Usc: tanta fretta sull’IVA, perché?

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San Marino. La premessa indispensabile in merito all’argomento riforma per l’introduzione dell’Imposta sul Valore Aggiunto nella Repubblica di San Marino (IVA), da parte dell’Unione Sammarinese Commercio e Turismo, dichiarata a gran voce da sempre e riformulata fortemente in questo frangente: siamo fortemente contrari all’introduzione di questa imposta plurifase che andrà a sostituire il sistema monofase attuale per alcuni molteplici motivi riportati di seguito.
La riteniamo una riforma prematura, per mancanza oggettiva di dati ed elaborazione degli stessi.
Attuare un cambiamento radicale come quello in oggetto basato unicamente sulla raccolta di dati pervenuti dal solo circuito Smac Card è sbagliato, perché tiene in considerazione solo il 20% dell’economia del Paese, come esplicitato anche dai dati dell’ultima Commissione Fiscale Permanete. Non si possono ritenere concrete ed esaustive le proiezioni presentate perché riguardano l’applicazione di eventuali aliquote basate unicamente sulle “strisciate” della Smac Card. Il motivo è sempre lo stesso: coinvolgono solo una parte degli “importi ricavati” totali delle aziende del Paese che, ribadiamo, sono solo il 20% circa. Prima occorre reperire i dati e le informazioni basati sulla realtà economica esistente; stabilire la vera attività prevalente delle aziende; realizzare una reale “fotografia” economica, la più possibile veritiera del nostro sistema, eliminando le storture e poi si valuterà come impostare importanti riforme come quella dell’IVA.
Il vigente sistema d’imposte indirette (monofase) e il prospettato sistema IVA sono entrambi eurocompatibili, nel senso che sono destinati a “nascere” e “morire” all’interno del territorio di San Marino, e sono neutri rispetto a sistemi d’imposte indirette di altri paesi, sia europei che extraeuropei. L’attuale sistema monofase è già stato accolto e accettato dalla Comunità Europea con l’accordo di cooperazione e unione doganale e non risulta che sia mai stato in qualche modo denunciato dalla stessa UE, ne dall’Italia.
In un momento di difficoltà dell’economia della Repubblica di San Marino, privarsi di un sistema già “accettato” dalla comunità internazionale e che, grazie anche alle implementazioni informatiche adottate dall’Ufficio Tributario negli ultimi anni, “funziona” assai bene, appare estremamente autolesionistico.
Quando il Segretario di Stato Simone Celli dichiara che è fondamentale per una riforma, essere organizzata e attuata nel migliore dei modi e che la struttura pubblica debba essere preparata e adeguatamente informatizzata e digitalizzata, ribadiamo che in realtà le prime necessità, riferite a tale ambito, sono la conclusione del progetto sulla Posta Elettronica Certificata ed in contemporanea, l’adeguamento alla ricezione elettronica ed immediata di tutti i documenti in entrata ed uscita di qualsiasi prodotto finito, materia prima, semi lavorato, lavorato e dei servizi.
Il governo vuole terminare l’elaborato normativo, entro la fine dell’anno in corso in modo tale da poter partire con la nuova imposta già dal 2019 e con il possibile posticipo al 2020 in caso non venga raggiunto l’obiettivo dell’adeguamento tecnico e tecnologico.
Questo è un ulteriore motivo che ci fa dichiarare che la riforma IVA è obiettivamente prematura.
Riteniamo estremamente inappropriato procedere con fretta evidente ad una riforma di tale portata, avendo come unico obiettivo il consolidamento di presumibili entrate tributarie, senza una valutazione oggettiva ed effettiva delle ripercussioni che in ultima istanza si riverserà su tutti i consumatori.
In attesa che ci vengano fornite tutte le informazioni elencate dalla Segreteria, esprimiamo grande perplessità sull’equilibrio dichiarato da tutti i consulenti presenti, che dovrebbe rispettare l’applicazione del 12% di aliquota ordinaria con il 50% di ricarico da parte delle aziende e quindi non incidere sull’aumento del prezzo finale al consumatore.
Prima di tutto gli esperti internazionali hanno già fatto capire che l’aliquota ordinaria applicabile a livello europeo è il 15%, fattore ancora più preoccupante, se il gettito previsto non sarà confermato, cosa faremo?…giocheremo al rialzo come la vicina Italia? Una volta adottato il sistema IVA, questo andrà continuamente “implementato” e “adattato” in base a regole definite da altre entità statuali, aventi caratteristiche e dimensioni ben diverse dalla nostra.
Non è certo che l’introduzione dell’IVA porti a maggiori entrate per l’erario, certo è invece l’inevitabile aumento dei prezzi al consumo, anche per quei servizi “esenti IVA”: banche, assicurazioni, servizi medici, eccetera, in quanto le aziende di quei settori, ricevendo costi “ivati” non detraibili inevitabilmente li dovranno ricaricare sui prezzi di vendita.
SMR è (e dovrà essere sempre più) un paese a forte vocazione turistica: tale profilo non verrà di certo valorizzato dall’introduzione dell’IVA
Con riferimento alle richieste delle imprese manifatturiere e non solo…sarebbe sufficiente dare piena attuazione alla Legge 40/1972 (istitutiva dell’imposta monofase), che prevede la restituzione della monofase pagata all’importazione nel caso di successiva esportazione in altro paese. La normativa, quindi, esiste: modificando il suo regolamento attuativo sarà possibile rimuoverne gli “effetti indesiderati”.
Già oggi, tramite la nomina di un rappresentante fiscale in Italia, è possibile evitare gli adempimenti connessi al modulo doganale T2 per le operazioni import/export verso l’Unione Europea.
Da valutare attentamente l’impatto che l’introduzione dell’IVA avrebbe sulle aziende e su tutti gli operatori economici sammarinesi, nuovi e “massicci” adempimenti amministrativi, che, inevitabilmente, si tradurranno in nuovi costi di gestione e di conseguenza minor redditività.
Altra valutazione indispensabile, l’impatto dell’aumento dei costi per l’amministrazione fiscale da parte della Pubblica Amministrazione per la formazione del personale, per nuove assunzioni e costi software.
Molti operatori economici sammarinesi (commercianti, artigiani, professionisti) operano con redditività inferiore a quella di operatori italiani (sia per un evidente minor potere contrattuale nei confronti dei fornitori di beni, sia per minori “volumi d’affari” realizzati: l’introduzione dell’IVA (comprimendone la marginalità) porterà alla chiusura di molte piccole aziende e/o alla riduzione del personale in queste impiegato.
L’introduzione dell’IVA non diminuisce l’evasione fiscale, anzi, l’evasione aumenterà, la monofase è molto più facile da controllare e non diminuirà il rischio di frodi, le triangolazioni avvengono anche tra paesi IVA.
In Italia come in tutta Europa l’Imposta sul Valore Aggiunto risulta essere l’imposta più evasa. La Commissione Europea ha deliberato nuove norme per un cambiamento strutturale dell’IVA proprio per combattere l’enorme evasione, perché non riflettere e tenere in considerazione quest’ aspetto e vedere quali effetti produrranno?
CONCLUSIONI: È sicuramente auspicabile mantenere l’attuale normativa, le cui procedure attuative sono state negli ultimi anni ben “affinate” e perfezionate, e che comunque è passibile di nuove implementazioni e perfezionamenti soprattutto in fase di riscossione.

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