LIGABUE : Il ritratto di una folle bellezza

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La follia che emoziona, che intenerisce, che spaventa l’anima.
La condizione in cui spesso ho il terrore di finire.
L’ espressione come liberazione.
Il tema ripetuto come bellezza perenne.
E poi Il mio pensare all’arte come forma di economia senza tempo.
Questo per me è Ligabue.
Un dubbio atroce assale l’osservatore di fronte ad una simile forza: solo la sofferenza e lo stento possono generare tanta bellezza?
Solo l’inconsapevolezza di sé e l’incomprensione del proprio malessere rendono il gesto artistico così nobile e irraggiungibile dall’uomo comune?
Da un punto di vista bibliografico la risposta è certamente no, basti pensare ai futuristi, alla metafisica o all’impressionismo, per uscire dai confini. Queste epoche infatti hanno svolto e svolgono una funzione socio-culturale importante e i pittori e le opere che ne fanno parte suscitano più che altro emozioni positive. Ma Ligabue appartiene a quel manipolo di artisti che hanno vissuto a cavallo delle varie correnti senza appartenere a nessuna di queste, perciò è semplicemete unico.
È dunque banale, per non dire irritante, pensare a Ligabue come al Van Gogh italiano solo perché entrambi manifestarono evidenti disagi esistenziali oppure per il fatto che per entrambi l’autoritratto sia un tema universalmente conosciuto. Ogni artista è singolare e riconoscibile ad un occhio appassionato ma pochi diventano iconici nei propri temi ricorrenti come Leccabue. Così infatti si chiamava realmente il patrigno grazie alla nazionalità del quale il pittore prima internato in Svizzera fu da lì espulso e rimandato a Gualtieri.
Ligabue è il nome storpiato che i carabinieri udirono uscire dalla sua bocca sdentata trovandolo errante senza meta nelle campagne locali.
Sembra una leggenda, ma è proprio così.
Sono 50 le opere contemplabili presso le sale di Palazzo Sums nella Repubblica di San Marino, da oggi, Sabato 8 Giugno ad libitum, vorremmo sperare.
Un’ occasione davvero imperdibile.
Francesco Chiari

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