ES NOVA, “Politika” un lavoro sorprendente per qualità e definizione

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Un magma di sensazioni evocate attraverso il dialogo tra gli strumenti, una tensione continua verso un punto lontano all’orizzonte, una meta ideale verso la quale tendono gli Es Nova con questo nuovo lavoro, il quarto della loro carriera, intitolato “Politika” e sorprendente per qualità e definizione. Arricchiti per l’occasione con basso e batteria (suonati rispettivamente da Michele Fraternali e Antonio Gentili), gli Es Nova dimostrano di non saper stare fermi al loro posto, di voler sempre sperimentare nuove strade, nuove soluzioni, nuove idee. Ogni disco che porta la loro firma è una continua sorpresa, ben lontano da qualunque concetto preconfezionato e dalla solita ripetitività di tanta musica che si ascolta oggi. Eppure la dimensione “vintage” non è trattata con rispetto dagli Es Nova, che non si limitano a “copiarne” stili e modalità ma piuttosto, avendole assimilate dentro di loro, ne partoriscono i figli con un forte senso del futuro. E anche le tematiche, nel caso di “Politika”, guardano al passato per vedere da dove arriviamo e da dove derivano certi atteggiamenti diffusi nella nostra società, ma è poi sull’attualità che fanno il punto e gettano lucidamente le loro riflessioni su disco, suonato naturalmente in presa diretta, semplice e irripetibile come le loro performance, sempre diverse. Perché “Politika” è un concetto prima ancora che un suono, è un discorso, prima ancora che un disco, è un magma di sensazioni diverse evocate attraverso il dialogo tra gli strumenti (voce compresa, mai primeggiante ma sempre incisiva) e una tensione continua verso un punto lontano all’orizzonte, che potrebbe essere un futuro meno anestetizzato dai luoghi comuni (musicali, culturali, sociali, economici, politici…) o potrebbe essere uno sguardo più consapevole sulla società di oggi. Personalmente trovo che questa dimensione più rock sia la dimensione perfetta per questo hub artistico, ma gli Es Nova non sanno stare fermi al loro posto, per cui la prossima volta chissà cosa ci riserveranno…

Recensione di Pier Alberto Ricci

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