Intervista agli Es Nova: una vita “Politika”

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-Un caloroso benvenuto agli Es Nova. Siete giunti da poco al vostro quarto lavoro, “Politika”. Volete parlarci un po’ della sua genesi?

Un saluto anche a te e tutti i lettori e grazie per averci ospitato su Radio Tweet Italia. La genesi di “Politika” nasce dalla volontà, rispetto ai lavori precedenti, di esplorare nuove sonorità, portando in scena un sound rock, mantenendo il carattere improvvisativo e orientato al suono. L’elemento di novità è l’aggiunta nell’organico di Michele Fraternali e Antonio Gentili, rispettivamente al basso e alla batteria. Questo ci ha permesso di ampliare il nostro repertorio espressivo, aggiungendo quel pizzico di pesantezza che sentivamo mancare. Dopo un percorso abbastanza tortuoso Michele e Antonio si sono uniti agli Es Nova, condividendo con noi obiettivi e modalità di lavoro.

Siamo molto soddisfatti di questa evoluzione. In senso concreto il disco nasce da un lungo lavoro di preparazione tecnica e personale e da due sole ma intense giornate di registrazione, dove i brani sono stati registrati “live”. Il disco contiene di fatto sei composizioni estemporanee praticamente non ritoccate. Insieme ad Omar Vaenti, il nostro tecnico del suono, abbiamo poi scolpito il suono grezzo, lavorando molto con strumentazioni analogiche e catene di outboard piuttosto elaborate, per riuscire a rendere il sound massiccio e denso. Chitarra e basso sono stati registrati in linea e poi ripassati negli amplificatori o negli outboard dello studio. Abbiamo poi masterizzato il tutto da Marco Cicognani negli studi della 3 Sound Record, l’etichetta con la quale stiamo lavorando. Siamo molto soddisfatti di questo lavoro, anche dal punto di vista tecnico.

Infine, Loretta Militano ha realizzato per noi tutto l’artwork lavorando con la china e creando i paesaggi suggestivi e i ritratti futuristici che compongono le copertine e la pagine interne del lavoro.

-Con questo disco e le performance che lo accompagneranno dal vivo, rappresentate la vostra concezione dell’essere “uomini sociali”. Qual è secondo voi il ruolo degli individui occidentali nella frenetica e “internettizzata” società di oggi?

La domanda è molto difficile e non abbiamo certo una risposta. Quello dell’uomo di oggi è senz’altro un ruolo complesso, stratificato, con punti di riferimento dislocati su più fronti e soprattutto su molti livelli, con regole e modalità diverse per ognuno di essi. Si tratta forse di riuscire a ricostruire qualcosa di unitario sapendo che le parti, il molteplice di cui è composta la sintesi, non sono più localizzate fisicamente ma agenti in modo non fisico, se così si può dire. Si tratta forse di avere maggiore familiarità, in quanto soggetti, con scenari immaginari, con la complessità, con gli stati interni della materia, con livelli di manifestazione del reale. Questa naturalmente è solo la nostra visione delle cose.

-A chi si avvicina per la prima volta al mondo degli Es Nova, cosa vorreste dire per permettergli un ascolto totale e appropriato al vostro genere?

Vorremmo ricordargli innanzitutto che esiste una differenza fra intrattenimento musicale e “musica di ricerca”. Sono codici solo in parte sovrapponibili e richiedono un atteggiamento estetico e delle aspettative d’ascolto differenti. Poi gli diremmo di lasciar fluire, di seguire se stesso. di abbandonarsi all’ascolto e di seguire il viaggio con noi. Si tratta solamente di evocazioni, ricordi, stati d’animo, aperture di senso, citazioni, messi in bella forma. Tutto qui. Non c’è nessun senso superiore in quello che facciamo. Just Music! così com’è e come arriva alle nostre mani e si trasferisce sullo strumento. Un “gioco serio” e nient’altro.

-Musicalmente cogliete a piene mani dal passato della musica classica contemporanea e ne sviluppate il percorso in maniera estemporanea, attraverso l’utilizzo della “intuitive music” e della “sound art”, generi che non si trovano di frequente tra gli ascolti odierni. Come avete trovato la vostra formula ideale?

Certamente il filone che hai citato è stato ed è per noi fonte di ispirazione, di studio e di appassionata ricerca pur non potendo definirci musicisti contemporanei in senso classico. La formula che hai citato è in realtà una formula relazionale, più che musicale. Cerchiamo di fare nostra la filosofia dell’evidenza e della presenza nel “qui ed ora”, se così si può dire. Cerchiamo di restare fedeli a noi stessi, aperti a noi e all’altro, cercando di cogliere gli elementi estetici più significativi che circolano tra noi e che si sviluppano per il fatto di stare fra noi in una certa relazione di apertura e di rispetto; oltre al fatto di avere naturalmente alcuni riferimenti estetici comuni e un forte interesse per la dimensione tecnica e strumentale. Per “Politika” abbiamo lavorato moltissimo sulla dimensione sonora, cercando di ingrandire il suono dei nostri cinque strumenti, senza ricorrere a sovraincisioni o doppiaggi. Abbiamo lavorato molto su poliritmie, politonalità, dissonanze, armonie complesse, tempi liberi e timeshifting. La Sound Art ci ha permesso di lavorare sul suono e con il suono come dei “pittori” più che come ingegneri, creando masse cromatiche in continuo movimento, imprimendo sullo strumento un gesto che segna e lascia una traccia sul materiale sonoro a nostra disposizione. La musica quindi è in qualche modo il livello emergente di questo processo, non quello interno. Quest’ultimo è rappresentato per noi, oltre che dalla musica, soprattutto dal cinema, dalla pittura, dalla psicoanalisi e dalle arti performative.

-Dal vostro ascolto sembra trasparire fortemente una formazione di tipo accademico. Come si sono formati musicalmente i singoli Es Nova e quando avete deciso di fondere i vostri reciproci talenti in un progetto comune?

Si, veniamo da percorsi di studio eterogenei ma comunque di stampo formale o accademico. I percorsi non musicali sono forse quelli dai quali siamo più accomunati, tutti riguardanti in qualche modo il rapporto umano, la relazione con il corpo e l’espressione. Nicola, il produttore del disco, ha una formazione classica, iniziata a cinque anni con lo studio del pianoforte, proseguendo poi con studi di armonia e composizione. Da adolescente ha poi iniziato lo studio della chitarra moderna e dell’armonia funzionale, frequentando corsi e diplomandosi in vari istituti di formazione. I suoi studi universitari si sono rivolti alla filosofia e alla musicoterapia con ampliamenti nel campo della psicoanalisi e della formazione umanistica. Erica è dedita alla ricerca sulla dimensione sonora del linguaggio. Il connubio tra forma e frequenza è il “leitmotiv” del suo investigare la natura plastica e conformatrice del suono. Michele comincia il suo percorso musicale da adolescente, prima come tastierista e poi come bassista; approfondisce successivamente gli studi di l’armonia musicale. Il lavoro sul corpo umano come fisioterapista e la passione per la musica nei suoi diversi stili lo portano ad una continua ricerca sulle interazioni tra suono, emozioni e risposte del corpo somatico. Alice Drudi ha seguito lo studio del pianoforte e le tastiere synth tramite un percorso musicale multi-stilistico, a partire dalla base jazzistica che l’ha accompagnata fino alla libera ricerca artistica sul suono. Antonio Gentili ha iniziato ad avvicinarsi al mondo della musica all’età di 12 anni. Ha imparato a suonare la batteria in maniera autodidatta. Frequenta poi i seminari di  “Umbria Jazz” e nel 2015 il prestigioso “The Institute” di Londra . Gli stili che lo hanno influenzato maggiormente sono il jazz e il blues. L’unione di questi percorsi è avvenuta facendo circolare tra di noi l’idea di estemporaneità, legata alla necessità interiore di lasciar parlare il musicale che è in noi. È un percorso notevolmente complesso e che chiama in causa molte istanze, sia concettuali che corporee. La free music è un’esperienza di grande valore educativo e umano, e invita a un costante lavoro psicologico, di esplorazione, di empatia e di apertura al campo di lavoro e i compagni di gruppo.

-Quali sono gli artisti (musicisti e non solo) del passato e del presente ai quali vi piace maggiormente ispirarvi e cosa trovate più stimolante per ciascuno di loro?

Sono molti, anzi moltissimi, impossibili da citare tutti! Andando a ruota libera, sono stati importanti i movimenti artistici del ‘900, il dadaismo, Fluxus, il futurismo. Poi ci si sono Nietzsche, Schopenhauer, Duchamp, Derrida, Lacan. I maestri del cinema, fra i quali soprattutto Man Ray, Buñuel, Kubrick, Fellini, Lynch, Hitchcock. Amiamo l’estetica di Stockhausen, Pierre Henry, Cage, Brian Eno, Jon Appleton, Arvo Part, per il modo nel quale hanno creato una visione differente sul musicale; hanno decostruito, analizzato, dilatato il suono e creato estetiche della materia sonora, lavorando su masse cromatiche, fluidificano il suono, riportando in scena il silenzio, le microstrutture interne, staccando il musicale dalla forma e dalla struttura in senso “tradizionale”. Poi c’è Marina Abramovic, il free jazz, il noise, il progressive, il blues, Miles Davis, Jeff Beck, i Massive Attack, i Mum, i Portishead e i Metallica. In particolare forse ci ritroviamo in Captain Beefheart, Zorn, Cecil Taylor, nei Pink Floyd e in Frank Zappa. In area classica, nel compositore di colonne sonore Billy Goldenberg, in Anton Webern, in Ligeti e in Scelsi. Non saprei, sono davvero tanti e tutti importanti e si rischia sempre di tralasciarne qualcuno di importante o di semplificare troppo.

-Nelle performance dal vivo che accompagnano “Politika” suonate esclusivamente le composizioni del disco, con eventuali variazioni e nuovi arrangiamenti estemporanei diversi per ciascuna data, oppure a questo repertorio aggiungete anche pezzi dei vecchi lavori o addirittura di altri autori?

Dal vivo cerchiamo di proporre una performance nuova e diversa ogni sera. Il filo conduttore del tour “Politika” sono soltanto i giornali, i quotidiani del giorno, che trattano problemi di economia e finanza, dai quali attingiamo parti di testi, brevi frasi e parole, per costruire poi le tessiture musicali e la poetica delle performance. Terremo quindi solo il concept di “Politika”, ma non credo rifaremo i brani dell’album. Forse solo ad alcuni stralci.

-Qual è secondo voi il ruolo dell’arte in questa società moderna e “politika”?

Se dovessi dirlo in quattro parole ti direi: Restare in ascolto, ricercare, intuire, realizzare.

Intervista di Radiotweetitalia

la musica che non ti aspetti

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