Palamara in tv: “Non ho inventato io il sistema delle correnti, i politici non incidono sulle nomine del Csm”

Mea culpa anche sulla frase su Salvini che andava «attaccato», anche se aveva «ragione sui magistrati»

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L’ex consigliere del Csm prova a difendersi da Giletti: «Farmi passare come il male assoluto è un’operazione che fa comodo a qualcuno»
 
La difesa
Di fatto, la sua è una chiamata di corresponsabilità rivolta all’intera magistratura: «Non ho inventato io il sistema delle correnti, identificare me con il male assoluto è un’operazione che potrebbe far comodo a qualcuno». Il dato, ripete più volte, è che «il sistema delle correnti penalizza chi alle correnti non appartiene. Negare che il sistema premia chi appartiene alle correnti significa dire una bugia». E, ancora ricorrendo alla terza persona, «Palamara fa parte di un organo collegiale composto da 27 persone, compreso il presidente della Repubblica. Immaginare che solo Luca Palamara possa far convergere verso una certa operazione è una falsa rappresentazione della realtà».
 
Le cene con Lotti
Palamara minimizza il ruolo della politica: «Le correnti hanno il peso preponderante, la politica dall’esterno – e non parlo della componente laica – ha poca speranza di riuscita se non c’è na convergenza interna al Csm. Vorrei sfatare questa idea che il politico dall’esterno è in grado di incidere sul procuratore di turno». Ammette un «errore di sottovalutazione» per le sue cene con Luca Lotti, lo scorso anno, ma assicura: «Voglio essere molto chiaro, non c’è stato mai nessun atto, nessun comportamento che ha concretizzato discorsi o situazioni. Tanto meno mai e poi mai è emersa attività di dossieraggio nei confronti dei colleghi della procura di Roma e in particolar modo nei confronti del dottor Ielo».
 
Il mea culpa
 
Parziale mea culpa anche sulla frase su Salvini che andava «attaccato», anche se aveva «ragione sui magistrati». E’ stata una uscita «impropria», concede, ma va contestualizzata, il senso era che «i magistrati devono essere tutelati» e «non c’era la volontà di offendere Salvini. Palamara invece nega con forza di essere un «nemico» di Nino Di Matteo, se sfumò la sua nomina alla Direzione nazionale antimafia fu solo per il solito gioco delle correnti: «La nomina fu ratificata dal plenum, non fu una decisione di Luca Palamara contro Nino Di Matteo. Il sistema delle correnti in quell’occasione prevedeva una sorta di Cencelli, chiamiamolo col nome vero». Questo, ammette, è sicuramente un lato negativo del correntismo. Ma poi aggiunge: «Questo termine mercato delle vacche, suk delle nomine… non risponde alla realtà. Come viene nominato un dg della Rai?».
 
Fonte La Stampa

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