Renzi-PD oggi la scissione: addio ufficialmente comunicato al Premier Conte

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Nella serata di ieri Matteo Renzi ha telefonato al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ed ha ufficialmente comunicato la sua decisione di lasciare il Partito Democratico per fondare un nuovo soggetto politico e soprattutto, immediatamente, nuovi gruppi parlamentari all’interno dei quali dovrebbero confluire venti deputati e dieci senatori dell’area renziana, anche se voci insistenti parlano di alcuni elementi che resteranno all’interno del PD, come Guerini e Lotti. Tutti i particolari sono comunque sottolineati da Renzi in un’intervista uscita oggi sul quotidiano Repubblica.

CHI SEGUIRA’ L’EX PREMIER FUORI DAL PD

Di sicuro Maria Elena Boschi, Ettore Rosato e Davide Marattin, ma anche Roberto Giachetti, Ivan Scalfarotto e Teresa Bellanova: sono solo alcuni de nomi che faranno parte del nuovo partito in via di annuncio di Matteo Renzi. Al netto delle tempistiche della “nuova cosa renziana” (oggi a Porta a Porta o il 19 ottobre alla Leopolda), l’aria di scissione è tema ormai certo in seno al Partito Democratico: il dramma politico consumato nelle nomine dei Sottosegretari (sempre che sia questo il vero motivo dietro alla “mossa” dell’ex Premier) sembra aver portato, quantomeno in Parlamento, due gruppi distinti tra renziani e Pd. Alla Camera bisogna raggiungere quota 20 deputati per poter formare un gruppo ed è per questo che tra centristi e Forza Italia gli animi si “agitano” per possibili movimenti nelle prossime ore: ci saranno anche Bonifazi e Lucia Annibali, mentre il “niet” è giunto dai sindaci renziani (Giorgio Gori e Dario Nardella, che restano nel Pd), dai Ministri Guerini e Bonetti e dall’ex Giglio Magico Luca Lotti. Secondo quanto riportato dal quotidiano “Open”, Renzi nelle prossime ore tornerà a Roma dopo un impegno a Londra e chiamerà Conte per annunciare la nascita di nuovi gruppi parlamentari che appoggeranno il Governo giallorosso in maniera “esterna” al Partito Democratico. Domani a Porta a Porta dovrebbe formalizzare i contorni della “proposta” che non avrà, questo pare certo, il nome “L’Italia del Sì”: da ambienti renziani, si vocifera che un nuovo partito non può nascere nell’ottica di una battaglia persa come quella del Referendum 2016, segnata proprio da quel motto.

Fonte Il Sussidiario.net

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