Coronavirus, ecco come vivono gli italiani a Wuhan

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«Roma a Ferragosto». Non è banale il commento di Lorenzo Mastrotto, giovane manager vicentino che dalla finestra di casa osserva Wuhan vuota. Lorenzo è un ottimista, è rimasto nella città della quarantena con moglie e figli, perché la sua vita è e resterà lì, ora e dopo. Ma ammette che «è tristissima». Le città cinesi sono nate per essere frenetiche. E sono troppe, nei giorni del virus, quelle che sembrano Roma a Ferragosto. C’è la quarantena collettiva imposta a Wuhan, alla vicina Huanggang, a Wenzhou nello Zhejiang, a Ningbo che è uno dei porti più grandi del mondo: decine di milioni di cittadini che da due settimane hanno la vita sospesa per le misure di prevenzione. Ma poi c’è il rallentamento drammatico che è arrivato a Hangzhou, capitale tecnologica del Paese, con il distretto di Alibaba isolato e da ieri il divieto per chi pensa di avere una comune influenza o il raffreddore di andare in farmacia: un’ordinanza impone di contattare un medico, perché i sintomi potrebbero nascondere il coronavirus.

I vialoni di Pechino sono semideserti. Le bancarelle di Qianmen, zona di acquisti, cibo di strada, giocattoli da pochi yuan, sono coperti da teli rossi (colore portafortuna). In metropolitana i controlli anti-terrorismo sono stati soppiantati dalle «pistolette» di plastica che prendono la temperatura dei passeggeri. Ma c’è poca gente che ha voglia di salire su metrò e autobus, di passare il tempo a scrutare gli occhi di qualcun altro che indossa la mascherina. C’è chi di mascherine ne indossa due, perché teme di avere un «articolo falso», prodotto da un’industria pirata. In questa Cina che si è autoimposta misure da tempo di guerra, il collante sociale è WeChat. Che non è una semplice piattaforma di messaggi istantanei, in audio e in video, ma è soprattutto la porta per Internet: 900 milioni di cinesi da anni la usano per prenotare ristoranti, aerei, vacanze. Ma ora che gli spostamenti sono limitati, WeChat è stato riportato a voce dei cinesi isolati in casa. Lo usiamo anche per parlare con Lorenzo. «Sono uscito un paio d’ore nell’ultima settimana, per andare a fare la spesa». E i bambini? Le scuole sono chiuse almeno per tutto febbraio, le più avanzate (e sono tante) spediscono i compiti via WeChat. «Noi no, ci pensa mia moglie Anny, li riempie lei di compiti, è una Mamma Tigre», scherza il nostro amico (di virus) italiano. Poi spedisce un video: i bambini fanno ginnastica in casa, corrono sui pattini a rotelle. La confusione rumorosa «aiuta a passare il tempo».

Anche l’incontro con la portavoce del ministero degli Esteri a Pechino è virtuale. Da qualche giorno il punto stampa si svolge via WeChat, per evitare ai corrispondenti stranieri spostamenti con i mezzi pubblici e per non riunirsi nella saletta del palazzone di Chaoyang. Cortesie per gli ospiti stranieri. Però, Pechino è lontana dal ground zero dell’epidemia. In prima linea la situazione è tesa. La vicepremier Sun Chunlan, che guida la task force governativa, ha detto che a Wuhan bisognerebbe radunare tutti i cittadini contagiati per sottoporli a quarantena. Le parole e i modi suggeriti sono inquietanti. La signora dice: «Investigatori dovrebbero andare casa per casa a misurare la temperatura dei cittadini e parlare con chi ha avuto contatti stretti con i contagiati. Tutti in servizio 24 ore su 24. Siamo in condizioni da tempo di guerra. Non sono ammessi disertori, e chi disertasse dovrebbe essere inchiodato alla colonna dell’infamia per sempre». Eleganti zone delle città e villaggi di contadini si sono auto-isolati. I benestanti hanno fatto sbarrare le vie d’accesso ai loro comprensori con fioriere di legno, in campagna usano mucchi di terra per bloccare le strade provinciali. Il vigilante dorme nella sua guardiola, con la mascherina appesa al naso, davanti al Central Park di Pechino svuotato dei bambini che all’uscita da scuola si rincorrevano intorno al Cavallo Giallo, imponente scultura di un artista scandinavo. Vigilante e cavallo sembrano due piantoni lasciati soli di ronda accanto al bidone. Ma questa volta il bidone potrebbe contenere l’invisibile coronavirus.

Fonte Corriere della Sera

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