Direttivo CSdL: per varare la riforma pensionistica occorre aumentare le risorse dello Stato

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Nel pomeriggio di ieri presso il Centro Sociale di Fiorentino si è riunito il Consiglio Direttivo CSdL, con un ampio ordine del giorno, a partire dalle riforme. Il Governo continua a ribadire la volontà di portare a termine le stesse riforme, ma finora l’unico tavolo di confronto realmente aperto con il sindacato è quello sulle pensioni. Recentemente sulla quota 103 si è raggiunta una base di discussione accettabile, anche se ancora non disponiamo di un testo scritto. Ma a tutt’oggi mancano ancora nuove proposte su cui confrontarsi sugli altri due macrotemi che abbiamo indicato come fondamentali, ovvero l’intervento da parte del Bilancio dello Stato, che deve continuare ed aumentare nel tempo, per evitare drastici tagli alle pensioni e l’esaurimento degli accantonamenti dei fondi pensione, e l’aumento delle aliquote contributive, superando la proposta iniziale, del tutto inaccettabile, che vorrebbe incrementarle solo per i lavoratori, mentre vanno ripartite con i datori di lavoro.

 

Oltre a questi tre punti vi sono altri aspetti specifici come i lavori usuranti, le carriere discontinue che riguardano in particolare le donne, gli incentivi ed i disincentivi. Ma se non si sciolgono i tre nodi principali, il confronto non potrà proseguire in maniera proficua.

 

Il Governo ha annunciato altresì che la riforma del mercato del lavoro dovrà procedere celermente. Da un lato, il Segretario Lonfernini ha attuato attraverso la decretazione buona parte del documento presentato oltre un anno fa, mentre non è dato a sapersi come intende affrontare la parte rimanente, annunciata per il deposito in prima lettura entro fine giugno.

 

Per la CSdL non vi è alcuna necessità di intervenire sul mercato del lavoro, visto che la disoccupazione interna è ai minimi storici. Il principale intervento da realizzare, semmai, è a favore delle persone disabili e per quelle categorie che tuttora incontrano forti difficoltà di collocazione. Se ci saranno risposte efficaci a questa esigenza prioritaria, da parte nostra daremo tutta la disponibilità a collaborare. Ma se così non fosse e si andasse in altre direzioni, come la precarizzazione, esprimeremo con determinazione il nostro dissenso.

 

Circa la revisione della riforma tributaria del 2013, non ci sono sviluppi. Si sa unicamente che il Segretario Gatti sta predisponendo un testo articolato per dare seguito alla relazione con la quale ha annunciato la volontà di allargare la base imponibile e aumentare il gettito fiscale annuo. Abbiamo già espresso contrarietà e perplessità su alcuni punti, ma attendiamo di vedere le proposte del Governo. A questo proposito ci preme ribadire che se si vuole realizzare la riforma pensionistica è necessario contestualmente produrre nuove risorse per il bilancio dello Stato, da utilizzare per sostenere lo stesso sistema previdenziale.

 

È stato emanato dall’Esecutivo, come al solito senza nessun confronto, un provvedimento che dovrebbe calmierare l’impatto degli aumenti delle utenze. Non solo non coglie l’obiettivo di sostenere concretamente le crescenti difficoltà economiche delle famiglie, ma presenta alcune anomalie. È evidente che i soli contratti di lavoro, peraltro quasi tutti ancora da rinnovare, non sono in grado di fare fronte integralmente all’impennata dell’inflazione derivata principalmente dal conflitto in Ucraina. Vari Stati stanno emanando provvedimenti a sostegno di famiglie e imprese, tra cui l’Italia, anche recentemente.

 

Nel decreto sammarinese l’intervento sulle bollette prevede prevalentemente dilazioni per le imprese che dimostrano di avere subito un calo di fatturato e un aumento di costi; possono accedere a tali dilazioni fino a fine anno senza interessi, more, ecc. Stessa cosa per le famiglie in cui siano presenti disoccupati, lavoratori in CIG, ecc. L’intervento più di sostanza è la riduzione delle bollette, nella misura del 25%, ma è sconcertante il fatto che ne potranno beneficiare solo le famiglie che hanno accesso al reddito minimo famigliare: un intervento che ha criteri molto restrittivi, aggiornati nel 2021 e rivolti a chi già faceva fatica ad arrivare alla fine del mese. Oggi, con i rincari delle utenze e dei beni di prima necessità, le famiglie in difficoltà sono inevitabilmente aumentate. Serve quindi un parametro diverso e molto più ampio.

 

Scontiamo il fatto che a tutt’oggi l’ICEE sammarinese non è attivo, e quindi non esiste uno strumento oggettivo, omogeneo e sicuro per determinare chi avrebbe diritto a questi ristori. Potranno beneficiare dello sconto in bolletta anche coloro che si rivolgono alla Caritas; un’organizzazione da elogiare per il suo impegno sociale, ma che non può valutare lo stato reddituale e patrimoniale delle persone. È pertanto quanto meno anomalo utilizzare questo riferimento. C’è ancora un po’ di tempo per la ratifica del Decreto, ma intanto è già esecutivo; faremo del nostro meglio affinché sia modificato.

 

È poi stato emanato di recente un Decreto relativo a Fondiss, anche a seguito di una sollecitazione del Comitato Amministratore. Nasce per una esigenza specifica, ovvero vi sono contribuenti che stanno arrivando alla soglia per la quale hanno diritto a ricevere il vitalizio, piuttosto che alla corresponsione in un’unica soluzione del capitale versato.

 

La stessa legge istitutiva del Fondiss prevede infatti che, ad un certo punto, le risorse versate nella previdenza complementare debbano dare luogo ad una pensione che integri quella maturata con il primo pilastro. La soglia viene fissata in circa 140 euro mensili, al di sotto della quale si continuerebbe ad erogare l’intero capitale all’atto del pensionamento.

 

Naturalmente, non spetta al Comitato Amministratore realizzare il sistema che trasforma il montante contributivo in vitalizio, oltre a stabilire le garanzie relative alle variabili per le quali il saldo delle prestazioni totali potrebbe non essere equivalente a quello dei contributi rivalutati. È previsto pertanto l’affidamento di questi compiti ad una compagnia assicurativa attraverso l’emissione di un bando.

 

Occorre ancora una volta stigmatizzare il comportamento del Governo, che non ha svolto alcun confronto con il sindacato, che peraltro continua a sollecitare il confronto sulla revisione delle norme del Fondiss, in particolare per quanto concerne la governance e gli investimenti. I contributi dei lavoratori sono infatti depositati presso Banca Centrale e non rendono niente.

 

Tra gli altri, c’è un problema di fondo in questo Decreto, ovvero non è stata fatta un’analisi preventiva rispetto a quanto verrà a costare la gestione di tale meccanismo da parte di una compagnia assicurativa privata. Si potrebbe replicare affermando che lo sapremo una volta emesso il bando, ma Fondiss è piccolissimo rispetto ai fondi presenti in altri Stati, per cui andrebbero esplorate tutte le possibili alternative, piuttosto che accorgersi successivamente che la migliore offerta sia comunque troppo costosa.

 

La somma di zero rendimenti con l’attribuzione dei costi di gestione produrrebbe addirittura una svalutazione dei contributi, e ciò sarebbe inaccettabile. Peraltro lo Stato, ovvero tutti i cittadini, deve garantire la totalizzazione del capitale versato. Occorre quindi aprire un confronto a tutto campo in merito a Fondiss piuttosto che adottare Decreti estemporanei: col tempo ci saranno sempre più persone – e ad un certo punto tutte – che avranno diritto al vitalizio. È quindi di fondamentale importanza gestire il Fondo con i maggiori rendimenti e i minori costi possibili.

Altri temi ampiamente discussi sono stati la sanità ed il PdL famiglia, sul quale torneremo nei prossimi giorni.