Ambasciata d’ Italia: rapporto 2018 sugli italiani nel mondo

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Il 24-25 ottobre u.s. sono stati presentati due tra i principali studi che in Italia analizzano le tendenze di mobilità all’estero della nostra popolazione: il Rapporto sugli Italiani nel mondo 2018, a cura della Fondazione Migrantes, nonché il Dossier Statistico Immigrazione 2018, a cura di IDOS e della rivista “Confronti”. Gli studi hanno confermato il fenomeno dei rilevanti flussi di uscita di giovani italiani, ma non solo. Se la mobilità verso l’estero è aumentata nello scorso anno del 64,7%, tale percentuale include anche 25mila migranti rientrati nei loro Paesi (Bangladesh, Pakistan, India, Brasile); il dato più rilevante riguarda la crescita, negli ultimi anni, dei connazionali con più di 50 anni.
L’analisi rivela, con riferimento al 2017, che si sono iscritti all’AIRE quasi 243.000 connazionali – di cui il 52,8% per espatrio, il 36,2% per nascita, il 6,3% per reiscrizione da irreperibilità, il 3,7% per acquisizione di cittadinanza e l’1% circa per trasferimento dall’AIRE di altro Comune. La percentuale di connazionali che hanno lasciato l’Italia corrisponde in valore assoluto a 128.193 persone, ovvero il 3,2 % in più rispetto al 2016. Nonostante si tratti di numeri inferiori all’anno precedente, tuttavia la tendenza a emigrare permane forte: il dato complessivo relativo agli ultimi tre anni rivela un aumento del 19,2 % e addirittura del 36,2% nell’ultimo quinquennio.
La prima Regione da cui si espatria continua ad essere la Lombardia, seguita dall’Emilia Romagna, dal Veneto, dalla Sicilia e dalla Puglia. Tra le mete prescelte vi è soprattutto l’Europa (70% delle partenze), seguita da America Latina (14,30%) e America anglosassone (7,5%). In Europa la Germania (20.007) torna ad essere nel 2017 la destinazione preferita, seguita dal Regno Unito (18.517) e dalla Francia (12.870). Nonostante il Regno Unito stia sperimentando una flessione di circa 6.000 arrivi rispetto al 2016 (anche a causa della Brexit), esso resta comunque una delle principali destinazioni. In Portogallo si registra invece la crescita più significativa di arrivi rispetto al 2016, pari a circa il 140% in più.
L’analisi dei dati relativi alle partenze dell’ultimo anno conferma soprattutto un cambiamento sostanziale in atto rispetto agli anni scorsi: a partire dall’Italia sono sicuramente giovani (37,4%) e giovani adulti (25%), ma la crescita più importante riguarda gli italiani da 50 anni in su: + 20,7% nella classe di età 50-64 anni; +35, 3% nella classe 65-74 anni; +78,6% dagli 85 anni. Per quanto riguarda gli ultracinquantenni, si tratta sicuramente di persone che fronteggiano situazioni di precarietà lavorativa, rimaste disoccupate e soprattutto prive di prospettive in Italia, lontane dalla pensione o che hanno bisogno di arrivarvi e che hanno contemporaneamente necessità di mantenere la famiglia. Emerge anche una nuova strategia di sopravvivenza tra genitori-nonni che trascorrono periodi sempre più lunghi all’estero, anche superiori ai 6 mesi, con figli e nipoti.
Appare altresì interessante la presenza di un consistente gruppo di cosiddetti “migranti di rimbalzo”, ovvero coloro che dopo anni di emigrazione all’estero soprattutto in paesi europei ( Germania, Svizzera e Francia) oppure oltreoceano (Argentina, Cile, Brasile e Stati Uniti) sono dapprima rientrati in Italia per trascorrere la propria vecchiaia nei luoghi di origine ma, rimasti vedovi/e e spesso con i figli nati, cresciuti e lasciati all’estero, decidono di ritornare nel Paese in cui avevano vissuto da migranti, stante le condizioni socio-economiche in Italia.
Un altro dato noto alla rete consolare riguarda il c.d. “migrante previdenziale”, che predilige Paesi con in corso una politica di defiscalizzazione, dove la vita costa molto meno rispetto all’Italia e dove il potere di acquisto risulta di conseguenza, superiore. Accanto alla motivazione economica gioca un ruolo importante la possibilità di trascorrere la vita in un Paese climaticamente piacevole (Thailandia, Spagna, Portogallo, Tunisia, Santo Domingo, Cuba, Romania) e dove è possibile condurre una vita più che dignitosa e/o in cui si riesce a curarsi (o incontrare con più facilità rispetto all’Italia un medico specialista), grazie al contenuto costo di assicurazioni sanitarie private. In tali contesti trova sempre maggiore diffusione la formula del “silver co-housing” (ovvero la coabitazione in spazi condivisi e caratterizzati da uno stile di vita improntato alla solidarietà e alla collaborazione reciproca), che favorisce la presenza di anziani italiani i quali possono vivere serenamente dal punto di vista economico senza il problema di pesare sui figli e con la possibilità di essere integrati e partecipativi in una comunità dove tutti hanno un ruolo attivo.

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