“È urgente convocare un incontro per riaprire la trattativa”

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L’ultimo comunicato della USC del 6 novembre scorso ha messo in evidenza come dal 2008 al 2021 l’inflazione è stata superiore dell’1,5% rispetto agli aumenti contrattuali. In realtà, prendendo a riferimento l’indice IPCA, utilizzato per i contratti industria ed artigianato, lo scarto è maggiore. Al di là di questi riferimenti, resta il fatto che USC non fa menzione dell’inflazione per il 2022, oggi al 9%, e che tutte le proiezioni danno ad oltre il 10% a fine anno.

A fronte di una inflazione complessiva sul periodo 2018-2022 che sarà superiore al 12%, OSLA e USC hanno proposto un aumento retributivo del 2,5%, a partire dal 1° luglio 2022, e del 2% per il 2023. Le OOSS dal canto loro hanno chiesto il recupero dell’inflazione nel periodo 2018-2021, e un riconoscimento parziale dell’inflazione dell’anno corrente, vale a dire un aumento complessivo del 7,5% da corrispondere sul biennio 2022-2023. Peraltro, tale valore corrisponderebbe esattamente allo scarto indicato da USC, sommato agli aumenti già corrisposti da altri contratti.

La posizione delle controparti è quindi doppiamente inaccettabile, visto che il 4,5% proposto è ben lontano dalle richieste dei lavoratori e lo si vuole riconoscere al di fuori del Contratto collettivo nazionale.

Le OO.SS. ribadiscono che qualunque aumento verrà concordato questo dovrà essere riconosciuto nel quadro del CCNL. La soluzione “tampone” da loro proposta – non trattandosi del contratto con valore erga omnes – non offrirebbe nessuna garanzia di continuità e men che meno assicurerebbe la certezza che tutti i lavoratori del comparto ne possano beneficiare (nella migliore delle ipotesi lo percepirebbero i soli dipendenti delle aziende associate a OSLA e USC).

In tal senso ci rammarica profondamente dover rilevare che, dopo aver convenuto con le controparti ai tavoli negoziali l’impossibilità di percorrere tale ipotesi, OSLA e USC tornino ad invocarla.

Va altresì precisato che per favorire una soluzione garantistica all’interno del perimetro del contratto nazionale, i sindacati – modificando responsabilmente la propria impostazione iniziale – si sono resi disponibili a valutare nel merito eventuali richieste di modifiche alle parti normative del contratto; argomento questo che, a dire delle associazioni di categoria, ostacolava la strada alla definizione di un accordo sul piano economico. Dopo mesi di trattativa e di solleciti, inspiegabilmente e contro ogni logica le associazione di categoria a tutt’oggi non hanno presentato nessuna richiesta in tal senso.

Per superare lo stallo della trattativa e conformemente all’impegno preso nell’ultimo contratto del commercio sottoscritto, le organizzazioni sindacali si rendono disponibili a valutare eventuali modifiche all’automatismo di aumento di livello previsto in base alla sola anzianità di servizio lavorativo.

Va ricordato che tale richiesta era già stata avanzata da OSLA e USC nel 2018; allora il sindacato aveva valutato di non dare seguito alla trattativa, in quanto le rivendicazioni delle controparti – peraltro in un contesto inflativo pressoché nullo – non erano accompagnate da contropartite adeguate. Peraltro, allora le controparti non ebbero nulla da ridire, riconoscendo le ragioni del sindacato.

Va altresì rilevato che se in quella circostanza OSLA e USC avessero inteso aprire ufficialmente la trattativa contrattuale e portare il sindacato al tavolo negoziale, era sufficiente farne richiesta al Comitato Garante, così come è stato fatto dal sindacato lo scorso 22 giugno.

Oggi, in un contesto di mobilitazione dei lavoratori del settore, è più che mai forte la volontà delle organizzazioni sindacali di giungere in tempo celeri ad un accordo contrattuale soddisfacente. In tal senso e nonostante comportamenti antisindacali messi in atto da un’azienda importante, le organizzazioni sindacali sono a chiedere ad OSLA e USC la riapertura immediata della trattativa con la convocazione di un incontro.

Federazioni Servizi CSdL – CDLS – USL