Suoni Nuovi – Intervista ad Andrea ‘Duna’ Scardovi

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Oggi entriamo in studio di registrazione con Andrea “Duna” Scardovi

Ciao Andrea e grazie per aver accettato questa intervista Parlaci del tuo lavoro; in cosa consiste e da dove sei partito?

Ciao ragazzi, il mio lavoro è un insieme di molti aspetti, oltre al semplice ‘registrare’ consiste nell’interpretare il pensiero degli artisti cercando di concretizzarlo mediante l’uso di tecniche e macchine. Il mio percorso inizia da ragazzino quando nel 92 all’età di 15 anni è nata la passione per l’hiphop. Mentre imparavo ad esprimermi con breakdancing, writing, DJing ed MCing maturai l’esigenza di possedere del materiale per creare e registrare le mie idee…. Da li a poco il garage di casa divenne una sala prove di riferimento nella zona ed io mi divertivo molto ad amplificare e registrare le band dei i miei amici. Fu un periodo ricco di musica di tantissimi esperimenti e contaminazioni.

Quali sono i punti di forza del tuo studio e del tuo modo di lavorare?

Dopo 20 anni di sala prove e registrazioni fatte nello studio/garage decisi nel 2011 di costruire il mio studio attuale. Prima di realizzarlo ho fatto molta gavetta ed ho sognato e studiato a fondo quali fossero le peculiarità che avrebbe dovuto avere: -varie sale di ripresa con acustiche diversificate -una regia con una ottima acustica -macchine moderne e vintage per poter scegliere l’iter adeguato ad ogni progetto. -attenta organizzazione della parte tecnica per poter avere sicurezza e velocità di setup. L’idea di fondo era di creare uno studio il più possibile duttile ad ogni esigenza musicale in un luogo accogliente. La voglia di lavorare nella musica a 360° e l’aver costruito questo spazio mi continua a dare la possibilità di registrare stili e tecniche tra le più variegate. Ogni artista con cui lavoro mi porta nuovi stimoli e di conseguenza arricchisce la mia voglia di ricercare ad approfondire nuove strade per valorizzare al meglio i brani. Oggi il web è pieno di video e tutorial che insegnano “il segreto per…”

Quali sono secondo te gli elementi essenziali per la realizzazione di un buon lavoro in studio?

Il web è ovviamente uno strumento prezioso tutti, consente a neofiti di imparare le nozioni base ed ai professionisti di consultare informazioni una volta inarrivabili, come reperire manuali di macchine vintage e dadi la possibilità confrontarti con fonici e musicisti di ogni dove. Ovviamente però il lavoro in studio è un insieme di tanta esperienza accumulata negli anni, conoscere la tecnica è un punto di partenza necessario per inventare soluzioni nuove e personalizzate, per me ogni lavoro deve avere una sua personalità e non omologazione. L’elemento fondamentale per la buona riuscita di un lavoro è avere un buon dialogo con l’artista per capire la sua estetica e trovare il modo di valorizzarla… le scelte tecniche sono tutte consequenziali.

In cosa a tuo avviso una produzione professionale si distingue tecnicamente da una produzione “home made”?

La produzione professionale ha il grande vantaggio di poter avere a disposizione dei professionisti con esperienza con cui confrontarsi ed inoltre un luogo con un’acustica curata e delle attrezzature a cui raramente si avrebbe accesso. Se la c’è un bella comunicazione, la presenza di questi elementi consente di arrivare a dei risultati apprezzabili in brevissimo tempo. La produzione fatta in casa di contro ha altri pregi evidenti, non pone limiti di tempo, si può registrare In pigiama a qualsiasi ora e senza freni inibitori e non avere sovrastrutture tecniche permette di concentrarsi esclusivamente sulla musica. Di contro ha il fatto che è facile perdersi in lavori senza fine ed incappare in problemi tecnici di ogni natura….

Una provocazione: in che percentuale le tecnologie di “correzzione” della performance influiscono oggi sul risultato finale?

Certo che si! Questa possibilità permette di rendere funzionanti molte cose che non lo sarebbero. E’ certamente un’arma a doppio taglio, perché permette all’artista di poter essere meno performante ma di raggiungere comunque un buon risultato, così non portandolo alla voglia di fare una esecuzione di alto livello. Una performance con la giusta sensibilità e tecnica non è replicabile con un taglia e cuci.

Qual’è l’aspetto più difficile del tuo lavoro e quale quello più interessante?

Entrambi gli aspetti riguardano sempre la sfera più personale ed intima, ad esempio come trovare la sintonia con i clienti, a volte la si trova in un minuto ed altre volte pensi che non ci si capirà mai. Mi può capitare quando lavoro con musicisti di grande qualità e rendendoti conto di qualche tua carenza viene fuori un pò di ansia. Al contrario è da grande soddisfazione trovare soluzioni tecniche che risolvono e valorizzano aspetti artistici.

Hai un metodo di lavoro consolidato oppure per ogni produzione utilizzi un work flow e un approccio “talior made”?

Solitamente mi confronto con i clienti un pò di giorni prima della sessione per capire qual’è la direzione che si vuole prendere e di conseguenza penso ad un setup adeguato da cui partire. Parto comunque da dei setup che già ho provato ed evoluto negli anni e che continuo ad evolvere in base alle sessioni che faccio. Il tuo studio è noto per offrire al cliente una vasta scelta di attrezzature analogiche

E’ una tua passione o ritieni che l’analogico abbia una sua specifica rilevanza nel contesto della produzione di oggi?

La scelta delle tecnologia e delle macchine da usare per me è una possibilità in più per trovare il colore adeguato al cliente, ad esempio il suono del mio registratore a nastro Mci jh16 24tracce, mi permette di dare alle band un suono di insieme più legato e solido ma questa cosa non funziona in tutti i generi (come jazz o classica) perché il nastro è sempre un poco rumoroso quando le dinamiche raggiungono dei pianissimo… Se ad esempio la necessità del progetto è di post-produrre molto e costruire i brani a strati, è molto più pratico e veloce lavorare in digitale. In ogni caso mi piace mischiare i due mondi usando molto spesso delay e riverberi analogici anche su sessioni solo digitali, le macchine hanno restituiscono una pasta più interessante per via del fatto che hanno più ‘errori’ e distorsioni armoniche dei plugin!

Oggi, l’artista o il gruppo musicale potrebbero domandarsi perché dovrebbero investire i propri soldi in uno studio di registrazione invece che realizzare comodamente in casa i propri lavori. Quel’è la tua risposta?

Dividerei questo argomenti in due capitoli, di cui un riguarda la produzione e le riprese ed il secondo il mix e master. Oggi giorno ci sono tanti modi di produrre e registrare musica ed in base al genere ci sono necessità diverse, per chi suona strumenti elettro-acustici uno studio di alto livello è ancora un valore aggiunto fondamentale. Per progetti legati alla computer music o dove si ricerca un suono LoFi spesso si raggiungono risultati ottimali anche in casa. La cosa cambia quando si parla di mix e master, perché un fonico con esperienza ed una regia con un preciso disegno acustico sono fondamentali per una ottima riuscita di qualsiasi prodotto.

Grazie per essere stato con noi!

Grazie a voi! Rispondere a delle domande è un’ottima opportunità per schiarirsi le idee.