arrivare nel nostro Paese nell’ottica di rifondare la nostra economia? Ci troviamo a recepire normative senza che ci siano stati approfondimenti da parte della politica.
Massimo Andrea Ugolini, Pdcs
Mi richiamo al tema posto anche dai colleghi Valentini e Lonfernini, per riflettere su come le norme di adeguamento possano calarsi sul sistema locale, diventando anche una fonte di sviluppo per il territorio. Se andiamo a verificare i numeri previsti dal decreto, i 700 mln di euro di ricavi, metà del nostro Pil, non troveremo neanche un’azienda sammarinese con tali ricavi, è una norma senza riscontro concreto.
Federico Pedini Amati, Mdsi
In questi anni abbiamo introdotto nella nostra normativa svariati provvedimenti Ocse, in particolare questa normativa prevede lo scambio automatico di informazioni sull’ambito fiscale. Ho sentito il Segretario fare riferimento all’azione 13, che prevede che le aziende con fatturato superiore ai 750 mln di euro non possano pagare aliquote agevolate in un Paese che aderisce a norme europee. Si veda quanto successo in Irlanda, alla multinazionale sanzionata tempo fa dall’Europa. Comunque noi oggi adottiamo una norma che non ci riguarda, dato che aziende del genere a San Marino non mi risulta ci siano. Non credo sia un adeguamento prioritario a San Marino, il percorso deve andare avanti certamente, ma forse prima di questo adeguamento c’erano altre cose importanti, da noi non c’è un’azienda che fatturi 750 mln di euro, né oltre.
Eva Guidi Sds Finanze Replica
Non mi aspettavo un dibattito così ampio. Le domande poste sono tantissime, ritengo importante partire dall’ambito di applicazione del decreto e dalle risposte ai consiglieri che hanno fatto presente l’opportunità o meno di aderire a questo progetto che può inficiare l’attrattività fiscale sammarinese. Un passaggio fondamentale della relazione illustrativa riguarda il fatto che le questioni Ocse siano state fatte proprie anche dall’Ue che ha iniziato a legiferare in coerenza a questi nuovi standard antielusivi, creando una sua black list. Di qui motivazione che ha portato San Marino a farsi tra i primi promotori dei paesi Beps, a dimostrazione concreta della collaborazione del nostro Paese in ambito della fiscalità internazionale, per superare un passato di opacità che ci viene spesso etichettato addosso dalla stampa internazionale.
L’adesione di San Marino al progetto Beps deve essere visto nell’ottica del definitivo superamento del modello opaco cui è rimasta agganciata da tanti anni. Proprio grazie al recepimento di una delle azioni Ocse è stata possibile la presenza di San Marino in piena white list.
Non si va poi a fare un allineamento della fiscalità con l’Europa, ma a sancire con l’azione 13 piena cooperazione di San Marino. Lo rimarco a scanso di equivoci. La non adozione del decreto potrebbe far tornare San Marino in nuove black list, questa volta dell’Ue, aspetto da scongiurare. Non ci sono al momento capogruppo con obbligo di rendicontazione, ciò non toglie questa sia solo una incombenza che va a contrastare l’elusione fiscale. Ribadiamo il messaggio: San Marino non favorisce l’elusione.
Comma n.2 Comunicazioni.
Teodoro Lonfernini, Pdcs
Abbiamo appena approvato un decreto delegato imposto dalla regola della totale omologazione, applichiamo questa logica- che dobbiamo senza ombra di dubbio per non restare indietro- ma comincio ad essere allergico nei confronti di quella superficialità con cui trattiamo quegli argomenti. Sfido ognuno di voi consiglieri: conoscete quel decreto delegato appena approvato, gli impegni che il Paese deve affrontare? E’ quello di cui il Paese ha bisogno?
Sulla vicenda della consulenza in Banca centrale: allora andiamo a indagare tutte le consulenze, le voglio vedere tutte in tribunale, se tutte hanno veramente raggiunto gli obiettivi richiesti.
Segretario Renzi, lei dice una cosa in quest’Aula, poi viene smentito, io voglio sapere in questa partita chi ha ragione: tribunale, lei, il signor Gozi o il presidente Tomasetti, istituiamo una commissione speciale…chi è che dice la verità nell’interesse del Paese? Lo pretendo. Non ho ascoltato parola per rigettare tutto quello che è arrivato.
Roberto Ciavatta, Rete
Rispetto la scorsa settimana sono emersi nuovi spunti da discutere in comma comunicazioni: la querelle tra il Segretario Nicola Renzi, Gozi e l’ambasciatrice maltese, tutt’altro che tema di gossip consiliare. Noi abbiamo un Segretario che nega in Aula di essersi mai seduto con Gozi, il giorno dopo viene smentito dallo stesso Sandro Gozi, che cita orari di incontri e testimoni, dopo di che prende parola l’ambasciatore maltese che conferma tutto e allora Renzi fa una nota stampa in cui conferma incontro, “ma non era stato richiesto”.. Chiederei a Renzi o di andare in tribunale per denunciare per diffamazione Gozi e l’ambasciatore o di dimettersi perché hanno mentito loro o lei. Perchè se la nomina è stata sollecitata da lei o dall’ex segretario Celli decade l’impianto dell’indagine del tribunale in corso su Gozi e Tomasetti. Io credo che da quanto emerso dalla stampa italiana emergano elementi di verità.
Gian Carlo Venturini, Pdcs
Ringrazio le Eccellenze per il richiamo ad agire per il bene comune, richiamo non scontato in Aula, visto l’atteggiamento di governo e maggioranza. Sulla vicenda della consulenza dell’On. Gozi che vede coinvolto lo stesso Gozi e il presidente Bcsm, fatto che ha notevole risalto sui principali media italiani e sulla stampa locale che ancora una volta hanno messo in discussione l’immagine della nostra Repubblica. Nei giorni scorsi all’avvio del comma comunicazioni i consiglieri di opposizione hanno chiesto chiarimenti sull’origine della nomina, che pare abbia origine politica o comunque deve aver avuto avvallo politico – e ci viene in mente l’ex Segretario Celli e il Segretario Renzi. Quest’ultimo, la scorsa settimana, in Aula ha affermato che la consulenza è stata data da Banca centrale, rilevando anche contatti per la consulenza del governo che non si erano poi concretizzati. Dichiarazioni cui fa seguito anche una nota della Segreteria, ma cui risponde anche l’On. Gozi che contraddice quanto sostenuto dal Segretario: spiega che la sua nomina fu promossa dall’ambasciatrice maltese e cita diversi incontri avuti a San Marino con Renzi, ambasciatori e funzionari. E non ci sono state smentite da parte del Segretario.
Sull’accordo di associazione: il Segretario agli Affari Esteri ha avviato una serie di incontri nei castelli, ma non so cosa potrà dire in questi ambiti, quando ancora in questa Aula, nonostante la sollecitazione dell’opposizione, non è stato discusso nulla. Due mesi fa in Consiglio Renzi ci dice che i rapporti con l’Italia sono ottimi e che il problema targhe è solo un piccolo incidente di percorso. Oggi, a distanza di 4 mesi, ancora non c’è una risposta chiara e precisa su questa problematica e su come potrebbe venire risolta, e allo stesso tempo mette in difficoltà le aziende. Da una parte vogliamo internazionalizzare la nostra economia, dall’altra non riusciamo neanche a far girare i nostri mezzi regolarmente registrati in Repubblica.
Iro Belluzzi, Psd
Il Segretario viene smentito dalle dichiarazioni di Gozi e dell’ambasciatore maltese Frazier, lo considero un peccato veniale, ma è grave non dire la verità in Consiglio grande e generale, considerato il ruolo che ricopre in congresso di Stato, forse il più importante, anche in funzione dei percorsi che la Repubblica intende portare avanti.
Alessandro Mancini, Ps
In questi due anni di legislatura in più di una occasione ho criticato il Sds agli Esteri per il suo silenzio con cui non affrontava le sue responsabilità. Lo ha fatto sulla giustizia, sulla politica estera, sulla questione targhe, ma non è riuscito a farlo sul recente argomento di interesse nazionale e internazionale. E nella scorsa settimana è intervenuto in Aula invitando a fare squadra in difesa dell’onerabilità del Paese, ma il problema era un altro. Segretario, lei aveva la credibilità per fare questo appello? Io temo di no. Lei infatti nel suo intervento ha sostenuto che la consulenza fosse attribuibile solo a Banca centrale e ha cercato di scaricare quindi tutta la responsabilità a questa Bcsm, dove mi fa piacere che anche i colleghi della sua maggioranza abbiano fatto un comunicato in difesa di Banca centrale. Lei però ha detto una cosa. Dopo di lei due personaggi importanti, l’ambasciatore maltese e l’on.Gozi, hanno raccontato un’altra verità con dovizia di particolari sugli incontri, dove e quando ci sono stati. Capita di dimenticarsi, ma una volta che le hanno rinfrescato la memoria, anche oggi stesso, potrebbe mettere in evidenza cosa successe in quei giorni. Non so se tra qualche ora o domani si aprirà il comma su Ue, lei ha occasione per dire anche se il dott.Gozi è stato importante nella trattativa. Solo così si può recepire l’appello che ha fatto la scorsa settimana. E mi associo alle parole del consigliere Ciavatta: se lei ha detto una bugia, lei non può più stare qui dentro. Dica come sono andate le cose e anche cosa è successo in questi 10 mesi di consulenza con il dott. Gozi.
Dalibor Riccardi, Gruppo Misto
Ho ascoltato il riferimento del Sds Guidi al ritorno dallo Spring Meeting, ma siamo sempre un po’ fermi al palo, dove ogni tot di tempo abbiamo modo di parlare con esperti del Fondo, ma la situazione non si sblocca, il tema dell’elargizione della liquidità è tabù, sappiamo che male abbiamo, ma non che farmaco dover prendere. Ma più il tempo passa, più il male aumenta.
Elena Tonnini, Rete
Hanno suscitato scalpore le parole del Sds Renzi sul ruolo del governo in un’indagine sulla consulenza a Gozi in Banca centrale. Le contraddizioni del Sds Renzi risultano palesi e hanno contribuito a creare un vespaio. Alla luce dell’indagine, occorre che la situazione sia chiarita e si capisca chi dei due sta mentendo, l’on. Gozi o il Sds Renzi, e concordo con Ciavatta: Segretario denunci Gozi per diffamazione o, se dice il falso, si dimetta. Qui si parla di politica estera ma anche di giustizia, visto che Sds Renzi ha delega anche alla giustizia.
Se fossi Segretario agli Esteri non lascerei il mio Paese al centro dell’eco mediatica internazionale. Renzi oggi deve chiarire se in quest’Aula ha dichiarato il vero o il falso, in quest’ultimo caso si deve dimettere.
Gian Carlo Capicchioni, Psd
L’argomento del dibattito è sempre quello che imperversa da 10 giorni, mi preoccupa tantissimo che il Segretario abbia fatto dichiarazioni sulla consulenza del dott. Gozi in Banca centrale in questa Aula, ha raccontato la sua verità, ovvero che il governo non ha avuto ruolo nella nomina e che lui non ha incontrato né l’ambasciatore di Malta, né il dott. Gozi, ma puntualmente il giorno dopo sulla stampa c’è la smentita secca del dott. Gozi in cui dice che l’incontro c’è stato, indicando data, luogo e presenti. E la conferma arriva anche dall’ambasciatore maltese. Dove sta la verità, Segretario?
Voi siete divisi su Tomassetti, c’è chi la vorrebbe mandare a casa prima possibile. Dalla stampa estera, istigata dall’interno, temo dobbiamo aspettarci altro, ci sono personaggi che nulla hanno a che fare con la nostra democrazia, ma sono interessati a poteri nel nostro paese che ancora possono influenzare. Quando iniziano a girare parecchie barbe finte e certi articoli sulla stampa nazionale, comincio ad avere timore che qualcosa di grosso stia succedendo. Cerchiamo di fare squadra, come diceva nel suo appello il Sds Renzi, affermazione su cui concordo, ma per farlo, dobbiamo dirci le cose come stanno esattamente. E di lì, ripartire.
Luca Boschi, C10
Mi richiamo al comunicato stampa della maggioranza dopo le uscite delle prime notizie sul caso Gozi. C’era tutto quello che c’era da dire: rinnovo della fiducia nelle istituzioni del Paese e la censura alla fuga di notizie che crea un circolo vizioso e un meccanismo perverso che genera poi risultati cui stiamo assistendo in questi giorni. In aula stiamo assistendo al fuoco di fila contro il Segretario Renzi, che è qui in Aula e non scappa, e risponderà alle affermazioni distorte su due versanti. Il caso Gozi, che riguarda un politico di peso, oggetto di indagine nel nostro Paese, e dall’altra il nostro Segretario ed è materia delicata che non dovrebbe essere oggetto di sciacallaggio. Ho sentito molte distorsioni sulle sue parole negli interventi che mi hanno preceduto. Non so a chi giovi tutto questo che sta succedendo, sicuramente non al nostro Paese. Sono sicuro che il Segretario Renzi chiarirà quanto successo e che sull’indagine in corso si arriverà a conclusione e che non ci facciano aspettare anni per arrivare ad un eventuale rinvio a giudizio.
Sottolineo infine l’ottimo risultato di tutta l’Aula di giovedì scorso, con l’approvazione del decreto 18 per tutelare i depositi di istituti in difficoltà Per una volta l’aula si è dimostrata responsabile e la maggioranza ha alleggerito il decreto per consentire misure urgenti, come da richiesta del commissario Bonfatti. D’altro canto l’opposizione ha permesso l’approvazione di quel decreto. Venerdì il mio movimento, C10, ha fatto un video sui social dove applaudiva questo risultato senza alcuna strumentalizzazione, sottolineando che per una volta si era fatto squadra. Subito dopo la produzione di questo video, leggiamo un comunicato dell’opposizione, cui noi faticavamo a credere, in cui si ricostruiva quanto accaduto in maniera faziosa.
Stefano Palmieri, Rf
Si continua andare avanti con becere chiacchiere e beceri teoremi. L’altro giorno abbiamo avuto la possibilità di poter salvare una banca tutti assieme, merito dell’Aula, non della maggioranza, ci confronteremo poi su un ulteriore provvedimento derivato dal decreto. Credo che troveremo facilmente accordo sugli aspetti normativi per superare l’impasse. Come abbiamo rispettato l’autonomia di Bcsm in altri casi, la rispettiamo in questa occasione e ribadiamo l’autonomia in tribunale e Bcsm e la massima fiducia nel loro operato.
Sulla questione Gozi e quanto avrebbe detto di falso il Segretario Renzi in Aula: ci sono le registrazioni e si andrà a vedere quanto dichiarato. Su invito dell’ambasciatore di Malta ha incontrato Gozi e valutato il percorso di collaborazione cui il governo non ha dato seguito, Banca centrale ha ritenuto di adottare in propria autonomia una delibera di consulenza e per tre volte il Sds Renzi ha partecipato ai colloqui di negoziazione che ci sono stati dopo. Non credo su questo ci siano state bugie e non verità. Invito chi ha dato del bugiardo a Sds Renzi a riandare ad ascoltare le registrazioni e forse le dimissioni le dovrebbe dare qualcun altro. Repubblica futura stima Gozi, lo ritiene persona di valore che può aiutare San Marino Su rapporti con la Russia: non si improvvisa nulla. Nulla di nascosto né di cui vergognarsi, ne parleremo nella prossima commissione Esteri.
Repliche

Sds Nicola Renzi
Il mio intervento in comma comunicazioni mi sembra chiaro, vivo in questi giorni nella continua rincorsa a smentite, ma credo non siano affatto smentite. Voglio dire in maniera chiara che non c’è nulla di diverso da quello che ho detto in comma comunicazioni. Non mi sento assolutamente diffamato da nessuno, tanto meno da Sandro Gozi. Ci siamo incontrati a Palazzo Pubblico- io, Albertini, Gozi- ci siamo conosciuti per la prima volta su presentazione dell’ambasciatore Frazier, visti gli ottimi rapporti tra San Marino e Malta e visto l’impegno di San Marino nel negoziato per l’accordo di associazione Ue. Non ho smentito nessuno. Il ruolo di Sandro Gozi: era consulente per Banca centrale per questioni bancarie e finanziarie in relazione all’Unione europea, con lui abbiamo collaborato serenamente e costruttivamente nel tempo, tanto che sono state tre le volte in cui Sandro Gozi è venuto a Bruxelles in delegazione di San Marino quale inviato da parte di Banca centrale. Abbiamo fatto tre sessioni del negoziato. Detto questo, non so quali smentite o contro smentite sia il caso di andare a rincorrere, mi sembra abbiamo detto le stesse cose. Non mi sta bene invece che qualcuno qui in Aula mi dica che ho detto cose diverse.

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