Inflazione e carrello della spesa: a San Marino i generi alimentari crescono oltre il doppio

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Tanti i temi al centro della puntata di “CSdL informa” del 21 aprile. Sulla riforma delle pensioni, c’è una novità nel metodo del confronto con la Segreteria Sanità. Abbiamo concordato di non andare avanti punto per punto, come avvenuto finora, ma di concentrarsi sui tre macrotemi principali: l’età pensionabile, l’aumento dei contributi, e quello che per noi è il nodo dirimente, ovvero il sostegno dello Stato ai fondi pensione. Questo cambio di metodo dovrebbe consentire di proseguire il confronto in modo molto più proficuo e costruttivo, anche se non è detto che si potrà giungere ad un’ipotesi di accordo.

Sul fisco, si è riunita la commissione per il monitoraggio della fiscalità; noi abbiamo chiesto ulteriori dati per poter compiere i necessari approfondimenti. Sulla revisione della riforma fiscale, il Segretario per le Finanze Gatti ha confermato che gli ambiti di intervento sono le detrazioni e deduzioni fiscali per tutti, ovvero lavoratori dipendenti e autonomi, pensionati e società. La nostra preoccupazione è che a dover pagare ancora di più saranno i soliti noti, ovvero i lavoratori dipendenti e i pensionati; siamo impegnati a far sì che ciò non accada.

Sul tema dell’inflazione, lo stesso Segretario per le Finanze, in una trasmissione televisiva, ha dichiarato che il Fondo Monetario Internazionale ha consigliato – per la rivalutazione delle pensioni – di non tenere conto del dato inflativo italiano, ma di quello sammarinese, poiché sul Titano l’inflazione sarebbe più bassa, e quindi diviene più conveniente per lo Stato. A questa affermazione del FMI occorreva reagire, in primo luogo chiedendo di esplicitare  da quale fonte hanno fatto questa deduzione, visto che i dati ufficiali dell’Ufficio di Statistica dicono tutt’altro. L’Ufficio di Statistica è strategico per lo Stato: è passata con troppa leggerezza l’affermazione secondo cui tale ufficio fornisce dati inattendibili.

Dai dati ufficiali si evince chiaramente che l’inflazione negli ultimi 7-8 anni a San Marino è stata più alta, sia rispetto all’Italia, che rispetto al circondario, in particolare a causa dell’incremento esponenziale dei generi alimentari.

Nel frattempo sono stati pubblicati i dati di gennaio e febbraio relativi all’inflazione a San Marino. Emerge che nel nostro paese l’inflazione media dei primi due mesi dell’anno è più bassa (4,5%) rispetto a Rimini (5,1%), mentre il dato nazionale italiano è stato pari al 5,6%, se si considera l’indice europeo preso a riferimento per il contratto industria, mentre è stato del 5,1%, se si considera l’indice per le famiglie di operai ed impiegati, che è quello utilizzato a San Marino.

Resta il fatto che i prezzi dei prodotti alimentari crescono ancora oltre il doppio rispetto al circondario; ormai questa è una realtà assodata. La differenza del dato medio è dovuta ad un motivo preciso:  mentre in Italia si sono registrati due aumenti esorbitanti delle bollette delle utenze, in settembre e in gennaio, a San Marino di aumenti ne abbiamo avuto uno solo, seppur consistente, ma di entità nettamente inferiore rispetto all’Italia.

La voce del paniere che comprende le bollette è definita “abitazione, acqua, elettricità e combustibili”: a San Marino ha registrato nel primo bimestre un aumento del 5%, mentre a Rimini è stata del 26%. Per effetto di questa evidente differenza, legata unicamente ai costi delle bollette per le utenze, il dato inflativo sammarinese risulta più basso, ma ciò è dovuto ad un fatto contingente.

Sul progetto di legge interventi a sostegno della famiglia, giunto in prima lettura nella sessione consiliare di aprile, il confronto è stato decisamente scarso. Sullo sfondo di questo progetto c’è il fenomeno della denatalità che da anni vive San Marino. La tendenza al calo delle nascita è costante e inesorabile: 235 nati nel 2018, 232 nel 2019, 224 nel 2020, 212 nel 2022.

L’obiettivo del progetto legislativo è sicuramente condivisibile, ma in ogni caso il primo requisito per avere la sicurezza necessaria per mettere al mondo i figli, è il lavoro stabile e sicuro. Se è vero che la disoccupazione maschile è fortemente ridotta, al contrario la disoccupazione femminile arretra molto lentamente. Quindi occorrono politiche occupazionali efficaci per dare risposte certe alla richiesta di lavoro delle donne. In ogni caso, se si vuole incentivare la natalità, occorre che anche chi cerca lavoro, ma non lo trova, abbia, in caso di maternità, le stesse tutele economiche di chi ha un rapporto di lavoro. Sarebbe altresì auspicabile che tali tutele fossero commisurate proporzionalmente alle maggiori necessità, ma ad oggi mancano gli strumenti (l’ICEE, ancora rimasto sulla carta, necessario per accertare lo stato economico e patrimoniale delle famiglie) per indirizzare gli interventi verso coloro che hanno maggiori difficoltà.

Il limite forte del progetto è che non vengono destinate sufficienti risorse economiche: quando si tratta di interventi sociali, non è possibile sottostare unicamente a criteri e a parametri economici, altrimenti gli obiettivi non vengono raggiunti. Apprezziamo che siano stati inseriti nuovi permessi retribuiti per i genitori, quali ad esempio per le visite mediche in gravidanza sia per la gestante che per il futuro padre, e per i neo papà alla nascita del figlio. Apprezziamo altresì l’istituzione di nuovi permessi che possano permettere ai genitori di seguire i propri figli nella loro crescita, l’unico rammarico è che questi siano tutti non retribuiti (permesso per visite mediche dei figli, per colloqui scolastici, per malattia dei figli).

Abbiamo anche chiesto di aumentare in maniera significativa la percentuale dell’aspettativa post partum, successiva ai cinque mesi di maternità, portandola dall’attuale 30% al 50% per il singolo, e raddoppiarla in caso di parto gemellare poiché le spese per la cura e lo svezzamento dei figli sono notoriamente molto alte. Nel PdL invece viene aumentata al 40%.

È condivisibile anche l’obiettivo di realizzare un Testo Unico sulle norme per la famiglia, ma è rimasta inascoltata la nostra richiesta di fare una ricognizione delle leggi per verificare cosa far confluire nel TU e di avere anche dei dati su quanto ammonta in termini di Bilancio l’aspettativa, le ore di allattamento, ecc..

Tra le nostre richieste, vi è quella di prevedere maggiori interventi di sostegno anche per chi adotta bambini, e di inasprire le pene per i datori di lavoro inadempienti verso i diritti delle donne, ma ci si limita ancora alle sole sanzioni amministrative.

Un altro aspetto davvero inaccettabile è continuare a discriminare coloro che sono residenti in territorio, ma con familiari che necessitano di assistenza che non risiedono a San Marino. Per questi purtroppo la normativa non prevede la possibilità di usufruire dei congedi parentali mensili pari ai 4/5 del monte ore settimanale, motivata dal fatto che la Convenzione Italo-Sammarinese va aggiornata. Si continuano a fare distinzione tra lavoratori di serie A e di serie B; tra l’altro, tali interventi non sono riconosciuti ai frontalieri. Crediamo che su disposizioni così importanti per le famiglie San Marino potrebbe riconoscerli unilateralmente, chiedendo poi all’Italia di fare altrettanto.

L’auspicio è che la tra prima e la seconda lettura si sviluppi un vero confronto che consenta di apportare tutti i miglioramenti e le integrazioni necessarie per rendere questo intervento legislativo veramente in grado di supportare le famiglie e promuovere la genitorialità, riconoscendo tutti i diritti necessari alle coppie che decidono di avere figli, i quali sono comunque un bene anche per l’intera collettività

Alla puntata hanno partecipato, nell’ordine, il Segretario Generale CSdL Enzo Merlini, la funzionaria FULI Simona Zonzini, il Segretario FUPI Antonio Bacciocchi, il Segretario FUPS Elio Pozzi, il Segretario FUCS Stéphane Colombari, il Segretario FULI Agostino D’Antonio. Ha coordinato come di consueto Giuliano Tamagnini. Una sintesi delle altre tematiche affrontate, verrà proposta nelle prossime comunicazioni.