Violenza di genere, per Libera “il problema non si risolve continuando a negarlo”

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Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa a cura di Matteo Ciacci (Libera):

25 novembre 2020. 

La Repubblica di San Marino, con la Legge n. 97/2008 “Prevenzione e repressione della violenza contro le donne e di genere”, si è dotata di uno strumento formidabile per contrastare la violenza di genere e domestica.

L’impegno di San Marino è stato importantissimo anche in seguito all’elaborazione della Convenzione, firmata a Istanbul nel 2011, con il concorso della rappresentanza sammarinese presso il Consiglio d’Europa.

A distanza di 12 annioggi dobbiamo fare nuovi passi verso la soluzione di questo drammatico problema, che non riguarda solo le donne, in quanto vittime, ma anche gli uomini. 

Il Covid in questo sfortunatissimo anno 2020, ha drammaticamente peggiorato la condizione a causa della clausura forzata, che ha relegato le persone tra le mura domestiche, ambito che le cronache ci raccontano essere quello dove più si verificano violenze, femminicidi e prevaricazioni da parte di compagni.

La severità della legge è importante, può essere un deterrente, ma è sotto gli occhi di tutti che non basta

Purtroppo a volte sono le stesse istituzioni preposte al controllo che non riconoscono i casi di violenza contro le donne; il caso di qualche giorno fa a San Marino del gendarme violento ne è solo l’ultimo esempio, dopo che per mesi la sua compagna ha manifestato i segni delle violenze sul proprio corpo, le azioni intraprese sono partite solo nel momento in cui lei ha avuto il coraggio di sporgere denuncia.

La Legge n° 97/2008 è stata una grande conquista di civiltà, ma ora bisogna agire anche su altri aspetti fondamentali: quello dell’azione preventiva delle istituzioni anche prima della denuncia, quello educativo, per favorire il cambiamento culturale e quello verso gli uomini maltrattanti, perché acquistino consapevolezza sulla violenza che hanno agito, smettendo di scaricare la propria colpa su altri.

Gli uomini che usano violenza fisica e sessuale, che umiliano, minacciano, limitano l’autonomia finanziaria, vietano le relaziono sociali delle loro compagne, esprimono quel profilo patriarcale che ha forti radici dentro le nostre società, uomini che non rispettano le donne e non le ritengono individui portatori di diritti naturali e fondamentali, che ritengono le loro compagne una proprietà personale: questo è il profilo che si deve abbattere, che si deve contrastare con tutti mezzi e con tutte le forze possibili. 

Alcune regioni italiane si sono dotate di servizi specifici per seguire gli uomini che vogliono cambiare, come l’Emilia Romagna con i centri LDV (Liberiamoci Dalla Violenza) all’interno dei consultori familiari. San Marino potrebbe collaborare con questi centri per creare poi una struttura autonoma in territorio.

L’aspetto più importante per il futuro delle nuove generazioni è sicuramente quello educativo. Educare ragazzi e ragazze al rispetto dell’altro, all’affettività, ai sentimenti, alla gestione delle emozioni, delle frustrazioni, dei distacchi e soprattutto al senso profondo dell’amore, che è condivisione, fiducia, rispetto, stima reciproca, non è mai possesso e non è mai violenza

L’aspetto culturale deve prevedere anche la revisione dei testi scolastici, facendo attenzione agli stereotipi che identificavano la donna come “angelo del focolare”, chiusa in casa ad accudire marito e figli e l’uomo, unica fonte economica, detentore di ogni decisione, dell’educazione dei figli e del loro destino.

Massima attenzione alle parole dei media e che ancora oggi troppo spesso giustificano fra le righe l’uomo che uccide la compagna o lo stupratore che prima droga e poi violenta, magari “per amore”. 

È indispensabile accendere un grande faro di attenzione sui figli, bambini che prima assistono alle violenze domestiche respirando un senso di morte imminente, di minaccia, a volte vengono uccisi loro stessi e più spesso rimangono orfani, orfani di una madre uccisa dal padre, e di un padre che si suicida o finisce i suoi giorni in prigione”

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