Sondaggi: effetto Roma sul Titano?

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Prima erano i movimenti ad avere la meglio. Rete e MDSI, riuniti nella coalizione Democrazia in movimento, in un primo sondaggio erano dati per vincenti. Alla vigilia dell’avvio della campagna elettorale, che taglia i nastri sabato 31 ottobre, un nuovo sondaggio spariglia le carte. La Doxa mette in testa la coalizione Adesso.sm in cui confluiscono SSD (al cui interno si trovano Sinistra Unita e l’anima Dem del PSD), Repubblica Futura (AP e UPR), il movimento Civico 10. Insomma, un apparentamento tutto di sinistra, un po’ come il PD italiano.

La coalizione a guida DC, San Marino Prima di tutto, sembra crollare nei consensi elettorali. Tanto da essere superata anche da Democrazia in movimento, la vera spina nel fianco un po’ per tutti.

Non è facile districarsi nel groviglio di liste e coalizioni, con ben 260 candidati in lizza. E così il partito vincente è quello dei “Non so”.  Addirittura con il 43 per cento.

Al di là dei sondaggi, spesso commissionati da soggetti con grandi disponibilità economiche e, come si è visto in altre edizioni, in qualche maniera condizionati, le incognite di questa tornata sono tantissime.

Lo si è visto nella formazione delle liste con l’ingresso della preferenza unica. Anche i partiti storici hanno fatto fatica a completare l’elenco. Perfino la DC non è riuscita a fare 60. I partiti minori si sono fermati alla soglia minima, stabilita sui 12 candidati, o poco sopra. I movimenti si sono difesi dignitosamente, assestandosi tra i 30 – 40.

Correre da soli, senza il supporto della “cordata” come succedeva con le tre preferenze, quando i big trascinavano tutta la squadra, è un rischio che molti non se la sono sentita di correre. È vero che, in questa situazione bastano davvero poche preferenze, forse un centinaio, per riuscire ad andare in Consiglio. Purché la lista di appartenenza superi lo sbarramento del 3,5 per cento. Più o meno 700 voti. Che in questa situazione di incertezza non è davvero facile da raggiungere.

L’altra incognita è il voto estero. Che la Doxa sicuramente non ha contattato e che vale circa il 40 per cento.

I cittadini esteri tornano ad esprimere la preferenza grazie al risultato referendario del maggio scorso. A chi daranno il loro consenso i sammarinesi d’Italia, d’Europa e di Oltre Oceano: a chi ha permesso loro di riacquisire il diritto, oppure ai conservatori che l’hanno sempre ostacolato? Si vedrà.

Ma l’altra domanda è: quanti ne verranno a votare adesso che i partiti – almeno secondo la legge –  non possono più finanziare i viaggi elettorali? Adesso che i collettori storici del voto estero sono tutti indagati?

Ed ecco l’altra incognita: la questione morale. Dopo che la XXVIII legislatura, ormai agli sgoccioli, ha visto il tribunale smantellare praticamente quasi tutta la classe politica dirigente, il panorama politico è privo di tutti i suoi big. Anche le seconde file sono state drasticamente ridotte, tanto che molti non si sono neppure ricandidati. Infatti le liste sono piene di nomi nuovi, o quasi nuovi.

Lo chiamano rinnovamento. Ma spesso i linguaggi sono ancora vecchi, come le promesse e certi programmi, che non hanno nessuna possibilità di realizzo se davvero San Marino non procede ad un drastico cambio di mentalità e ad abbandonare il suo burrascoso passato.

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