Film, questa sera al Concordia: “L’appartamento”

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San Marino. I classici del cinema internaziona­le rivivono al Concordia di Borgo Maggiore. Stasera alle ore 21, per la rassegna “Il cinema ritrovato”, in proiezione in lingua originale con sottotitoli in italiano “L’appar­tamento”, film del 1960 diretto da Billy Wilder e interpretato da Jack Lemmon e Shirley MacLaine.

Oltre a risultare un grande succes­so di pubblico e critica, ricevette 10 candidature agli Oscar vincendone 5, inclusi quelli per il miglior film, miglior regista e migliore sceneg­giatura originale. I due protago­nisti si aggiudicarono entrambi il Golden Globe e il Premio Bafta per la loro interpretazione.

Nel 1994 è stato scelto per la con­servazione nel National Film Regi­stry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, in quanto giudica­to “di rilevante significato estetico, culturale e storico”, e nel 2003 è en­trato nella Film Hall of Fame della Online Film & Television Associa­tion. Nel 1998 è risultato 93º nella lista dei 100 migliori film statuni­tensi di sempre dell’American Film Institute e nell’edizione aggiornata del 2007 è salito all’80º posto. L’Afi lo ha inoltre posizionato al 20º po­sto tra le cento migliori commedie e al 62º tra i cento migliori film sen­timentali del cinema americano.

Otto anni dopo l’uscita del film, il commediografo Neil Simon scrisse un adattamento teatrale intitolato “Promises, Promises”, un musical con le musiche di Burt Bacharach e i testi di Hal David che debuttò a Broadway il 1 dicembre 1968

Mescolare commedia e dramma è notoriamente difficile, ma “L’ap­partamento” lo fa sembrare facile. Come un Martini perfettamente dosato, il film ha quel tanto di emo­zione che basta a compensare il suo paralizzante caustico cinismo. Il risultato è uno dei film più ama­ti e appaganti di Billy Wilder. Tra satira spietata e fascino esuberante, “L’appartamento” alterna momen­ti dolorosi come un pugno allo sto­maco e scene esilaranti. Ispirandosi a un’idea scribacchiata dopo aver visto “Breve incontro” (1945), Wil­der prende la storia pruriginosa di un impiegato che per far carriera presta il suo appartamento ai su­periori in vena di scappatelle e la trasforma in una sorprendente e sentita difesa della dignità umana. Jack Lemmon, mai così divertente e così commovente, è un uomo che fa del suo meglio per conformarsi a una cultura volgare, superficiale e spudoratamente sessista. Shirley MacLaine infonde un brio corrobo­rante in colei che è una vittima di tale cultura, una donna che sembra prendere le distanze da se stessa esprimendo commenti taglienti sul proprio pathos. Sono circonda­ti da un cast di personaggi secon­dari disegnati con il tratto elastico ed esuberante delle caricature di Al Hirschfeld, cui Wilder e I.A.L. Diamond mettono in bocca battute gioiosamente chiassose e intelli­genti. Le scenografie di Alexandre Trauner, valorizzate dall’incisiva fotografia in bianco e nero di Jo­seph LaShelle in formato widescre­en, ricreano con ricchezza e verosi­miglianza la New York degli anni Cinquanta. Wilder si portò a casa tre Oscar (sceneggiatura, regia e miglior film) e lasciò agli spettatori la vigilia di Natale più allegramen­te deprimente, la partita di carte più struggente e forse la più esila­rante preparazione di un piatto di spaghetti.

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