Pubblicazione scientifica su due casi studio di infezione da parassita intestinale sul Titano

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A fine maggio, sulla rivista scientifica “Epidemiology & Infection” della Cambridge University Press, è stato pubblicato il risultato di un “case study” cioè di uno studio svolto a San Marino sulla .
Si tratta di una infezione causata da un parassita – lo Strongyloides stercoralis – un verme del terreno diffuso soprattutto in paesi tropicali e sub tropicali che vivi e si riproduce nell’intestino.
Lo studio svolto a San Marino ha riguardato nella prima parte l’analisi di due casi relativi a due persone che sono state infettata da tale parassita che, se trascurato, può causare la morte in individui immunocompromessi. La seconda parte dello studio riguarda invece l’indagine epidemiologica che è stata svolta per un anno sugli assistiti considerati a rischio.
Le due infezioni si sono verificate tra il settembre 2016 e il marzo 2017 e hanno riguardato due individui di 84 e 85 anni, il primo dei quali purtroppo è deceduto in seguito alle complicazioni subentrate e al quadro clinico generale assai compromesso.
Le larve di Strongiloides, dal terreno, in caso di scarse condizioni igieniche e mancato smaltimento delle acque reflue, tramite il contatto con la cute di un individuo possono entrare in circolo e arrivare a stabilirsi nell’intestino. Le larve appena nate escono dalle uova quando sono ancora nell’intestino e vengono rilasciate con le feci. Tuttavia, alcune larve maturano nella fase infettiva e prima di lasciare il corpo umano, re-infettando l’ospite e la presenza del parassita può proseguire nel corso degli anni, se non adeguatamente trattata. Nei paesi del bacino del Mediterraneo, i casi autoctoni sono per lo più diagnosticati nei lavoratori agricoli o in coloro che hanno vissuto in zone rurali nella loro giovinezza.
Lo screening è durato 1 anno e ha coinvolto 43 pazienti con età media di 66 anni (22 erano donne). L’esito dell’indagine ha permesso di individuare tre pazienti risultati positivi. Due erano sammarinesi e sono stati trattati con successo, mente il terzo, un 31enne nato in Nigeria e arrivato a Europa (prima Italia, poi San Marino) nel 2003 e che lasciò il Titano nel 2018 prima di ricevere trattamento.
Le conclusioni a cui sono giunti gli autori della pubblicazione evidenziano come l’epidemiologia della strongiloidosi nella Repubblica di San Marino è probabilmente simile a quella trovata nel Nord Italia, con casi diagnosticati in individui che hanno acquisito l’infezione nella loro giovinezza. Inoltre spiegano che i protocolli locali dovrebbero essere implementati per avviare degli screening nei pazienti a rischio.
Gli autori della pubblicazione sono i dottori Emanuele Dominique Cappella, Anna Chiara Piscaglia e Samanta Manoni dell’ISS, Annamaria Cadioli della UO di Anatomia Patologia e Citologia dell’Ospedale di Rimini e Ronaldo Silva e Dora Buonfrate del Dipartimento di malattie infettive – malattie tropicali e microbiologia dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, provincia di Verona (centro di riferimento per la parassitologia). Lo studio è stato in parte sostenuto dal Ministero italiano della Salute tramite i Fondi per la Ricerca Corrente all’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria.
L’Ufficio Stampa ISS – 15 luglio 2019

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