Coronavirus, gli asintomatici oscillano tra il 20 e il 60% dei casi: i dati della letalità calerebbero

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Potrebbero oscillare fra il 20% e il 60% dei casi reali, ma nessuno sa ancora di preciso quante siano le persone che, pur avendo l’infezione da coronavirus, non hanno sintomi e di conseguenza non fanno il tampone, restando in questo modo una realtà sommersa e sconosciuta. Conoscerne il numero sarebbe importante per avere un’idea più realistica delle dimensioni dell’epidemia in Italia e lo sarebbe stato soprattutto nella fase iniziale.

Soprattutto dopo l’identificazione dei primi casi individuare le persone senza sintomi, ma in grado di trasmettere l’infezione avrebbe permesso di rintracciare coloro con cui erano state contatto, aiutando a rallentare la diffusione. In merito il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha rilevato che “fin qui abbiamo sempre seguito le indicazioni del comitato tecnico scientifico” e “continueremo a farlo, al momento non c’è ragione di cambiare la nostra modalità sia di conteggiare i contagiati che di procedere ai test”.

Che siano possibili casi positivi e asintomatici lo ha detto anche il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, che non esclude che il loro numero possa essere elevato; per il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, “il contributo degli asintomatici alla diffusione dell’epidemia è decisamente inferiore a quello dei sintomatici”.

Diversa la posizione di parte della comunità scientifica, che in una lettera aperta a Governo e Regioni osserva che “le attuali strategie di contenimento basate sulla identificazione dei soli soggetti sintomatici non sono sufficienti alla riduzione rapida della estensione del contagio nelle popolazioni affette”. A stimare il numero degli asintomatici in Italia sono due ricerche condotte in Lombardia e in Veneto, dalle quali emergono due stime purtroppo lontane fra loro: il 20% nel primo caso e del 60% nel secondo.

“E’ possibile che in Lombardia ci sia una stragrande maggioranza di asintomatici”, ha detto l’infettivologo Massimo Galli, dell’Ospedale Sacco e dell’Università Statale di Milano. “Verosimilmente – ha aggiunto – in questa area geografica c’è una parte enorme di persone infettate, si parla di moltissimi pazienti non registrati” e “non ritengo si tratti del 20%, considerando quello che vediamo ogni giorno”.

Impossibile calcolare il numero degli asintomatici senza una base statistica, ma intanto è stata ottenuta una stima dei casi reali in Italia, ossia delle persone con sintomi anche molto lievi: sarebbero fra 250.000 e 500.000, secondo i dati pubblicati nella pagina Facebook ‘Coronavirus – Dati e Analisi Scientifiche’, elaborati dal fisico Federico Ricci Tersenghi, dell’Università Sapienza di Roma. L’analisi indica che i casi reali sarebbero da 5 a 10 volte superiori rispetto a quelli accertati con il tampone.

“Non c’è in questa elaborazione la stima relativa alle persone asintomatiche”, ha precisato il ricercatore; il 20% calcolato dalla Lombardia e il 60% indicato dal Veneto andrebbe quindi aggiunto al totale dei casi reali. La stima di 500.000 casi è realistica anche per il responsabile dell’epidemiologia nella task force coronavirus della Regione Puglia, Pier Luigi Lopalco, dell’Università di Siena. “È probabile – ha detto – che ci siano circa 500.000 casi positivi, ma passati inosservati perché con sintomi lievi o totalmente asintomatici”. Alla luce di queste cifre l’indice di letalità in Italia si ridurrebbe sensibilmente a valori compresi fra : se i casi reali l’1,4% e lo 0,7%.

ANSA

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