Consiglio Grande e Generale – Il Segretario Ugolini presenta le riforme della giustizia

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Nel pomeriggio si conclude la presentazione dei provvedimenti del così detto “pacchetto Giustizia”, composto da 4 Pdl, presentato dal Segretario di Stato per la Giustizia, Massimo Andrea Ugolini. Termina il dibattito avviato in mattinata sul progetto di legge sull’astensione e ricusazione dei magistrati, quindi l’Aula si concentra su un tema più politico, il progetto di legge qualificata “Commissione Consiliare per gli Affari di Giustizia”.

Come spiega il Sds Ugolini, il pdl tiene conto della settima raccomandazione del IV Rapporto di valutazione del Gruppo di Stati contro la corruzione (GRECO) che, “in particolare, ha segnalato come sia difficilmente coinciliabile l’automatismo legislativo che vede i componenti della Commissione Giustizia prendere parte al Consiglio Giudiziario- spiega- nostro organo a tutela dell’indipendenza della Magistratura, con gli standard internazionali in materia”. Dunque, “se il progetto di legge costituzionale ha dovuto rivedere la composizione del Consiglio Giudiziario escludendo l’immediata partecipazione dei componenti della Commissione- prosegue- si è comunque garantita una perfetta pariteticità tra laici e togati all’interno dell’organo”. In riferimento al Pdl di legge qualificata, si prevede che “la Commissione Giustizia mantenga un ruolo significativo (…), questo proposito, si è ritenuto che debba rivestire il delicato compito di filtro tra le attività del Consiglio Giudiziario e del Tribunale, nell’ottica del pieno rispetto di una dialogante separazione dei poteri”.

Nel corso del dibattito emerge la proposta del consigliere di Rete, Alberto Spagni Reffi, di accorpare le funzioni della Commissione Giustizia a quelle della Commissione consiliare 1^, mentre Giuseppe Maria Morganti, Libera, stigmatizza il depotenziamento “ai minimi termini” dell’organismo. Nicola Renzi, Rf, è molto critico sull’apertura alla presenza di avvocati in commissione Giustizia. Pieno sostegno da Rossano Fabbri, Mis: “Vada avanti Segretario con questa riforma- esorta il consigliere di opposizione- che è il cuore della separazione dei poteri e rappresenta una delle novità più importanti che va sostenuta”. Mentre dalla maggioranza c’è chi è dubbioso sul provvedimento: “Non possiamo far nascere questa riforma importantissima in un clima di guerra- sostiene Pasquale Valentini– perchè non sarà ancora una volta la riforma che risolve il problema del rapporto tra giustizia e politica”. Inoltre, lo stesso consigliere Pdcs si ritiene insoddisfatto: “Togliamo la commissione dall’ordinamento, ma poi gli diamo più potere. Allora il problema del rapporto potere politica- tribunale resta uguale”. Nessun dubbio invece per Gian Nicola Berti, Npr: “Credo che questo pdl tagli le lunghe brutte dita a quella politica distorta che vuole sistematicamente mettere mani sulla giustizia”.

Chiuso il dibattito si procede alla presentazione del quarto pdl in tema dei Giustizia, il Progetto di legge “Disposizioni per implementare le garanzie e l’efficienza del processo penale”.

La seduta del pomeriggio affronta infine un ultimo progetto di legge in prima lettura “Disposizioni in materia di Collegi Sindacali e/o Revisori di nomina del Consiglio Grande e Generale”, presentato dal Segretaria di Stato per il Territorio, Stefano Canti. Il provvedimento mira a disciplinare requisiti e alle cause di incompatibilità in questi organismi. Nel dibattito, l‘opposizione incalza puntando il dito sulla tempistica e sul fatto che a presentarlo non sia la Segreteria di Stato per gli Affari interni, ritenuta più competente in materia. Per i consiglieri di Rf e Libera si tratterebbe infatti di un pdl “ad hoc”, presentato a seguito della vicenda che ha interessato un sindaco revisore dell’Azienda di Produzione. Alla fine del dibattito, Nicola Renzi, Rf, presenta un Odg sottoscritto dal suo gruppo e da Libera per chiedere la convocazione della Commissione IV entro il 30 ottobre per audire il Cda e il collegio sindacale sulla vicenda. “Credo non serva presentare un Odg e chiedere all’Aula di votarlo- replica il Segretario di Stato Canti- mi prendo io l’impegno di convocare la Commissione IV- se non è ottobre sarà a novembre- alla presenza di Cda e collegio sindacale, perhcè non ho nulla da nascondere. Chiedo di ritirare Odg che non è materia e competenza dell’Aula”. Alla luce dell’impegno del Segretario di Stato, Rf ritira l’ordine del giorno e la seduta del pomeriggio si conclude. I lavori riprenderanno in seduta notturna.

Di seguito un estratto degli interventi al Comma 13. Progetto di legge Qualificata “Commissione Consiliare per gli Affari di Giustizia”

Massimo Andrea Ugolini, Sds Giustizia, dà lettura della relazione al Pdl

Il progetto di legge che viene sottoposto alla vostra attenzione si propone di completare il quadro tracciato con la proposta di legge costituzionale in materia di “Magistratura, ordinamento giudiziario e Consiglio Giudiziario”. Si è più volte sottolineato, nei vari riferimenti dinnanzi a questo Consiglio circa le linee programmatiche sulla riforma dell’ordinamento giudiziario, che il ruolo della Commissione Consiliare per gli Affari di Giustizia sarebbe stato ricalibrato sulla base del nuovo quadro risultante da una complessiva riforma dell’ordinamento giudiziario. Riforma che ha dovuto tener in considerazione anche le Raccomandazioni contenute nel IV Rapporto di valutazione del Gruppo di Stati contro la corruzione (GRECO).

La settima raccomandazione, in particolare, ha segnalato come sia difficilmente coinciliabile l’automatismo legislativo che vede i componenti della Commissione Giustizia prendere parte al Consiglio Giudiziario, nostro organo a tutela dell’indipendenza della Magistratura, con gli standard internazionali in materia. Dunque, se il progetto di legge costituzionale ha dovuto rivedere la composizione del Consiglio Giudiziario escludendo l’immediata partecipazione dei componenti della Commissione, si è comunque garantita una perfetta pariteticità tra laici e togati all’interno dell’organo.

Avrete avuto modo di comprendere, però, come la Commissione Giustizia mantenga un ruolo significativo nel contesto del progetto di legge costituzionale ed anzi come ad essa siano state attribuite, con forza attiva e passiva di legge costituzionale, diverse competenze. A questo proposito, si è ritenuto che la Commissione Giustizia debba rivestire il delicato compito di filtro tra le attività del Consiglio Giudiziario e del Tribunale, nell’ottica del pieno rispetto di una “dialogante” separazione dei poteri. Il primo comma dell’articolo 1 della proposta di legge definisce la composizione della Commissione . In continuità con la Legge Qualificata 30 ottobre 2003 n. 145 succ. modo si prevede che la Commissione sia costituita da dieci Consiglieri nominati dal Consiglio Grande e Generale all’inizio di ogni legislatura con una maggioranza robusta, ossia quella non inferiore a due terzi. Si conferma il potere del presidente di convocare e presiedere la Commissione. Il Presidente è nominato dalla stessa Commissione nella sua prima seduta. Fa parte della Commissione, a pieno titolo, il Segretario di Stato per la Giustizia. La Commissione Consiliare per gli Affari di Giustizia è chiamata a riferire di ogni sua attività soltanto al Consiglio Grande e Generale (comma 2). Il comma terzo individua, invece, le singole competenze della Commissione. Il progetto di legge, così come il progetto di legge costituzionale in materia di Magistratura, ordinamento giudiziario e Consiglio Giudiziario, ha stabilito la competenza della Commissione a dare impulso all’azione disciplinare sui magistrati. Potere che trova, come contraltare, un rito disciplinare caratterizzato da importanti garanzie, quali l’organizzazione per gradi, il concreto svolgersi del contraddittorio e la possibilità per il Magistrato di espletare il proprio diritto di difesa. La Commissione Giustizia è anche competente a presentare, previa presa d’atto del Consiglio Giudiziario, la Relazione annuale sullo stato della giustizia al Consiglio Grande e Generale. Lo stesso comma sancisce, inoltre, il potere di audizione della Commissione del Magistrato Dirigente in seduta segreta, nonché la possibilità di domandare pareri al Consiglio Giudiziario su questioni generali in materia di amministrazione della giustizia e di organizzazione degli uffici giudiziari. Si attribuisce alla Commissione, infine, una generale competenza ad esercitare i poteri previsti dalla legge. In continuità con la normativa del 2003, come emendata, per la validità delle deliberazioni della Commissione sarà necessaria la presenza di almeno la metà più uno dei componenti. Le deliberazioni sono adottate a maggioranza assoluta . Il secondo articolo del progetto di legge fissa l’entrata in vigore. Confidando in un positivo esame della proposta di legge si porgono deferenti ossequi.

Alberto Giordano Spagni Reffi, Rete

Questa è una norma in raccordo sulla prima normativa sul consiglio giudiziario. Si parlava in precedenza del Consiglio giudiziario la cui parte di nomina politica non saranno rappresentanti del Consiglio grande e generale. Nel momento in cui la commissione Affari di giustizia perde la sua funzione più pesante- che è quella di essere parte del Consiglio giudiziario plenario- questa modifica taglia una parte di mansioni e ne lascia altre. Mi chiedo: ma se le funzioni della Commissione affari di giustizia fossero inglobate dalla Commissione consiliare permanente 1^, che ha funzioni relative ad affari istituzionali e giustizia? Come nella Commissione sanità va a relazionare il dirigente dell’Iss, nella Commissione 1^ ci può andare a relazionare il magistrato dirigente in seduta segreta. Tra le funzioni rimaste alla Commissione giustizia vi è l’avvio di procedimenti disciplinari. Qui c’è stata finora una mancanza pesantissima del nostro sistema, il fatto che non siano mai state introdotte sanzioni intermedie. Come è stata possibile in 20 anni la situazione in cui da un lato i magistrati erano intoccabili e dall’altro l’unico modo di toccarli era di licenziarli? È un vulnus immenso. Ora si prevedono varie sanzioni e vari procedimenti.

Giuseppe Maria Morganti, Libera

La questione della commistione politica- magistratura afferisce al campo giudiziario, la politica non deve intervenire su questioni relarive alle decisioni dei magistrati nel momento in cui vanno in giudizio. Sono tutte questioni che devono godere di massima autonomia, non ci piove. Quando si parla invece di organizzazione degli uffici giudiziari, dell’azione tempestiva e con rigore dei magistrati, sarebbe opportuno che il Consiglio Grande e Generale avesse la possibilità di visionare e osservare e verificare un altro potere. Qual è l’organo che verifica le strategie messe in atto dalla magistratura stessa in sede non giudicante, ma di organizzzazione? Io credo la politica si debba occupare eccome dell’efficienza della magistratura. Rispetto a queste riforme portate in Aula, mi chiedo perchè il Consiglio grande e generale vuole addirittura abbandonare lo schema della Commissione affari di giustizia e delegare ad una commissione che avrebbe solo il ruolo di referente, senza l’opportunità di operare per migliorare e intervenire sulle distorsioni di un potere. Noi praticamente non ci preoccupiamo più di come andrà questo settore perchè è affidato “in buone mani”. E per carità, me lo auguro. Ma come il Consiglio Grande e Generale è controllato dall’elettorato, il governo dall’opposizione, la Reggenza dal sindacato sul suo operato… ebbene tutto questo è possibile, tranne che per magistratura. Resto esterrefatto. Invece di potenziare la Commissione affari di giustizia, lo si limita ai minimi termini. Su questo non ci troviamo proprio.

Nicola Renzi, Rf

Un apprezzamento sull’intervento del consigliere Spagni Reffi, la sua proposta è assolutamente da tenere presente, perchè la Commissione giustizia rischia così di essere qualcosa di pleonastico. Il Consiglio giudiziario plenario, con la commissione giustizi,a aveva senso come sede di un confronto che oggi viene spazzato via. E’ cancellato anche il Consiglio giudiziario ordinario. Il tema che emerge poi è che cade l’incompatibilità anche per la Commissione Affari di giustizia dell’avvocato a farne parte. Probabilmente mi attirerò gli strali di avvocati e di chiunque, ma il paragone di partecipazione a una normale commissione consiliare della commissione Affari di giustizia non regge. Nelle altre non ci sono prerogative disciplinari che vengono discusse. In una realtà piccola come la nostra, come si fa a regolare anche temporalmente l’incompatibilità? Pensate l’imbarazzo di un giudice che si trova a discutere di procedimenti disciplinari su un magistrato con un avvocato… vi prego in maniera accorata di pensare a questa cosa. Vorrà dire che ci va bene quello che ad ogni seduta di Consiglio avviene: avvocati vengono qui per votare leggi a vantaggio dei loro assistiti, ed è intollerabile.

Rossano Fabbri, Mis

Questo Pdl rappresenta uno dei tratti più importanti della riforma, finalmente fuori la politica dagli organismi di autogoverno della magistratura, in linea con la settima raccomandazione del Greco. E quindi vada avanti con questa riforma, Segretario, che è il cuore della separazione dei poteri e rappresenta una delle novità più importanti che va sostenuta.

Non mi entusiasma entrare nel dibattito sulla presenza degli avvocati in Commissione affari di Giustizia, credo però che le persone qualificate debbano portare la propria competenza alla politica e credo che la normativa su incompatibiltà e astensioni si possa misurare in concreto e non in astratto. Del resto vedo consiglieri che si sperticano su ipotetiche incompatibilità di altri in astratto, però continuano a parlare di scuola e a incidere su provveidmenti su cui dovrebbero piuttosto astenersi. Si vada pur avanti in maniera spedita su questa riforma, è tanti anni che il paese l’aspetta. È necessaria e porrà rimedio ai gravi danni che la politica ha creato nella scorsa legislatura e magari anche porterà alla fine delle strumentalizzazioni. Bisogna unirsi in ambito di giustizia, dobbiamo smetterla con le strumentalizzaizoni, le guarantigie esistono quando si viene indagati, non si può andare sui giornali a dire che si sono fatti 4 anni da indagati quando se ne è fatto un giorno, smettetela di fare politica sulle spalle della giustizia. Portate i fatti, i documenti. Segretario vada avanti a spron battuto su questa riforma, l’unica riforma vera che questo governo sta portando avanti e che mi trova d’accordo. Per il resto è solo stallo generale.

Pasquale Valentini, Pdcs

La Commissione giustizia faceva parte dell’ordinamento giudiziario che viene elevato a carattere costituzionale e la commissione ha quindi necessità di una legge a parte.

Ma prima di arrivare a questo: è indubbio che c’è bisogno di questi interventi, il lavoro fatto è importante, mi rassicura poi che una persona come il presidente Canzio faccia dà riferimento, ma vorrei andare al cuore della questione, ovvero il rapporto politica-giustizia. Se si è arrivati qui, non è solo perchè il Greco ci ha fatto delle osservazioni. Abbiamo detto noi al Greco che le cose non funzionavano perchè a corrente alternate il potere politico ha dato al potere giudiziario dei poteri che non doveva avere. La politica quando non riesce a risolvere i suoi problemi utilizza la magistratura per risolverli, ma cambiata l’aria, certi nodi gli si sono rivoltati e oggi quel nodo non è risolto.

I problemi sono nati quindi perchè la politica non ha rispettato l’ordinamento e non lo ha fatto poi rispettare ai giudici. Possiamo cambiare l’ordinamento, ma deve cambiare la cultura con cui guardiamo quello strumento. Quindi c’è un problema di riconciliazione, bisogna che ci si riappacifichi, se continuiamo a usare le riforme per fare una guerra, le riforme non daranno i risultati che vogliamo. Non possiamo far nascere questa riforma importantissima in un clima di guerra, non sarà ancora una volta la riforma che risolve il problema del rapporto tra giustizia e politica. In Commissione I^ il confronto è stato fatto sulle linee guida da parte di Canzio e lui stesso aveva detto: ‘Appena avete i testi sarà utile fare un altro confronto’. Io ci credo, spero che non arriviamo alle seconda letture inventandoci qui dentro gli emendamenti, bisogna che noi facciamo un lavoro precedente per capire che idea abbiamo della giustizia e del rapporto politica-giustizia, non ce lo possono dire i tecnici. E se non siamo convinti insieme, quello che verrà sarà un’altra volta parziale. La commissione giustizia, così come risolto il problema, non mi soddisfa, la togliamo dall’ordinamento, ma poi gli diamo più potere. Allora il problema del rapporto potere politica- tribunale resta uguale.

Gian Nicola Berti, Npr

La Commissione Affari giustizia diventa organo di mera rappresentanza politica e mira alla tutela dei cittadini. Il cittadino che ritenga di essere stato leso da parte di qualche magistrato può portare prove alla commissione, per valutare l’avvio di un’azione di responsabilità. E questo è inalterato, non cambia nulla.

Al consigliere Renzi ricorderei che gli avvocati non sono altro che rappresentanti dei cittadini e cercano solo di difendere i cittadini da abusi. Forse lui non ne ha mai avuto bisogno. Sulle supposte incompatibilità: mi chiedo come possa fare lui l’insegnante a scuola in un liceo dove si persegue anche la formazione politica dei giovani, anche questa non è incompatibilità? Credo questo pdl tagli le lunghe brutte dita a quella politica distorta che vuole sistematicamente mettere mani sulla giustizia. Ho apprezzato il discorso di Morganti su politica e vigilanza sui poteri dello Stato, ma non mettiamola in rissa come fa il consigliere Renzi.

Maria Catia Savoretti, Rf

Il consigliere Valentini ha confermato che il confronto con l’opposizione non ci sia stato e come lui mi auguro che, se il confronto lo volete come maggioranza, non sia solo con la presentazione degli emendamenti in seconda lettura. Il confronto va fatto prima se volete supporto e condivisione da parte di opposizione su questi pdl. Siamo in un Paese piccolo con pochi numeri, non è facile escludere categorie quando si fanno nomine, ma per certi organismi servono opportune valutazioni a priori per evitare di inserire chi può avere conflitti di interesse.

Iro Belluzzi, Npr

C’è una incongruenza legata al fatto che la Commissione affari di giustizia- che potrebbe essere assorbita dalla Commissione I per funzioni- ha facoltà di attivare azioni disciplinari nei confronti di magistrati. Prima c’era la possibilità di sentire più campane all’interno del Consiglio giudiziario plenario, così invece diventa ‘dirigentecentrica’ la possibilità da parte della politica di avviare azioni sanzionatorie per magistrati. Non focalizziamoci sulla figura del dirigente attuale, a cui riconosciamo merito e capacità di tendere a pacificare il clima interno al tribunale. Al di là delle persone, le norme restano.

Vladimiro Selva, Libera

Ci devono essere a mio avviso organismi che possano intervenire per gestioni non corrette della giustizia. Oggi- a parte qualche eccezione che vorrei stigmatizzare, perchè pare che qualcuno il dialogo non lo voglia e punti a fare il bullo- credo il dialogo ci sia stato e il clima sia quello giusto, forse non da parte di tutti questo clima è apprezzato, perchè forse il dialogo non lo vuole. La Commissione, se resta, deve essere quella che valuta quello che succede sulla giustizia e magari riferisca in Consiglio e abbia gli strumenti per intervenire. Sull’ ingresso degli avvocati io sono aperto ad ogni soluzione, certo che come in Commissione territorio se c’è un professionista con interesse specifico è difficile che partecipi a una votazione o proprio alla commissione, ci sono situazioni che vanno valutate, ma serenamente. Anche il tema della partecipazione degli avvocati o di chi ha più esperienza di diritto va contemperato con i rischi connessi. Come Libera cerchiamo di continuare ad essere disponibili al confronto.

Andrea Zafferani, Rf

Berti che di mestiere in Aula cerca di avvelenare i pozzi, anche con le sue minacce. Il consiglidre Renzi non ha detto che i consiglieri non possono stare in Aula e non possono essere eletti, come riferisce Berti. Renzi ha detto che non è opportuno che gli avvocati stiano in organismi con poteri deliberativi su questioni che riguardano il quotidiano del tribunale. E’ una opinione. Giustamente con la Commissione di inchiesta si è scelto di non inserire dipendenti di banche. Bene ha fatto Valentini a chiedere confronto in altre sedi, bene secondo me ha fatto a ricordare che servirebbe una certa concordia su questi argomenti che devono resistere nel tempo, ma adesso c’è una maggioranza monster che può fare qualsiasi cosa…servirebbe massima concordia, noi un contributo lo diamo. Ulteriore elemento sollevato da Belluzzi: il sistema è ‘dirigentocentrico’. Manca un po’ un organismo di contatto tra i due ruoli, condivido.

Maria Luisa Berti, Npr

La diatriba perenne tra i consiglieri Renzi e Gian Nicola Berti ci interessa fino ad un certo punto, l’importante è essere onesti con l’approccio al dialogo e pensare ad arrivare alle migliori soluzioni normative. Ho particolarmente apprezzato l’intervento di Vladimiro Selva, per la pacatezza ma anche per i ragionamenti. E’ un articolo soltanto che disciplina la commissione affari di Giustizia e forse sarebbe bene venisse letto da tutti. Penso l’articolo vada a contemperare l’esigenza di separazione di poteri, senza escludere che il dialogo ci possa essere. E quando si parla di potenziamento della figura del dirigente non è neanche così corretto. Primo perchè è vero che c’è un rapporto diretto con il magistrato dirigente, ma è comunque competenza della Commissione Affari di giustizia poter chiedere pareri al Consiglio giudiziario. Quello è lo strumento di dialogo e verifica. Dire che gli avvocati sono in Consiglio per loro interesse è offensivo e inopportuno. Faccio un appello al consigliere Nicola renzi, se pretende un confronto sereno, forse bisognerebbe spogliarsi di certi pregiudizi verso la categoria degli avvocati,

Luca Boschi, Libera

Il dirigente Canzio si era impegnato in Commissione 1^ ad ulteriori momenti di confronto. Ci sarà modo di fare dei confronti, ma sappiamo che una volta che una legge ‘entra’ in Aula è difficile modificarla nella sua pienezza.

Maria Luisa Berti dice che il Consiglio plenario è luogo del confronto, può essere, ma è fondamentale che anche lì ci sia tutela della rappresentanza delle opposizioni e che tutte le forze politiche possano avere un riferimento di quello che succede in un organismo così importante. Sulla possibilità degli avvocati di poter farne parte, qui non sono d’accordo: in generale se si vuole evitare il male, quando si organizza da capo un nuovo organismo, bisogna pensare male.

Gian Matteo Zeppa, Rete

Bisognerebbe leggerlo il pdl, invece di pensare il male. Dire che il pdl diventa ‘dirigentecentrico’ non dà l’effettività di una figura di un dirigente di tribunale o lo si vuole sminuire. Mi pare che ognuno abbia l’idea di come migliorare il pdl, io lo dico, non mi straccio le veste se dentro una commissione ci sono avvocati. Se si è reso necessario fare una riforma dlel’ordinamento forse significa che qualcosa è successo in questi anni.

Manuel Ciavatta, Pdcs

Per la Commissione giustizia non cambia niente se non che l’audizione del magistrato dirigente possa essere in seduta segreta. E cambia che i membri non saranno in Consiglio plenario. Ma la Commissione giustizia insieme al dirigente del tribunale può continuare a ragionare sull’operatività del tribunalee far partire sanzioni se ci sono giudici che non lavorano come dovrebbero. Non cambia niente. Aggiungerei che la Commissione affari di giustizia audisce anche membri del consiglio plenario non togati. Dobbiamo metterci al tavolo quanto prima, con il Segretario, evidenziare punti deboli e cercare condivisione. Non la troveremo su tutti i punti, ma su alcuni punti si possa tentare su una materia come questa, pilastro delle istituzioni.

Massimo Andrea Ugolini, Sds per la Giustizia, replica

Per come è stato riproposto il pdl va rimarcato che ricalca per intero quello che c’era già, non c’è modifica sulla composizione della commissione. C’è il tema del dialogo tra poteri e su come debba avvenire. La commissione deve essere una valvola di decompressione e confronto tra parte politica e il vertice del tribunale, è sempre stato così. Non mi trovo d’accordo attribuire le sue funzioni alla commissione I. Nell’impianto è mantenuto che la presidenza del Consiglio giudiziario resti in capo all’Ecc.ma Reggenza e che il vice presidente sia il magistrato dirigente. Avere un confronto tra Reggenza e vicepresidenza in un ambito più riservato e portarlo poi all’attenzione dell’Aula lo ritengo un elemento importante. Se vogliamo dare la possibilità di audire anche la parte laica, credo sia un potere che ha l’Aula nel poter proporre soluzioni.

Comma 14. Progetto di legge “Disposizioni per implementare le garanzie e l’efficienza del processo penale”
Massimo Andrea Ugolini, Sds Affari di Giustizia, dà lettura della relazione al Pdl

Il processo penale sammarinese richiedeva da tempo un intervento legislativo audace, capace sia di assicurare il funzionamento e l’efficacia degli istituti già presenti, sia di introdurre nuove soluzioni. Sottoporre a questo Consiglio Grande e Generale il presente progetto di legge, del quale è evidente, già per l’articolazione del testo e il contenuto degli articoli, la carica innovativa, è stato possibile grazie alla costante attività del Gruppo di Lavoro, istituito dal Congresso di Stato, espressosi con delibera n. 33 della seduta del 27 ottobre 2020. La proposta di legge è stata, seppur brevemente, illustrata nelle sue linee fondamentali in Commissione Consiliare Permanente Affari Costituzionali ed Istituzionali. Parimenti, il progetto di legge, oggi sottopostovi, è stato oggetto di un fruttuoso confronto con l’Ordine degli Avvocati e Notai, che in due occasioni ha concesso la propria disponibilità nell’incontrare il Presidente Giovanni Canzio, il quale ha presieduto le attività del Gruppo di lavoro, e alcuni componenti del Gruppo per confrontarsi sui singoli articoli del testo, propon~ndo modifiche e integrazioni. L’intervento normativo che viene sottoposto al Consiglio attua alcune fondamentali direttive proposte nel programma di Governo, quali, ad esempio, il potenziamento dei meccanismi introdotti con la legge n. 93/2008, la circoscriZione della durata delle misure cautelari, l’introduzione di nuovi strumenti deflattivi in ambito procedurale. Il progetto di legge ha privilegiato le aree maggiormente esposte al rischio di invalidazione, ove si è avvertito più seriamente la mancanza di garanzie e di concreta realizzazione dei principi costituzionali in materia di rito penale, in particolare del diritto di difesa, della speditezza, dell’economicità, della pubblicità e dell’indipendenza dei giudizi. ( file:///C:/Users/User/Downloads/17126820T.D.Rel.PDLDisp..pdf)