Lavoro occasionale, la CSU non ha partecipato all’incontro di oggi

0
45

San Marino. La CSU non ha partecipato all’incontro in programma oggi pomeriggio con la Segreteria Industria e Lavoro, sulle norme inserite dal Governo nella legge di bilancio previsionale 2018 sul lavoro occasionale e accessorio. In una lettera inviata questa mattina al Congresso di Stato, la CSU ha precisato che non intende partecipare ad ulteriori incontri, a partire da quello già in calendario per venerdì prossimo, fino a quando l’Esecutivo non intenderà ricondurre il lavoro occasionale entro i limiti e i canoni fissati dalle normative finora in vigore.

“Infatti – specifica la lettera CSU – non ha nulla di occasionale la possibilità per un’impresa di poter disporre liberamente di lavoratori per un monte ore (560) equivalente al tempo pieno per oltre tre mesi all’anno (oltre a poterli intercambiare con altri una volta raggiunto il tetto su base individuale), oppure ad un contratto part-time per 10 ore settimanali per tutto l’anno, eventualmente da sommarsi con altri.

Questo è ciò che produrrebbe l’eliminazione del limite di giornate su base settimanale ed annua attualmente prevista, e rende evidente che all’intenzione (realizzata con la “legge sviluppo”) di liberalizzare le assunzioni a favore delle imprese ora si vuole aggiungere anche quella di assicurare altrettanta libertà di licenziamento visto che, trattandosi di fatto di lavoratori a chiamata, i datori di lavoro possono disporre di loro in assoluta libertà, bypassando le tutele previste dai contratti di lavoro a tempo determinato e indeterminato.”

L’estensione immotivata a tutti i settori per la CSU è inaccettabile e non è neppure stata richiesta dalle Associazioni di Categoria, ad eccezione delle sostituzioni per malattie brevi, che sono circostanze documentabili su cui ci siamo detti fin da subito disponibili.

“Il limite di 960 ore per il settore dei giochi – prosegue la lettera CSU – ma anche gli attuali 120 giorni previsti, corrispondono a circa il 70% delle ore/giornate annue lavorabili presso la Giochi del Titano, in virtù degli accordi stipulati a suo tempo. Visto che la società è di proprietà pubblica, non sarebbe in primo luogo il caso di valutare se le modalità e quantità di utilizzo giustifichino la stabilizzazione di almeno una parte di tali lavoratori? Sembra una domanda retorica visto l’impianto della normativa proposta, ma non possiamo fare a meno di rilevare che lo Stato dovrebbe essere il primo a non sfruttare il lavoro precario a proprio vantaggio.”

Il freno all’utilizzo distorto della normativa proposta dal Governo sarebbe il maggior costo, sicuramente aumentato rispetto ad oggi, ma comunque inferiore rispetto ad un’assunzione “normale”, visto che le imprese continuerebbero a non pagare i contributi per le indennità di malattia e disoccupazione e per gli assegni familiari, pari all’8,3% complessivo.

“Tale filosofia è inaccettabile – prosegue la nota sindacale – in quanto segue la logica del “fai quello che vuoi visto che paghi”, ma vogliamo provare di seguirla per un momento. Il fatto che un lavoratore si ponga a completa disposizione di un’azienda, senza limiti di orario giornaliero e settimanale (fino al tetto disposto dalla legge n. 7/1961) e senza poter vantare alcun diritto derivante dall’anzianità di servizio o di precedenza per un suo futuro reimpiego precario o stabile, per il Governo vale “solo” un 5%? (In realtà di meno, vista la minor contribuzione come sopra ricordato).”

“Non tenere conto del parere della CSU rientra nelle facoltà del Governo – puntualizza in conclusione la lettera del sindacato unitario – ma che il Segretario di Stato competente convochi successivamente tre incontri conoscendo perfettamente il nostro punto di vista in materia, al solo scopo, ancora una volta, di poter vantare di avere avuto un ampio confronto, è lesivo della dignità nostra e dei lavoratori che rappresentiamo. Ancora di più lo è nei confronti di coloro che non riusciamo a rappresentare, per ovvi motivi, ossia i lavoratori occasionali, cui riteniamo di dover comunque dare voce, la quale non può che assumere i connotati dell’indignazione.”

CSU

 

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here