Francesco Chiari: la saggezza delle origini e la gestione degli NPL

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Giuseppe Diamantini(?) (1621-1705), San Marino scalpellino, 1690 circa, Palazzo del Governo

San Marino. Chissà cosa avrebbe detto mio nonno Carlino riguardo ai famigerati NPL se fosse stato ancora tra noi. Difficile dirlo, poiché difficile sarebbe stato spiegare a chi ha conquistato ogni goccia della propria saggezza “barattandola” con ogni goccia del suo sudore, che esiste un tipo di economia, quella finanziaria, dove non esistono lavoratori, macchinari, materiali, trasformazione e dove non si compra e non si vende nulla, se non il denaro stesso ed il guadagno lo si ottiene dagli interessi generati dal tempo entro il quale si deve restituire quel denaro che peraltro non esiste nella realtà ma è soltanto frutto di un numero generato da un contratto ed il cui ammontare è solo un numero che passa da un conto ad un altro. Insomma fumo allo stato puro che però genera un concetto cardine in economia: il debito.

A questo punto, pur confuso, Carlino sarebbe subito risalito in sella al cavallo del suo proverbiale pragmatismo e avrebbe lanciato una sola domanda, già dandoti del patacca tra sé e sé: E se il debito non viene ripagato, cosa succede? Prevedendo già tutte le condizioni più catastrofiche, perché fondamentalmente consapevole della debolezza umana che fa propendere la maggior parte degli uomini a quella inutile competizione per diventare il più ricco del campo santo.

Dunque avrebbe capito che negli anni in cui le casse, o meglio una Cassa, scoppiava di soldi rastrellati ovunque, senza farsi troppe domande, si sarebbe comprata una finanziaria italiana per ributtare in circolo quei soldi sotto forma di credito al consumo, che per giunta è il modo più sciocco di prestarli e di chiederli, in quegli anni ruggenti dove persino per andare in vacanza la gente chiedeva i prestiti in banca.

Facciamo un caso tipico reale per comprendere meglio: 10.000€ prestati ad un comune lavoratore contro cessione del quinto per rifare gli infissi di casa, tanto l’economia in quegli anni stava “girando alla grande”, come si soleva dire, salvo non aver mai capito il significato di questa stupida, vuota frase.

Costo reale degli infissi 7.000€ e gli altri 3000€ magari da giocare alla slot machine. Poi il lavoratore perde malauguratamente il lavoro e la finanziaria si ritrova con la fantastica opportunità di andare a smontare degli infissi usati e rivenderli all’asta, cosa davvero difficile per chi maneggia soldi e non infissi per mestiere. Ecco, pensate ad altre casistiche simili a questa e moltiplicatele per 200.000 debitori e avrete messo insieme 2 miliardi di crediti che oggi valgono poco o niente.

Ora poco conta se qualcuno ha lasciato che Delta scoppiasse o se lo avesse magari sperato sapendo che in tal modo si sarebbero verificate le condizioni per far di Cassa un sol boccone, ma a questo punto perché mai tutta questa repentina risolutezza nello svendere gli NPL, cioè questi crediti deteriorati e dunque difficilmente esigibili?

Chi impone a San Marino di avere cotanta fretta? Le relazioni profumatamente pagate a coloro che esistono grazie a quella vacua economia finanziaria che tentavo di spiegare a mio nonno all’inizio dell’articolo? E perché mai dovrebbero dire il contrario? E se San Marino non lo facesse? Ci ipotecano il Monte Titano? Perdiamo credibilità in ambito internazionale? Vi garantisco che qui è in gioco molto di più: l’indipendenza e la dignità di tutti noi sammarinesi.

Tornando alla saggezza delle origini di Carlino egli diceva sempre che:

“Un affare è tale solo se lo fanno entrambe le parti, se ci guadagna solo uno dei due, non è un affare, è una truffa”.

“Che bisogna essere capaci di banchettar con le lumache, le quali si trovano nei campi ma sono prelibate”

“Che è meglio per San Marino un sammarinese di normale intelletto ma con un grande cuore che un genio straniero che di noi non sa un… bel niente” E infine diceva che le grandi decisioni, quelle da cui dipende il futuro di intere generazioni vanno prese col più largo consenso possibile.

Mi rendo conto che per coloro che non avevano legami di parentela con mio nonno possano sembrare poco più che leggende da bar; io però la chiamo “la saggezza delle origini” ed è la stessa che ci ha portato fin qui e ci ha consegnato quel gioiello di paese che oggi stiamo rischiando di rovinare e che invece quanto meno dovremmo riconsegnare ai nostri figli in condizioni non peggiori di quelle in cui l’abbiamo ereditato. Dunque abbiamo indetto un referendum per stabilire il tetto degli stipendi dei dipendenti pubblici, per stabilire quando e come indire i referendum stessi, per stabilire se e come si potesse aprire un polo della moda. E allora perché non possiamo fare un referendum per stabilire come gestire gli NPL?

Non c’è bisogno della saggezza di Carlino per dare una risposta.

Francesco Chiari

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